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venerdì 17 giugno 2022

POETI E GUERRA
Lettera a Filippo Ravizza.

 
Filippo mi ha fatto molto piacere leggere la tua poesia in memoria di C. Heatherly pilota di Hiroshima. Un pacifista della levatura di F. Fornari autore del libro Psicanalisi della guerra atomica, cui mi sono ispirato per la mia obiezione di coscienza, raffronta il suo caso, messo in manicomio perché si è sentito responsabile della morte di migliaia e migliaia di persone e della distruzione quasi di una città, con la sentenza della Corte Internazionale sui delitti dei singoli nazisti. L’obbedienza allo Stato non era un motivo sufficiente per i delitti e le violenze fatte subire ad altri uomini e donne, solo perché ebrei, comunisti, zingari, omosessuali o portatori di altre deficienze fisiche o mentali. Era l’ammissione di una responsabilità personale che avrebbe potuto, insieme a quella del proprio Stato, cambiare il mondo, dopo quella tragedia di morte e distruzione della Seconda guerra mondiale. No, Eatherly non poteva sentirsi umano rispetto ad altri umani. Lui era un “vincitore” che ha sconfitto la barbarie umana e basta: quella altrui. Mai quella di tutti, in una guerra. Del resto in termini “politici”, la presenza americana si sarebbe fatta sentire nel resto degli anni, fino ad oggi, con circa 800 basi militari in tante parti del mondo. Unico Stato ad averle con questi numeri.
Giuseppe Bruzzone