Difendiamo il bosco di via Falck dagli speculatori
della Curia e non solo. Per decenni la “Casa del Giovane” di via
Falck è stato luogo di accoglienza, rifugio e assistenza per bisognosi,
marginalità sociale, minori abbandonati, disabili. Al suo interno nel tempo si
sono sviluppate alberature di pregio e
un ecosistema a formare un vero e proprio bosco, importante risorsa
rigenerativa per l’aria e i nostri polmoni nell’inquinatissima Milano. Ora,
dopo anni di parziale disuso, la Curia di Milano, proprietaria dell’area, ha
deciso di monetizzare per ovvi motivi economici, cedendo a operatori privati
(INVESTIRE Sgr e REDO Sgr, società finanziare con alle spalle anche investitori
istituzionali come Cassa Deposti e Prestiti e Regione Lombardia, oltre che
banche e casse previdenziali) i diritti edificatori presenti sull’area.
Nuove volumetrie per 200.000 mc, soprattutto residenziale (al 50% più o meno
diviso tra edilizia libera e housing sociale), inoltre uno studentato privato e
spazi commerciali. Gli indici edificatori sono altissimi, 1 mq/mq con un’alta
densità del costruito. Oltre 350 piante di pregio e alto fusto di età tra i 50
e gli 80 anni abbattute (su poco più di 600) e sostituite dai soliti alberelli
asfittici in quello che chiamano parco ma sarà di fatto un giardino
condominiale. Un’operazione legittimata dalle norme del Piano di Governo del
Territorio del Comune di Milano che nelle vicinanze dei cosiddetti “nodi” (a
pochi metri c’è la stazione M1 San Leonardo e relativo parcheggio) autorizza
sviluppi edilizi ad alto impatto come quello in questione. Un intervento
immobiliare reso possibile dall’assenza di vincoli e mix
funzionali nello stesso PGT, dove il pubblico, leggasi Comune, si limita a
regolare e rendere plausibile la valorizzazione di diritti edificatori e gli
investimenti immobiliari privati, in cambio di un po' di verde condominiale e
housing sociale (che non sono case popolari e su cui comunque il privato
guadagna). Anche se tutto è nelle norme non possiamo assistere in silenzio a
questo scempio ambientale, un danno certo alla nostra salute ai nostri polmoni
già compromessi dalle polveri sottili, perché nessun alberello potrà compensare
il patrimonio boschivo che andrà perso e il suolo consumato e impermeabilizzato
dalla colata di cemento. Non solo, ma di fatto si va a insediare un nuovo
quartiere, senza un incremento di servizi, con il relativo impatto di veicoli
in più, ad aggravare il quadro ambientale. E non accettiamo anche il ricatto
“le case servono”, perché Milano è piena di case vuote e sfitte, anche
pubbliche e quelle che verranno costruite non rispondono certo alle esigenze di
chi non riesce accedere a mutui o agli affitti carissimi della Milano di questi
tempi. Crediamo che di fronte all’interesse pubblico e collettivo sia dovere
dell’Amministrazione Pubblica far prevalere questo su ogni, pur legittimo,
interesse privato e diritto edificatorio, e mai come oggi difendere il
patrimonio ambientale, il suolo, vuol dire tutelare la nostra salute oggi e la
qualità della vita delle generazioni future e a questa priorità ci appelliamo
per chiedere al Sindaco uno stop all’iter di approvazione del progetto. Alla
Curia chiediamo di rivedere la propria scelta, anche appellandoci all’enciclica
e alle frequenti parole di Papa Francesco a difesa dell’ambiente e della
biodiversità.
Chiediamo all’Amministrazione Comunale di instaurare un tavolo con la Curia che
punti ad annullare il progetto edilizio presentato e prenda in considerazione
il recupero per finalità pubbliche, sociali e sanitarie, per spazi a uso dei
giovani del quartiere, delle strutture esistenti così da salvare il bosco di
via Falck e tutto il patrimonio arboreo dell’area da un’inutile colata di
cemento.
