Seconda parte La Russia. E
poi l’Ucraina realmente esistente La Russia è il prodotto della sua peculiare
storia. La “lunga durata” nella storia è importante. La rivoluzione bolscevica
ha determinato cambiamenti epocali, nella Russia e nel mondo intero. Non fosse
altro che per le conquiste e per i diritti sociali accordati alle classi
subalterne. Ma molti aspetti sono rimasti. Dalla gestione autocratica della
società, tipica dello zarismo e poi ripresa da Stalin, dalla enorme burocrazia
e dalla enorme corruzione fino alla catastrofe economica, sociale e
antropologica con la fine dell’Urss nel 1991. Capitalismo
selvaggio, oligarchico-mafioso, privatizzazioni da far west, colossali furti
immondi della proprietà statale ecc., corruzione enorme. Lo stesso Fondo
Monetario Internazionale, che quelle politiche economiche ha
“consigliato-imposto” alla Russia, ha detto che gli enormi beni statali sono
stati privatizzati al 3,6% del loro valore reale capitalistico. Aggiungiamo noi.
Per non parlare del valore reale dell’enorme trasferimento di potere che una
privatizzazione comporta e conferisce. Al di là del venale valore economico
immediato. In quella fase gli Usa hanno considerato la Russia e tutto l’est
europeo alla stregua di semicolonie. America Latina pura e semplice. La Polonia
e gli stati baltici, per esempio, continuano tuttora come semicolonie. La Nato
estesa all’Europa orientale e posta sotto casa della Russia, con l’uso dell’Ucraina
come testa di ponte in funzione antirussa, sono i corollari inevitabili di
questo contesto. La Russia di Putin
dal 1999-2000 si è voluta riscattare da questa subalternità. Con il richiamo
forte al nazionalismo, all’orgoglio del passato di superpotenza. Con una
gestione autocratica del potere, indubbiamente, ma anche con una certa
attenzione ai diritti sociali dei lavoratori e a politiche che accordano a
Putin un vasto consenso nel paese. Svolgendo un grande ruolo antiegemonico su
scala mondiale, anti-Usa in particolare.
Un’esibizione e
una propaganda sulla forza militare che alla prova dei fatti ha mostrato in
realtà la debolezza della Russia. Il suo Pil è un tredicesimo di quello Usa e
la sua spesa militare è di soli 62 miliardi di dollari a fronte degli 800
miliardi di dollari degli Usa. La tendenza storica, risalente comunque
all’ultima fase dell’Urss e accelerata nella catastrofe dal 1991, al calo
demografico della popolazione e della speranza di vita, malgrado le misure di
contrasto adottate negli ultimi decenni, è il segno macroscopico della
condizione reale della Russia. Da qui l’azzardo
della guerra e il male in sé della guerra. Benché ampiamente provocata,
perseguita, tenacemente voluta dagli Usa e dall’Occidente. Con tutto il seguito
delle perdite umane e delle distruzioni materiali che la stessa guerra
comporta. Con la solita ipocrisia occidentale del non occuparsi della guerra
unilaterale, dal 2014 in avanti, del nuovo potere ucraino postgolpe contro le
popolazioni russofone del Donbass. Con i bombardamenti continui, con le “prodezze”
sulle popolazioni inermi dei vari battaglioni neonazisti, con le 14.000 vittime
russofone, secondo le fonti ufficiali Osce. Gli oligarchi e
tutto il contesto di sperequazioni enormi non solo nella Russia, da Eltsin in
avanti. L’Ucraina è uno dei paesi più corrotti al mondo e l’oligarca Kolomoisky
la rappresenta perfettamente. Campione nei furti fatti nell’Ucraina
postsovietica e attuale utilizzatore per i propri fini dei fondi distratti
dalla PrivatBank e costruttore indefesso di società fittizie nei paradisi
fiscali. Indagato dalla stessa Fbi. Finanziatore dei battaglioni neonazisti
Azov, Dnipro 1 e Dnipro 2, finanziatore di Zelensky. I neonazisti usati dagli
Usa nel colpo di stato del 2014 per liberarsi di Janukovitch e messi al governo
(ben 4 ministri erano neonazisti). L’ebreo
Kolomoisky, addirittura presidente di un consiglio delle comunità ebraiche,
finanzia i neonazisti eredi dei collaborazionisti ucraini dei nazisti tedeschi
sterminatori di ebrei nella Seconda guerra mondiale. Un commentatore Usa ha
detto che per costoro gli ebrei contemporanei sono in realtà i russofoni e i
filorussi del Donbass. Infine, il
criminale collaborazionista nazista Stepan Bandera, assassino di ebrei,
comunisti, polacchi, celebrato come eroe nazionale. Con tanto di statue e di
manifestazioni pubbliche per ricordarlo. L’Ucraina è un
paese che si regge solo con il sostegno Usa e occidentale. Sarebbe da tempo
andato economicamente in default. Già praticamente paese Nato dal 2014 in
avanti, con armi, manovre militari Nato svolte sul terreno ucraino, ricchi
finanziamenti. Oggi aperta semicolonia Usa e occidentale. Gli Usa e la
Nato come strumento globale
Gli Usa sono il
prodotto della loro peculiare storia. Non solo per la pulizia etnica dei nativi
e per lo sfruttamento schiavistico, per il razzismo congenito. Ma soprattutto
per il ruolo egemone su scala mondiale dopo la Seconda guerra mondiale.
