Sguardo
dalla provincia italiana. Le miserie
di una campagna elettorale. Lo spettacolo offerto dalla campagna
elettorale in corso in Italia non merita chissà quali commenti. Solo alcune
considerazioni. Un tempo si diceva che esistesse un “partito unico” delle
oligarchie finanziarie dominanti nel mondo. La destra, va da sé, è in questo
campo. Ma anche quelle formazioni politiche di centrosinistra, neoliberiste e
pro la cosiddetta “globalizzazione”, altro nome della sanzione imperialistica della
fine dell’Urss, del socialismo reale e della correlata fine della
socialdemocrazia storica europea. Globalizzazione come altro nome
dell’imperialismo contemporaneo. A tutto ciò si sono immediatamente
accompagnate la fine dei movimenti di liberazione nazionale e la crisi dei
progetti nazionali e popolari delle periferie del mondo. Dopo il 1989 e
il 1991, dominanti e intellettuali al servizio ci assicuravano che la storia
era finita.Si dispiegava la ributtante
retorica sull’avvio di un’epoca storica di pace, di giustizia, di progresso
ecc. Al contrario, abbiamo avuto guerre, vertiginoso aumento delle
diseguaglianze, interne e su scala mondiale, uno scenario da incubo sul futuro
per molte persone, nel Nord Globale e soprattutto nel Sud Globale. A causa
dell’aggravamento delle condizioni materiali di esistenza, con la progressiva
cancellazione del welfare e con la potente dinamica di svalorizzazione e di
umiliazione del lavoro. Uno scenario da
incubo a causa della crisi ecologico-climatica. Lo stato del mondo e lo stato
del pianeta correlati. Oggi così intrecciati e così bisognosi di soluzioni
urgenti. Questo breve riepilogo per dire che il teatrino di questa campagna
elettorale è veramente misero. Con l’eccezione dei partiti alternativi e
antisistema, si fa a gara a chi è più atlantista, a chi presenta il tasso più
alto di russofobia, di dileggio di Putin e del suo sistema di potere, di
osservanza del dominio Nato e Usa ecc. A chi invoca il riarmo dell’Italia
(oltre alle armi all’Ucraina), a chi invoca l’inasprimento delle sanzioni alla
Russia, a chi blatera su democrazia, libertà, diritti umani, “valori
occidentali”. La guerra serve sempre a creare diversione di massa, a dirottare
le coscienze, a fare propaganda spicciola, ad arruolare e a irreggimentare. “I barbari
servono sempre” (allusione all’immortale poesia di Kavafis). Per consentire di
non parlare dei veri problemi e dei veri mali, atavici e recenti, della nostra
Italia. “Putin ha determinato la caduta del governo Draghi”. “Putin minaccia
l’Italia e interferisce sul voto ecc.”. En passant, sembra la descrizione perfetta della vera
ingerenza e del vero interventismo Usa dal dopoguerra in avanti, in Italia (e
nel mondo). La guerra di Putin è all’origine della crisi energetica,
dell’aumento delle bollette ecc. Ci manca il riferimento alle proverbiali
cavallette e i mali nostri sono presto spiegati. Destra, centro e cosiddetta
“sinistra” fanno a gara in questa campagna elettorale. Il partito unico
atlantista e guerrafondaio. Rimangono le dovute differenze sui diritti civili,
sul nazionalismo, sul razzismo, sulla faccia fascista contro migranti e
profughi ecc. I tanti mali e i tanti problemi dell’Italia sono così elusi in
questo apparente aspro scontro. È quella che segue una litania. Ma serve a
rifarci i fondamentali. Il lavoro, gli incidenti e le morti sul lavoro, i
salari e le pensioni da fame, la povertà, la precarietà, la recente prolungata
siccità (e i necessari investimenti e i lavori da fare per prevenire da qui in
avanti), la condizione ambientale e i cambiamenti climatici, i lavori da
compiersi per prevenire ricorrenti, sicure, puntuali alluvioni, dissesti, frane
ecc., la sanità (dopo le promesse sul potenziamento della sanità pubblica,
sulla medicina territoriale, sulla prevenzione, sul medico di base ecc.), la
scuola e l’università, sempre deficitarie, la condizione intollerabile delle
carceri italiane, la condizione delle orribili periferie delle grandi città, la
condizione delle famiglie e dei soggetti con disagio psichico e psichiatrico
(con annesso progressivo smantellamento dei Centri Psicosociali), la condizione
dei migranti, la mai risolta questione meridionale ecc. Qui mi fermo. L’elenco
è lungo. I media italiani, con le dovute lodevoli eccezioni, sono impegnati in questa
campagna di chiacchiere, di parole in libertà, di finti scontri, di
disinformazione e di manipolazione. Gruppi dirigenti politici e mass media
coinvolti nella “circolazione delle élite”, nella separatezza di queste élite
rispetto al paese reale, soprattutto rispetto alle classi subalterne. In questo
quadro di disorientamento degli strati popolari e del vecchio “ceto medio
riflessivo”, il voto a destra è assicurato. E l’antipolitica e l’astensionismo,
alimentati anche da quelle élite, da chi la politica e la partecipazione al
voto dovrebbe invece nobilitare, si rafforzano sempre più. Vuoto politico
e vuoto culturale in alto e, purtroppo, inerzia sociale, politica e culturale
in basso. Sempre con le dovute e lodevoli eccezioni. Le classi dominanti e il capitalismo
hanno sempre reagito alle sfide poste dai movimenti democratici e dal movimento
operaio, socialista e comunista, spesso concedendo, migliorandosi,
ingentilendosi ecc. Ma spesso reagendo anche con il fascismo e con strette
reazionarie. La partecipazione democratica e la giustizia sociale costituiscono
sempre i “marcatori” dello sviluppo civile.
