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mercoledì 21 settembre 2022

INDIFFERENZA SISTEMICA
di Franco Astengo



 
In queste ore che ci separano dal voto del 25 settembre sembra crescere, in particolare a sinistra, la preoccupazione per un innalzamento del tasso di astensione che nelle più recenti tornate elettorali (amministrative e regionali) si è mantenuto a livelli molto alti. Un astensionismo valutato in questo momento attorno al 35% che se davvero si concretizzasse a queste quote porrebbe in difficoltà il sistema politico italiano più ancora di quanto in questo stato già si stia trovando. In realtà questa preoccupazione non è accompagnata da un’analisi adeguata. L’origine del fenomeno dell’astensionismo in un Paese nel quale - al tempo dei partiti di massa - la partecipazione al voto superava regolarmente il 90% degli aventi diritto va ricercata nell'esasperazione con la quale - attraverso l’utilizzo dell’autonomia del politico - è stato portato avanti il concetto di “governabilità”.
La forza della separatezza dell’agire politico dal condizionamento sociale ha accompagnato il ciclo liberista a partire dagli anni ’80 del XX secolo con il compito, anteposta la funzione di “governabilità” a quella di “rappresentanza”, di sfoltire la domanda sociale, riducendone al minimo il rapporto proprio con la politica, ridotta al ruolo dello Stato sulla linea del funzionalismo strutturale di Luhmann. Dopo aver generato l’astio anticasta e di conseguenza l’emergere di pericolosi fenomeni politici adesso il livello di difficile sopportabilità del connubio autonomia del politico-governabilità che si muove nella più totale ignoranza della complessità sociale e degli esiti della rivoluzione tecnologica, finanziaria, della condizione di vita, sta provocando questa temuta ondata di “indifferenza sistemica”. Per avviare una qualche forma di controtendenza a questo stato di cose in atto non sarà però sufficiente cercare di limitare i danni nell’immediato. Servirà introdurre, nel rapporto tra il contesto sociale e quello politico, il principio di contraddizione in una visione di “distinzione-opposizione” che non riguardi soltanto le finalità, per così dire, “ultime” nella prospettiva di costruzione di una società diversa. Una dialettica politica basata sulla distinzione da quell’egemonia dominante che ha consentito all’indifferenza sistemica di prevalere sull’autonomia del politico. La ricostruzione di una dialettica politica che pur nella scansione obiettiva di finalità limitate all’interno di successivi passaggi di transizione, risulti in grado di proporre un diverso, alternativo, edificio sociale. In questi anni le forze della sinistra hanno finito con l’acconciarsi al ribadimento della catastrofe, senza riuscire in qualche modo ad allontanarla: se si pensa che sia ancora possibile, invece, un movimento di liberazione da quella stessa catastrofe che stiamo vivendo allora bisogna porsi, ancora, il tema del guardare in modo diverso al rapporto tra il genere umano e il mondo rispetto a quello stabilito, e apparentemente obbligato, dalla triade sfruttamento-appropriazione-dominazione.