Difficoltà
della rappresentanza e disarticolazione del dissenso. La
parabola seguita dal Movimento 5Stelle merita una riflessione particolare. Una
riflessione da sviluppare con specifica attenzione mentre si profila la
possibile chiusura di questa esperienza almeno così come l'abbiamo conosciuta
in questi tormentati 10 anni di presenza parlamentare, tra alti e bassi,
rotture e ricomposizioni, trasformismi di diverso tipo. È
evidente che i soggetti che verranno fuori dalle convulsioni di queste ore non
potranno essere definiti attraverso un diretto richiamo alla storia del
movimento proprio perché lo scopo dichiarato in partenza appare fallito e
inesistente all'interno del complesso panorama del sistema politico italiano. Quello
del M5S ha rappresentato fin dall'inizio un enorme equivoco di massa che ha
funzionato elettoralmente pur nell'evidenza della sua inconsistenza teorica e
politica (inconsistenza non denunciata dalla maggioranza degli analisti politici
buona parte dei quali ormai ridotti a corifei di qualsiasi tipo di ricerca del
consenso a basso prezzo). Un equivoco di massa quello rappresentato dal M5S
frainteso al punto che il PD ha creduto di costruirvi sopra l'asse portante di
una alleanza che invece così configurata si colloca al di fuori di un minimo di
analisi della realtà politica. Semplifico
al massimo: il M5S al di là della demagogia di facciata esercitata dal suo
fondatore attraverso richiami plebiscitari rivolti alla folla, era nato immaginando
uno sviluppo dell'azione politica attraverso il web (che non si è realizzata
almeno nelle dimensioni sperate) coltivando l'obiettivo di riarticolare
attraverso l'esercizio della democrazia diretta la complessità di espressione
del consenso/dissenso tipica di una società in piena fase di scomposizione
individualistica. Ha prevalso invece un esercizio anche piuttosto rozzo ma
favorito dalle circostanze storiche dell’autonomia del politico estesa fino al
punto di non contemplare più la considerazione del meccanismo di adesione o di
rifiuto da parte del pubblico. In realtà attorno a questa vicenda abbiamo fin
qui visto l’emergere di due fenomeni: 1) Per un certo periodo il
M5S ha saputo interpretato al meglio il meccanismo della “democrazia
recitativa” da quando questa forma di agire politico si è imposta sulla scena
per il tramite dei fenomeni emersi nel corso degli ultimi 30 anni: dalla fine
cioè di quella che Scoppola aveva definito “Repubblica dei Partiti”; 2)
L'impatto complessivo di questa capacità di tenere la scena (apparentemente
più adatta alla post - modernità di quella utilizzata da chi aveva puntato sul
"partito-azienda" e sul "partito personale" soggetti pur
pienamente compartecipi dei danni inferti alla credibilità del sistema) sul
sistema politico italiano (tra disaffezione, volatilità, scomparsa del concetto
di appartenenza, mutamento strutturale dell'organizzazione politica) è stato
quello dell'emergere di
una vera e propria disarticolazione nelle espressioni sia di consenso, sia di
dissenso portate avanti da minoranze in un quadro di complessiva
passivizzazione sociale. La
passivizzazione sociale, il presentarsi di un’enorme “zona grigia” pare
rappresentare il fenomeno saliente di questa fase: masse indistinte che
attendono la promessa di provvedimenti calati dall’alto, indifferenti al
prender parte alla formazione di maggioranze e minoranze. Per
converso gli elementi di attivizzazione sociale hanno assunto la caratteristica
di una reciproca disarticolazione tra il consenso e il dissenso, senza assumere
più la dimensione di una iniziativa politica e tirandosi fuori da qualsiasi
riferimento di rappresentanza.
Nella
prospettiva sarà proprio il nodo di fondo resterà proprio quello della capacità
di rappresentanza dell'intero sistema. Sistema
la cui fragilità rischia di condurci verso soluzioni di sostanziale
"inutilità" delle diverse espressioni di aggregazione anche parziale,
con l'esito di una crescita della passivizzazione e di sostanziale inutilità
per la costruzione e organizzazione dell'opinione politica. Governo
Berlusconi 1994, 2001-2006, 2008-2011; centro sinistra 1996-2001, 2006-2008 con
3 presidenti del consiglio; solidarietà nazionale parziale 2013- 2018 con 3
presidenti del consiglio del PD e scissione di Forza Italia; tecnici 1995-1996,
2011-2013, 2021 in avanti; governo 5Stelle-Lega 2018-2019; governo 5Stelle-centro
sinistra 2019-2021, l'esito del trentennio può allora essere così riassunto: 1) verticale perdita di
capacità di rappresentanza; 2)impoverimento generale
con crescita esponenziale delle disuguaglianze sociali non analizzabili
semplicemente attraverso le differenze di reddito ma determinate da una
articolazione di fattori richiamabili ben oltre la classica "teoria delle
fratture".