Lutti
nostri
UN’ANTIBIOGRAFIA DI FRANCO DIONESALVI
di Filippo Senatore
Franco Dionesalvi
La
scomparsa del poeta cosentino Franco Dionesalvi.
Quando
appresi dell’esistenza di Franco Dionesalvi ebbi un po’ timore
per il roboante cognome, che richiamava religioni di tutto il pianeta, non solo
monoteiste. Lo immaginavo come Giove armato di saette, pronto a colpire per
capriccio tutto e tutti. Invece il nome richiamava la libertà del 1848. Un
personaggio alla Victor Hugo, pronto a immolarsi per primo, e lanciarsi
disarmato sulle guardie di Luigi XVI. Ma il maggiore timore reverenziale
derivava dalla sua ampia cultura poetica. La leggenda lo vedeva a Firenze,
terra di Dante e Machiavelli, Savonarola e Poliziano. Egli vedeva nel
percorso da Poggio Bracciolini a Lorenzo il Magnifico la fioritura delle arti e
dei suoni. Poi, in quell’evo dei Settanta, fiorì la scarmigliatura degli
indiani metropolitani, un po’ discepoli di Tolstoj e un po’ di Mazzini, con
coloriture da America Latina (Ernesto Guevara) e Sud Est Asiatico (Ho Chi
Minh). Lo conobbi da un rigattiere, lungo la strada di Campora San Giovanni. Me
lo presentò proprio il santo, che allora era di poche parole.
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