I PM non sono più uguali degli altri ma cisono altre strade oltre il referendum sulle carriere. Io
sono del tutto d'accordo con l'obiettivo principale di chi ha proposto il
referendum sulla separazione netta delle carriere e cioè che i Pubblici
Ministeri non possano condizionare le scelte dei giudici ma credo che una
separazione tout court, così come proposta, rischi di essere
controproducente e poco realistica perché non tiene conto del percorso dei
giovani che affrontano il concorso di magistratura. Non
mi sembra logico che i due concorsi, come seguirebbe inevitabilmente a quanto
proposto con il referendum, debbano essere separati.Dopo l'università, un laureato di 22- 23 anni
quando si prepara ad affrontare il concorso, conosce ben poco di quel mondo, e
non può sapere in modo esatto cosa vorrà fare. Il concorso dovrebbe rimanere
unico e così anche il tirocinio dei neo-magistrati che lo segue. Resta
importante che tutti i possibili nuovi magistrati abbiano una cultura comune e
cioè che coloro che diventeranno magistrati conoscano le tecniche di
investigazione e nel contempo coloro che saranno i Pubblici Ministeri abbiano
la piena consapevolezza di quali prove e come si debbano raccogliere per poter
pervenire ad un giudizio corretto. Altrimenti sia gli uni che gli altri avranno
una cultura giurisdizionale monca. Nei primi anni il percorso professionale è
ancora un work in progress e questo è nell'interesse di tutti.Separare immediatamente i giovani PM dagli
altri magistrati rischierebbe di subordinare i primi completamente alla Polizia
giudiziaria senza avere una cultura e una preparazione sufficiente per avere
un'autonomia di giudizio rispetto alla stessa. Mi
sembra quindi del tutto accettabile, come previsto anche dalla riforma
Cartabia, che il concorso rimanga unico e che nei primi anni sia consentito un
mutamento di funzioni, certamente uno solo, in modo che ad un certo punto,
presto ma non subito, la scelta divenga consapevole e definitiva. Chi
vorrebbe la divisione integrale delle carriere sin dal momento del concorso non
tiene inoltre in considerazione il fatto che la scelta iniziale non è necessariamente
determinata dalla volontà di seguire una carriera o l’altra. Dato che i posti
disponibili sono un numero limitato, soprattutto chi non si trova nei primi
posti della graduatoria è costretto magari ad una funzione che non ritiene però
definitiva o che lo costringe a prestare servizio in una sede molto lontana da
dove viveva. Qualche anno dopo potrà chiedere il trasferimento e ottenere la
funzione definitiva di magistrato o di Pubblico ministero in una sede più
accettabile, di solito anche per ragioni familiari. Di conseguenza almeno
all'inizio un minimo di mobilità non può essere abolita. Comunque
già da molti anni i limiti posti dall’Ordinamento giudiziario rendono il
passaggio da una categoria all'altra molto raro. Infatti per passare da
Pubblico Ministero a giudice è obbligatorio trasferirsi in un'altra Regione e
ad un certo punto della vita personale ciò diventa molto improbabile. I
passaggi dopo i primi anni di carriera infatti sono rarissimi. Nel mio ufficio,
l'ufficio GIP di Milano che per la sua importanza può essere ritenuto una
cartina di tornasole, non c'è nessuno che, se non per pochissimi anni
all'inizio della carriera, sia stato Pubblico Ministero. Praticamente tutti
sono sempre stati giudici. D'altronde questo accade anche negli uffici della
Procura, dove dopo qualche anno il ruolo di accusa diventa una vera e propria
vocazione. Basti pensare, solo per fare esempi milanesi, che sostituti
procuratori noti come Ilda Boccassini e Armando Spataro certo giudici non sono
mai stati né hanno mai pensato di diventarlo. Sarebbe
forse utile che all'ingresso in carriera il giovane magistrato non possa
svolgere subito il ruolo del Pubblico Ministero ma debba prestare servizio, per
un paio d'anni, in una Sezione penale collegiale in modo da acquisire una
concreta idea del giudizio e del confronto, senza farsi trascinare subito da
una funzione di parte e di semplice accusatore. Detto
questo è indubbio che nella magistratura vi sia un potere dei Pubblici
ministeri che va ben oltre il loro numero, tenuto conto che gli inquirentirappresentano solo il 20% dei magistrati.
Basti pensare al fatto che i fenomeni di clientelismo, malcostume e arrivismo e
che si sono evidenziati in modo prepotente in questi ultimi anni riguardano
sempre le Procure e soprattutto le Procure nevralgiche cioè quelle che hanno
un'importanza strategica anche più di un Ministero o di un posto di governo.
Quegli uffici in cui talvolta anche un semplice sostituto ha molta e immediata visibilità,
può intervenire
in molto modi sulla vita di ciascun cittadino e, anche solo con un'informazione
di garanzia, può incidere sulla vita politica o amministrativa di una Regione o
addirittura del Governo. Chi
come me è da lungo tempo in magistratura sa bene che il potere dei Pubblici
ministeri tende a tracimare in quanto sono Pubblici Ministeri i personaggi più
influenti e potenti delle correnti nonché i consiglieri di maggior peso eletti
nel Consiglio superiore della Magistratura. A
questo punto, per evitare che un magistrato venga giudicato, ad esempio quando
fa domanda in un concorso, da Pubblici ministeri i quali dovrebbero avere ben
poco titolo per valutarlo, una soluzione, che certo comporterebbe una modifica
costituzionale, potrebbe essere separare il Consiglio superiore della
magistratura in due organi, uno per i Pubblici ministeri e uno per i magistrati
e che ciascuno delle due categorie intervenga sulla vita professionale,
promozioni, concorsi, sanzioni disciplinare solo di coloro che vi appartengono.
Potrebbe comunque essere previsto nel contempo che per le questioni di
interesse generale il Consiglio si riunisca in forma plenaria cioè con la
partecipazione di entrambe le categorie. In
questo modo rimarrebbe comunque esclusa ogni forma anche indiretta di
condizionamento sui giudici che non dovrebbero preoccuparsi di essere “graditi”
ai PM più potenti. Capisco
le ragioni di chi ha indetto il referendum, in particolare le associazioni
degli avvocati, che sentono il loro ruolo in aula dinanzi al giudice in qualche
modo sminuito e secondario rispetto quello dei Pubblici Ministeri. Ma la
separazione integrale delle carriere non è uno strumento così efficace. Se si
volesse usare un escamotage, non così banale come sembra, per impedire
collegamenti troppo stretti tra PM e giudici sarebbe sufficiente che gli uni e
gli altri lavorassero in due palazzi separati, così come gli uffici degli
avvocati sono fuori dal Tribunale. Sarebbe molto più efficace questo di una
separazione integrale che finirebbe a darci magistrati che hanno sperimentato
nelle aule solo, e qualche volta troppo e con troppa enfasi, il ruolo
dell'accusatore. *magistrato