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IN PIAZZA CONTRO LA GUERRA
Manifestazione Nazionale contro la guerra sabato 5
novembre a Roma. Ritrovo in piazza della Repubblica alle ore 12. Corteo ore 13.
Interventi dal palco in Piazza San Giovanni in
Laterano ore 15.
Unione Popolare aderisce e
invita a partecipare alla manifestazione pacifista del 5 novembre. Non si può
assistere passivamente all’escalation della guerra in Ucraina che rischia
sempre più di trasformarsi in conflitto nucleare mentre cresce ogni giorno il
numero delle vittime.
Bisogna fermare la guerra e imporre la via della trattativa e della soluzione
diplomatica. Per questo condanniamo le posizioni assunte dall’Italia e
dall’Unione Europea che sostengono la prosecuzione della guerra a oltranza fino
alla riconquista della Crimea e in tal modo impediscono ogni possibilità di un
immediato cessate il fuoco. Non è questa la strada per porre fine al massacro. Il
governo Meloni prosegue sulla linea del governo Draghi di totale allineamento
ai diktat di USA e NATO. La maggioranza dei partiti presenti in parlamento è
schierata per la prosecuzione dell’invio delle armi e per l’aumento delle spese
militari. Per dire no a questa follia bellicista è importante essere
tantissime/i il 5 novembre a Roma. Noi di Unione Popolare parteciperemo con la
coerenza del nostro impegno per la pace che ci ha caratterizzato fin
dall’inizio del conflitto. Abbiamo condannato la sciagurata invasione di Putin
ma al tempo stesso abbiamo denunciato le responsabilità della NATO e il ruolo
del nazionalismo di estrema destra in Ucraina a partire dal 2014. Chiediamo che
il nostro paese assuma iniziative concrete di ripudio della guerra in
attuazione dell’articolo 11 della Costituzione: stop all’invio di armi e alle
sanzioni, ritiro dei contingenti dai confini con la Russia, ruolo attivo per il
cessate il fuoco e la convocazione di una conferenza di pace, taglio delle
spese militari, firma del trattato Onu per la proibizione delle armi nucleari e
rifiuto di ospitare ordigni nucleari in Italia. Il 4 novembre promuoveremo
presidi e iniziative in tutta Italia contro la guerra, contro la guerra ai
poveri, contro la guerra ai migranti.
Coordinamento di Unione Popolare
IL PRESIDENTE E LA GUERRA
di Alfonso Navarra*
Cara/o presidente cristiano Meloni
In vista della
mobilitazione del 5 novembre ti avanziamo una proposta che riteniamo vada nel
senso della tua ricerca di soluzioni pratiche e nonviolente al problema di come
fermare l’escalation bellica con epicentro Ucraina.
Un tuo bell’intervento, firmato con altri 43
presidenti, termina con l’invito a “percorrere l’utopia della Pace”, citando
Papa Francesco all’Angelus del 24 marzo 2022:
“La vera risposta non sono altre armi, altre
sanzioni, altre alleanze politico-militari ma un'altra impostazione, un modo
diverso di governare il mondo e di impostare le relazioni internazionali”.
La manifestazione del 5 novembre, nel suo senso politico,
è un tentativo di messa in pratica di un altro invito del Papa, ad un Angelus
più recente (3 ottobre 2022):
“In nome di Dio e in nome del senso di umanità che
alberga in ogni cuore, rinnovo il mio appello affinché si giunga subito al
cessate il fuoco. Tacciano le armi e si cerchino le condizioni per avviare
negoziati capaci di condurre a soluzioni non imposte con la forza, ma
concordate, giuste e stabili”.
È un tentativo, quello di Europe for Peace, a nostro
giudizio parziale, perché il “tacciano le armi” per “consentire all’ONU di
avviare negoziati positivi”, risulterebbe più forte e credibile alle seguenti
condizioni, che esprimono coerenza tra il mezzo e il fine (“sii il cambiamento
che vuoi vedere realizzato”).
*Disarmisti Esigenti
BETTINI A VENEZIA
Presentazione del libro Pamphlet ecologico di Virginio Bettini on line e a contatto con l’università IUAV di
Venezia. