Pagine

domenica 19 giugno 2022

EUTANASIA
di Giuseppe Deiana

 
Primo caso in Italia di morte di medicalmente assistita.  
 
Si dice in genere che i credenti sono contrari all’eutanasia anche in condizioni di sofferenza insopportabile. In realtà non è così come dimostrano le posizioni di punta dei cattolici e dei protestanti. Favorevole all’eutanasia era, infatti, Hans Küng, teologo cattolico di fama internazionale, morto nel 2021 all’età di 93 anni. Per lui, compito e dovere dei cristiani e delle Chiese nella società moderna è combattere la sofferenza, fino a sostenere la legittimazione dell’eutanasia in determinate condizioni, secondo il principio di responsabilità personale. In questo senso, la vita è sì un dono di Dio, ma è anche compito dell’uomo che, di fronte alla sofferenza intollerabile, è teologicamente e moralmente legittimano a chiedere di essere aiutati a morire dignitosamente (Küng 2015).
La stessa posizione, ispirata dal principio di responsabilità, è espressa dal documento delle Chiese Battiste, Metodiste e Valdesi “È la fine, per me l’inizio della vita. Eutanasia e suicidio assistito: una prospettiva protestante, del 2017. Vi si legge: “Riteniamo che la scelta della morte volontaria possa essere ammissibile in particolari situazioni… una situazione in certo qual modo eccezionale, che richiede motivazioni specifiche… Il medico che si rende disponibile al suicidio assistito o all’eutanasia non commette un crimine [morale], non viola alcuna legge divina, compie un gesto umano, di profondo rispetto, a difesa di quella vita che ha un nome e una storia di relazioni” (Documento del 2017).
Su questa linea si muove anche la sezione italiana del movimento cattolico Noi Siamo Chiesa che sostiene “la possibilità di una vera e propria eutanasia-buona morte di ispirazione cristiana” (Documento del 2021). Già dal 2007, sulla rivista “Micromega”, si sono espressi per l’eutanasia esponenti ecclesiastici come, tra gli altri, don Andrea Gallo e don Paolo Farinella, preti di Genova, inoltre l’ex abate di Roma Giovanni Franzoni. Più di recente e in altro contesto, lo hanno fatto don Pierluigi di Piazza, prete di Udine, don Ettore Cannavera, prete di Cagliari, per non dire di Franco Barbero animatore della comunità di base di Pinerolo. Sono indicazioni che si pongono in sintonia con il sentire dell’opinione pubblica che, secondo i risultati della ricerca sociologica (circa il 63% non contrari all’eutanasia: Garelli 2020) pone una chiara domanda sociale di eutanasia.
Questa posizione maggioritaria degli italiani riflette incidenza forte determinata da casi paradigmatici, come il caso Welby (aiutato a morire nel 2006), il caso Englaro (2009) e il caso Antoniani-Cappato (2017), che ha determinato la sentenza della Corte Costituzionale n. 242 del 2019 (conseguente alla legge 219 del 2017 che ha introdotto le DAT) in quanto ha legalizzato il “suicidio assistito” sulla base di quattro precise condizioni (capacità di intendere e di volere, patologia irreversibile, sofferenze fisiche o psichiche, sostegno vitale). Sulla base di questa sentenza della Corte Costituzionale, il Parlamento avrebbe dovuto approvare una legge, ma non lo ha fatto, nel periodo 2019-2021, spingendo con ciò i radicali alla proposta di referendum che, però, è stato impedito dalla Corte Costituzionale presieduta da Amato. Un disegna di legge è stato approvato finora solo dalla Camera nel 2022: si tratta di una legge parziale, Disposizioni in materia di morte volontaria medicalmente assistita (è assente la parola “eutanasia”), che modifica solo l’art. 580 CP (“aiuto al suicidio”, escluso l’art. 579 sull’eutanasia volontaria). Dai radicali la legge della Camera è stata giudicata arretrata, un passo indietro rispetto alla sentenza della Consulta; è stata accolta positivamente, invece, da esponenti “illuminati” del mondo cattolico, come Giovanni Maria Flick, ex presidente della Corte Costituzionale, che ha parlato di legge condivisibile per quanto imperfetta. Lo stesso giudizio è stato espresso dalla “Civiltà cattolica”, nel gennaio del 2022, con un intervento del gesuita padre Carlo Casalone. Una scelta che però non ha modificato la posizione ufficiale della gerarchia ecclesiastica, che non ha modificato la dottrina sul fine vita assolutamente contraria all’eutanasia e favorevole alle cure palliative, legali anche in Italia dal 2010.
Il caso di “Mario”, il primo in Italia che ha ottenuto il diritto di morire con in suicidio medicalmente assistito (ma costretto a pagarsi le spese di esecuzione) pone con urgenza la necessità di una legge che consenta l’aiuto a morire dignitosamente, in determinate e gravi condizioni, nelle strutture del Servizio sanitario nazionale. Il disegno di legge approvato dalla Camera presenta non pochi problemi, per cui dal costituzionalista Massimo Villone è stata definita una legge che fa morire di burocrazia e non di eutanasia.
D’altra parte, al Senato anche questa legge, frutto di molti compromessi, rischia di fare la fine del DDL Zan, o di essere stravolta, per l’opposizione massiccia delle destre, che non dà ascolto alla speranza di chi desidera una morte assistita per evitare sofferenze insopportabili.
La protesta e la proposta dei cittadini possono risultare determinanti per una soluzione legale degno di un paese civile, nel nome di una laicità condivisa che unisce credenti e non credenti.