Gendarme mondiale. Uno studioso italiano, Vittorio Emanuele Parsi, candidamente
ricordava questo ruolo legittimo degli Usa, al posto dell’Onu, in un’intervista
televisiva, in occasione della recente provocazione di Nancy Pelosi nel suo
viaggio a Taiwan. Un paese
particolare. Con le speculari, estreme definizioni. “Il buon samaritano del mondo”
(Cardinale Spellmann, 1965, durante la guerra del Vietnam) e “il più grande
nemico del genere umano” (il Che 1967, nel Messaggio alla Tricontinentale). Non mi dilungo.
Solo come tratti distintivi, per caratterizzare, per capire con chi si ha a che
fare, sulla impostura e sull’ipocrisia attorno a questo paese, riporto alcuni
esempi. Si tratta di aperte, spudorate dichiarazioni in interviste recenti.
Tale è la protervia e l’impunità di cui l’establishment Usa gode o pensa di
godere. Tutto giustificato sempre, poiché così occorre fare per i sempiterni
fini della democrazia, della libertà, dei diritti umani, della sopravvivenza
del “sistema”. John Bolton è
stato alto funzionario nella segreteria di stato Usa e consigliere per la
sicurezza nazionale di Trump. Un giornalista della Cnn gli chiede se gli Usa
abbiano mai agito per favorire colpi di stato e cambiamenti di regime in altri
paesi. Bolton risponde “certamente” e alla richiesta di fare alcuni nomi,
alcuni esempi, “non entro nei dettagli”, ma cita solo l’esempio del Venezuela.
Con il tentativo di rovesciare Maduro con lo squallido, ben pagato, fantoccio
Usa Guaidò.James Woolsey è
stato direttore della Cia dal 1993 al 1995. Intervistato da Fox News,
alla domanda del giornalista se gli Usa hanno interferito nelle elezioni di
altri paesi, risponde “Oh, probabilmente. Ma è stato per il bene del sistema,
al fine di impedire che i comunisti prevalessero”. Alla domanda esplicita del
giornalista di fare qualche esempio, cita solo la Grecia e l’Italia. E oggi?
Chiede il giornalista. “Solo per una buona causa e nell’interesse della
democrazia”.
En passant. Paese il nostro senza vergogna e senza
pudore. “È Putin che ha fatto cadere il governo Draghi”. E nessuno, neanche i
postcomunisti, d’altra parte oggi ferventi atlantisti, hanno protestato per la
smaccata “interferenza” americana negli affari interni dell’Italia in tutto il
secondo dopoguerra. Ma è niente rispetto al coinvolgimento Usa in tentativi di
colpo di stato e nello stragismo italiani. Allen Weinstein è
presidente attuale della Ned (National Endowment for Democracy), presentata
come fondazione privata, ma in realtà l’organismo con cui gli Usa agiscono
all’estero per finanziare associazioni, Ong, persone ecc. per conseguire i
propri fini. Al Washington Post candidamente ha detto che “la Ned fa
quello che la Cia faceva di nascosto 25 anni fa”. L’impero è così
sicuro di sé e così legittimato nella propria funzione di giustiziere mondiale
che si permette di offendere a parole così apertamente le vittime delle sue
malefatte. Oltre naturalmente alla reale offesa materiale arrecata. Infine. La
ineffabile “autodeterminazione”. Nella versione naturalmente a beneficio
dell’impero. Non la gloriosa “autodeterminazione” nella tradizione socialista e
comunista e nei movimenti di liberazione nazionale delle periferie del mondo. Sempre di
passaggio. Taluni organismi antisistema, antimperialisti, socialconfusionari,
si sono confusi e si confondono, per esempio sulla “autodeterminazione” del
Kosovo nel 1999 e dell’Ucraina oggi. Tra le tante
organizzazioni profumatamente finanziate, i cosiddetti Think Tank, di studiosi,
analisti, deputati e senatori Usa, giornalisti ecc. che elaborano e
suggeriscono all’establishment statunitense strategie e politiche, esiste la
Helsinki Commission. Questo ineffabile
organismo in una sua recente riunione ha suggerito di riprendere alla grande la
tradizionale, già praticata, politica interventista di “smembramento” di
regioni, aree, etnie ecc., già attuata rispetto all’Urss e alla Jugoslavia.