Guerra,
Europa, Russia, Usa e Nato. Lo scenario geopolitico e la crisi di egemonia su
scala mondiale. Rinvio a un
articolo recente nel quale ho trattato diffusamente di questi temi a partire
dalla vicenda di Patrice Lumumba e dell’eterno colonialismo europeo (vedi in
https://www.giorgioriolo.it/articoli-e-saggi.html). Qui faccio solo alcuni
accenni. La scelta pacifista è indiscussa. No alla guerra, sempre. Tuttavia
occorre sempre comprendere le dinamiche reali, di come funziona il mondo.
Quella in corso è una guerra che Usa e Nato, con i vassalli europei, a proprio
danno questi ultimi, hanno costruito negli anni. Con l’espansione della Nato a
Est, con l’accelerazione del colpo di stato del 2014 in Ucraina e con la
immediata guerra civile contro le popolazioni russofone del Donbass. Dal 2014 a
oggi. La Russia di Putin ha risposto in modo brutale, pensandosi ancora una
superpotenza, come ai tempi dell’Urss.Ma
è proprio ciò che i guerrafondai volevano. Gli Usa sono a 10.000 chilometri di
distanza e sono campioni nelle guerre per procura. La guerra deve continuare e
non avere una soluzione in una trattativa di pace. La benzina gettata
sull’incendio è proprio con l’invio delle armi all’Ucraina. E l’Italia è
protagonista in ciò. Anzi l’Italia si riarma con il 2% del Pil, così come
voluto da Usa e Nato.
Zelenskj fu
eletto nel 2019 a furor di popolo, con il 73% dei voti. Ma questo perché nella
sua piattaforma elettorale si diceva apertamente che si sarebbe adoperato per
una soluzione pacifica del conflitto nel Donbass e avrebbe proceduto
nell’applicazione degli accordi di Minsk II. Una volta eletto presidente,
neonazisti, ultranazionalisti e Usa lo hanno bloccato. Ogni suo accenno, nella
prima fase di guerra, a sedersi a trattare con la Russia subito fermato da Usa,
Regno Unito, Nato. La guerra deve continuare. La guerra serve. Isteria
collettiva in Occidente. La guerra si
inscrive nella generale crisi di egemonia degli Usa, in relativo declino da
tempo a causa di trasformazioni economiche profonde e l’emergere di
contendenti, in primo luogo la Cina. E le continue guerre, dirette o per
procura, in tutti questi anni sono la manifestazione della volontà di
perpetuarsi come potenza egemone indiscussa e come gendarme e giustiziere
mondiali. Occorreva scongiurare il temuto asse Berlino-Mosca ed Europa-Russia.
E gli Usa e la Nato hanno ottenuto lo scopo. Adesso è la
volta del cosiddetto asse euroasiatico, con la Russia e la Cina come
protagoniste. La “Nato Globale” sancita nel summit di Madrid del giugno scorso
ha già indicato la Cina come “minaccia globale”. Si prepara la prossima
crociata e la guerra di civiltà di questi paladini della democrazia, della
libertà, dei sempiterni “valori occidentali”.
Che fare? Noi siamo
necessariamente opposizione qui in Italia, in Europa, in Occidente. Le
oligarchie finanziarie italiane e straniere, le élite di cui sopra, non ci
vedranno arruolati nelle loro crociate e nelle loro avventure, pur di eludere i
problemi reali del pianeta. Lo scenario
futuro è preoccupante. Già in questi prossimi autunno e inverno avremo gravi
problemi economici e gravi problemi sociali per lavoratrici e lavoratori a
causa della crisi energetica e della crisi economica in generale. Questi gruppi
dirigenti non sono in grado e non vogliono affrontare seriamente la crisi
ecologico-climatica. Vedremo un altro teatrino di promesse nella prossima Cop
27 a Sharm el-Sheik nel mese di novembre 2022. Il problema vero è il malsviluppo
e il modello di consumo e di sperpero tipici occidentali. Democratici e
repubblicani uniti negli Usa “il livello di vita dell’americano medio non è in
discussione, non è contrattabile”. Così in Europa. La crisi geopolitica su
scala mondiale esige che si lavori per un mondo multipolare anti-egemonico. Con
una ripresa del protagonismo del Sud Globale. Le sfide globali esigono che si
lavori per un “soggetto sociale complessivo”. Nel marzo scorso lavoratrici e lavoratori
della Gkn e i giovani di Fridays For Future Italia congiuntamente hanno indetto
due giornate di mobilitazione per il lavoro, per la pace, per il clima e per
l’ambiente. Un bell’esempio dal forte carattere simbolico. L’unità nei soggetti
sociali quale stimolo per quell’agognata unità politica delle sinistre.
Semplicemente autentiche, decenti.