COMITATO POPOLARE
un ecosistema a formare un vero e proprio bosco, importante risorsa
rigenerativa per l’aria e i nostri polmoni nell’inquinatissima Milano. Ora,
dopo anni di parziale disuso, la Curia di Milano, proprietaria dell’area, ha
deciso di monetizzare per ovvi motivi economici, cedendo a operatori privati
(INVESTIRE Sgr e REDO Sgr, società finanziare con alle spalle anche investitori
istituzionali come Cassa Deposti e Prestiti e Regione Lombardia, oltre che
banche e casse previdenziali) i diritti edificatori presenti sull’area.
Nuove volumetrie per 200.000 mc, soprattutto residenziale (al 50% più o meno
diviso tra edilizia libera e housing sociale), inoltre uno studentato privato e
spazi commerciali. Gli indici edificatori sono altissimi, 1 mq/mq con un’alta
densità del costruito. Oltre 350 piante di pregio e alto fusto di età tra i 50
e gli 80 anni abbattute (su poco più di 600) e sostituite dai soliti alberelli
asfittici in quello che chiamano parco ma sarà di fatto un giardino
condominiale. Un’operazione legittimata dalle norme del Piano di Governo del
Territorio del Comune di Milano che nelle vicinanze dei cosiddetti “nodi” (a
pochi metri c’è la stazione M1 San Leonardo e relativo parcheggio) autorizza
sviluppi edilizi ad alto impatto come quello in questione. Un intervento
immobiliare reso possibile dall’assenza di vincoli e mix
funzionali nello stesso PGT, dove il pubblico, leggasi Comune, si limita a
regolare e rendere plausibile la valorizzazione di diritti edificatori e gli
investimenti immobiliari privati, in cambio di un po' di verde condominiale e
housing sociale (che non sono case popolari e su cui comunque il privato
guadagna). Anche se tutto è nelle norme non possiamo assistere in silenzio a
questo scempio ambientale, un danno certo alla nostra salute ai nostri polmoni
già compromessi dalle polveri sottili, perché nessun alberello potrà compensare
il patrimonio boschivo che andrà perso e il suolo consumato e impermeabilizzato
dalla colata di cemento. Non solo, ma di fatto si va a insediare un nuovo
quartiere, senza un incremento di servizi, con il relativo impatto di veicoli
in più, ad aggravare il quadro ambientale. E non accettiamo anche il ricatto
“le case servono”, perché Milano è piena di case vuote e sfitte, anche
pubbliche e quelle che verranno costruite non rispondono certo alle esigenze di
chi non riesce accedere a mutui o agli affitti carissimi della Milano di questi
tempi. Crediamo che di fronte all’interesse pubblico e collettivo sia dovere
dell’Amministrazione Pubblica far prevalere questo su ogni, pur legittimo,
interesse privato e diritto edificatorio, e mai come oggi difendere il
patrimonio ambientale, il suolo, vuol dire tutelare la nostra salute oggi e la
qualità della vita delle generazioni future e a questa priorità ci appelliamo
per chiedere al Sindaco uno stop all’iter di approvazione del progetto. Alla
Curia chiediamo di rivedere la propria scelta, anche appellandoci all’enciclica
e alle frequenti parole di Papa Francesco a difesa dell’ambiente e della
biodiversità.
Chiediamo all’Amministrazione Comunale di instaurare un tavolo con la Curia che
punti ad annullare il progetto edilizio presentato e prenda in considerazione
il recupero per finalità pubbliche, sociali e sanitarie, per spazi a uso dei
giovani del quartiere, delle strutture esistenti così da salvare il bosco di
via Falck e tutto il patrimonio arboreo dell’area da un’inutile colata di
cemento.
COMITATO POPOLARE PER LA DIFESA DEL BOSCO DI VIA FALCK