Addirittura indicando il fine “anticoloniale” rispetto alla Russia. Con l’agire
per lo smembramento del Caucaso, del Tatarsan e altre regioni asiatiche della
Russia. La testa di
costoro e del potere Usa è rivolta naturalmente anche e soprattutto alla Cina.
Nei confronti della quale ci provano da tempo. Sostegno ai leaders anticinesi
di Hong Kong, agli Uiguri, al Tibet e via nel segno della “autodeterminazione”. Gli Usa hanno
finanziato, armato e addestrato per circa un miliardo di dollari i tagliagole
jhiadisti fatti affluire in Siria per rovesciare Assad. Solita guerra per
procura. Con le belle immagini e i video dei soldatini di Assad fatti
prigionieri e sgozzati da questi “combattenti della libertà”. Naturalmente fa
più notizia, e occidentale riprovazione e orrore, lo spianamento russo di
Aleppo. Come avvenne in Cecenia, alle prese con i tagliagole ceceni, i
cosiddetti “afghani”, finanziati da Usa, Arabia Saudita e internazionale nera
sunnita. E con loro l’innocente popolazione cecena. I russi non vanno per il
sottile. Alcuni punti
finali, per capire
Due grandi pacifisti...
1. Propaganda. La
macchina della propaganda russa non è paragonabile alla enorme, potente,
sofisticata propaganda Usa e occidentale in generale. È tale la forza, la
penetrazione, la manipolazione, occulta o smaccata, che non c’è proprio
partita. Non occorre soffermarsi su ciò. Alcune
considerazioni sulla propaganda ucraina. Con la superflua osservazione che i
media occidentali, con le dovute e lodevoli eccezioni di giornalisti coraggiosi
non arruolati, citano solo fonti ucraine e dei servizi segreti Usa e inglesi.
Esiste una organizzazione, molto guidata dagli anglosassoni, di veri e propri
set cinematografici per tale propaganda. Con Zelensky come protagonista, in
primo luogo, ma non solo. Sono tanti i servizi video congegnati e poi
distribuiti ai media mondiali. Un solo esempio.
Quello, con tanto di enfasi “di genere”, trasmesso con enfasi in un talk show
Rai, nel quale si voleva mostrare l’impegno “volontario” delle donne ucraine
nelle operazioni di sminamento. Non era difficile a vedersi che in realtà il
video mostrava delle modelle ucraine, con divise da sminatori nuove di zecca,
un poco maldestre nell’uso dell’apparecchio di rilevamento. Amnesty International
ha recentemente pubblicato un rapporto nel quale si mostra come l’esercito
ucraino usi ospedali, scuole, centri commerciali, fabbriche, caseggiati ecc.
per piazzare proprie truppe e proprie armi e da cui attaccare i russi.
Esponendo così la popolazione civile agli attacchi russi. Che esistono e fanno
molti morti tra i civili. E i russi, come d’altra parte sempre Usa e Nato con i
tanti ipocriti “effetti collaterali”, non si tirano indietro. Il famoso
bombardamento dell’ospedale pediatrico di Mariupol era uno di questi set. Fatto
evacuare dall’esercito ucraino per installare proprie truppe e armi, con tanto
di foto e video delle povere partorienti ferite, scampate all’odioso
bombardamento ecc. La partoriente Marianna Vysherniskaya, la cui foto ha fatto
il giro del mondo, è stata cercata da giornalisti veri d’inchiesta e ha
testimoniato come in realtà non fosse stata ferita e che fosse stata ripresa
mentre veniva fatta sloggiare dall’ospedale. Naturalmente gli
ucraini bombardano ospedale, mercato e luoghi di Donetsk e del Donbass, come
hanno sempre fatto dal 2014 in avanti, uccidendo, ferendo ecc., ma pronta la
definizione “sono stati i russi”. Il fatto
increscioso è che la guerra ha reso “eroi”, per ucraini e per occidentali
propensi alla manipolazione dei media, gli assassini neonazisti ucraini dei
vari battaglioni, il fantoccio Zelensky e compagnia governante. A scanso di
equivoci. La guerra fa strage di civili innocenti, soprattutto di inermi,
poveri, ucraini che non appaiono. Che non riescono a fuggire e che non
diventano così “profughi”. Con i quali noi italiani e noi europei possiamo
esercitare l’accoglienza. Così come non è
stato fatto e non si fa con i disperati, in quanto “non bianchi, biondi,
occhi-azzurri”, profughi o migranti, terzomondiali fuggitivi siriani, afghani,
iracheni, curdi, africani ecc. Il razzismo è congenito in Europa. 2. Cereali,
petrolio e gas. La guerra è usata ovviamente per distogliere l’attenzione sulle
malefatte delle enormi speculazioni di questi ultimi anni sui cereali, sul gas
e sul petrolio. Solo pochi giornalisti e studiosi hanno giustamente rivelato
gli indecenti extraprofitti realizzati dalle multinazionali, dalle grandi
imprese, sulle materie prime ancor prima della guerra. La vera causa del
presente disagio economico e sociale, della inflazione in corso ecc. Non è la Russia
di Putin e la sua guerra a determinare ciò. 3. Comunità
Internazionale. La veloce precisazione qualora ce ne fosse bisogno. La Russia è
stata condannata all’Onu solo da pochi stati. La gran parte del mondo non fa
parte della “Comunità Internazionale”. Questa, come diceva il compianto Samir Amin,
è in realtà la banda dei G7 (Usa, Regno Unito, Germania, Francia, Italia,
Canada, Giappone) più Arabia Saudita, Qatar e paesi del Golfo. A mo’ di conclusione.
