La lettura ha una funzione
vitale? E ancora: la lettura ha davvero un rapporto profondo con la vita in
grado di modificarla? Sono queste e molte altre le domande che potremmo porre a
noi stessi. E qual è il modo più corretto di avvicinarsi alla lettura, di
leggere? In una lettera del 18 marzo del 1857 indirizzata a Mille Leroyer de
Chantepie, Gustave Flaubert dà i suoi suggerimenti: “Non leggete, come fanno i
bambini, per divertirvi, o, come gli ambiziosi, per istruirvi. No, leggete per
vivere”. Per il romanziere francese, dunque, leggere significa vivere. Se penso
a me stesso posso dire di aver vissuto per leggere, tanto è stata preminente e dispotica
questa attività. È saltata miracolosamente fuori di recente una vecchia agenda
(i diari giovanili sono andati perduti o forse li ho buttati in un periodo
lontano non ritenendoli di alcun interesse) in cui nella giornata di sabato 10
ottobre del 1970 (avevo allora 19 anni) ho trovato annotato: “I libri sono la
cosa più importante della mia vita”. Una frase impegnativa, ma è stato davvero
così. Non ho accumulato beni, non possiedo danari né ori né nulla, ma possiedo
libri, troppi, e non ho fatto altro che leggere. In quella stessa agenda ci
sono frasi e riflessioni estrapolate dai tanti libri che leggevo; libri di ogni
tipo, di ogni genere, con una bulimia forsennata, e in modo anarchico,
indifferente a qualsiasi criterio. Sono riportati anche i titoli di quei libri,
come ci sono spesso i titoli dei film che quasi quotidianamente andavo a
vedere, o i brani musicali che ascoltavo nella casa di un mio amico nei lunghi
pomeriggi, mentre leggevamo. Moltissime le opinioni di autori riferiti alla
lettura, ed anch’io nel tempo ne ho vergate alcune. Questa è di Carlo Dossi e
si trova in un libretto dal titolo Nero su bianco che diedi alle stampe nel
2000: “L’uomo che sa leggere parla con gli assenti e mantiene in vita gli estinti.
Egli è in comunicazione con l’universo, non conosce la noia, viaggia, si
illude”. Sentite cos’è la lettura per Bohumil Hrabal: “Perché io quando
incomincio a leggere sto proprio altrove, sto nel testo, io mi meraviglio e
devo colpevolmente ammettere di essere davvero stato in un sogno, in un mondo
più bello, di essere stato nel cuore stesso della verità”. John Kieran è ancora
più perentorio: “Io sono parte di tutto ciò che ho letto” e Helen Exley
sostiene che la lettura “potrebbe” cambiare la tua vita. Questo condizionale si
adatta perfettamente alla mia persona, perché la lettura ha concretamente
modificato il mio modo di guardare il mondo, ne ha corretto la prospettiva, la
traiettoria dello sguardo, il percorso dell’esistenza. Ovviamente bisogna essere
esigenti e saper selezionare: non tutte le letture hanno lo stesso peso; e
soprattutto dobbiamo sempre ricordare che nessuna buona lettura è consolatoria rispetto
alla felicità, Anzi.