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domenica 19 giugno 2022

SOGNO O INCUBO?
di Luigi Mazzella



Se in Italia per leggere qualcosa che assomigli a un pensiero libero sulla guerra in corso tra Russia e Ucraina bisogna procurarsi il resoconto della conversazione del Papa con i direttori delle riviste culturali europee dei Gesuiti vuol dire che, nel Bel Paese, nell’Unione Europea e nell’intero Occidente, le cose si sono messe piuttosto male in fatto di “liberalismo”. 
Se a ciò si aggiungono le notizie delle “manfrine” svedesi, inglesi e americane sul caso “Assange” il quadro della libertà occidentale diventa nero come una tela spaziale di Lucio Fontana, con un buco (cratere) al centro!
Ovviamente, da non credente, da laico convinto, da liberale della “libera Chiesa in libero Stato”, da nostalgico (insoddisfatto per gli scarsi risultati) delle leggi eversive e quant’altro… sono rimasto sconvolto da tali (e altre notizie) e… in probabile conseguenza, stanotte, ho avuto un sogno che all’inizio mi ero parso piuttosto un incubo.
“Ero a Porta Pia, il famoso Venti Settembre, e indossavo un cappello piumato e una divisa da Bersagliere. La breccia l’avevano aperta le guardie di “Sua Santità” e lo Stato italiano era diventato tutto “Stato Pontificio” […] Francesco riteneva che la Chiesa non poteva e non doveva schierarsi con nessuna altra potenza del Pianeta soprattutto se militare e guerrafondaia come l’Alleanza Atlantica. Coerentemente con tali premesse il Pontefice aveva messo ordine nello IOR, imponendogli tassativamente di non dare finanziamenti all’industria delle armi come facevano, invece, colpevolmente gli istituti di credito statunitensi e britannici. Sulla guerra in Ucraina il Papa diceva di abbandonare lo “schema di Cappuccetto rosso e del lupo che è sempre cattivo”, perché “non ci sono buoni e cattivi, in senso metafisico, in modo astratto”. Francesco resisteva alle pressioni di “portarlo” a Kiev perché temeva di dover stringere la mano, tra un generale e l’altro, a qualche alto graduato neonazista con tatuaggi di svastiche sul braccio, non visibili, o su altre parti ancora più nascoste e recondite del corpo.” 
Vedendo la bandiera neonazista dei battaglioni Azov così somigliante a quella delle forze armate di Hitler mi sono svegliato di soprassalto. Ho acceso il televisore e cambiato più volte canale, rendendomi conto dell’inutilità della manovra sul telecomando. Tutti i telegiornali davano le stesse notizie. “Non siamo belligeranti ma forniamo le armi a Zelensky nella speranza che siano in grado di mettere in ginocchio la Russia che non è una nemica ma che non ci piace perché è stata solo comunista e non nazista e comunista come la Germania Orientale”; “Non siamo maccartisti ma ci piace leggere sui giornali liste di proscrizione degli Italiani “putinisti” e ciò non perché ci ricordino i tempi dell’OVRA ma perché se alla porta di casa troviamo un lupo e un putinista sappiamo che è meglio sparare al secondo, perché seguiamo il detto calabrese, anche se coniato per una diversa ipotesi”.  “Non indaghiamo se l’OVRA dei nostri giorni sia diretta emanazione del Governo e di Palazzo Chigi, dei Sevizi Segreti o del COPASIR perché intendiamo risparmiare ai lettori la “sceneggiata” di uno scarico di responsabilità”.
Ho tentato di riaddormentarmi. Ma il sogno o incubo non è riapparso così come era stato prima. Francesco era agli arresti domiciliari, chiamati, secondo l’insegnamento italiano, “quarantena”.