Noi e i “sonnambuli” verso il baratro
Va da sé che
l’attenzione nostra è indirizzata soprattutto alla realtà di cui facciamo
parte. L’assunto finale è che questa guerra costituisce una preoccupante svolta
storica. L’insistere qui sull’Europa, gli Usa, la Nato, l’Occidente è
semplicemente perché noi facciamo parte di questa area del mondo e in questo
contesto dobbiamo operare. Con il necessario spirito critico e con “lo spirito
di scissione” dell’opposizione, naturalmente.Anche e soprattutto con il prossimo governo che si costituirà in Italia.
In tutti casi, obbediente atlantista. Anzi protagonista nella Nato Globale. Lo scenario che si
profila davanti a noi è uno scenario da “sonnambuli” (Sleepwalkers è il
titolo molto efficace del libro dello storico Christopher Clark sul processo
storico che ha condotto alla tragedia della Prima guerra mondiale). Atti,
passi, diversioni, decisioni ecc. le quali oggi ci appaiono staccate, a sé
stanti, non riconducibili a un disegno unificante, ma che nella prospettiva
storica potrebbero rivelarsi pezzi di un processo che ha condotto a un esito
catastrofico.Le grandi
emergenze globali, le crisi globali contemporanee, in primo luogo la crisi
ecologico-climatica, ma anche la crisi economica, la crisi epidemiologica, le
tensioni internazionali sull’acqua, sui semi e i cereali, sulle materie prime
(gas, petrolio, metalli strategici, terre rare ecc.), le tensioni sulle
migrazioni di popolazioni a causa dei cambiamenti climatici, a causa della fame
e della povertà, abbisognano di soluzioni, di risposte, di decisioni non più rinviabili,
immediate. Oggi a fronte
delle crisi globali, alle quali le classi dominanti e i gruppi dirigenti di
così basso livello su scala mondiale, non vogliono o semplicemente non possono
dare una soluzione positiva, la guerra e le guerre possono giovare, una bella
via di fuga. Una bella diversione di massa. Nel processo
storico che condusse al baratro della Prima guerra mondiale occorre ricordare
un’altra dinamica fondamentale. Le classi dominanti di allora erano alle prese
con la forza, qualitativa e quantitativa, acquisita dal movimento operaio, dai
sindacati e dalle formazioni politiche socialiste. Una bella guerra costituiva
una possibile soluzione di questo problema storico per i dominanti. E questa fu
fatta. Operai contro
operai, contadini contro contadini, intellettuali contro intellettuali,
coscienze contro coscienze. La guerra per i dominanti è sempre la più grande
politica di destra. A Madrid, alla
fine del giugno scorso, si è riunita la Nato. I novelli dottor Stranamore hanno
deciso di costituirsi come “Nato Globale”. Non più solo organizzazione
euro-atlantica. Bensì organismo pronto a intervenire in ogni angolo del mondo.
Là dove esiste la minaccia ai propri “interessi”, alla propria “sicurezza”,
alla propria “libertà”, ai propri “valori”. Così, dall’altra parte, è stato nel
recente passato in Serbia-Jugoslavia, in Afghanistan, in Iraq, in Libia. La Russia è
considerata una minaccia in atto e la Cina è la prossima minaccia esistenziale
per costoro. Noi italiani facciamo parte di questa Nato Globale. Con tanto di
decisione già assunta dai nostri ineffabili atlantisti, di destra e di
“sinistra”, di aumentare le spese militari dell’Italia. A ciò le persone di
sinistra, i movimenti, antisistema e non, le persone con un minimo di coscienza
critica democratica, le persone mosse dal pacifismo, dal solidarismo, cristiano
e non, che hanno compiuto la necessaria “decolonizzazione della mente”, mosse
dalla “buona volontà” si direbbe, dovrebbero attivamente opporsi e prospettare
così altri percorsi, altri esiti. Da qui il retroterra, lo spirito, il senso
ultimo del presente articolo.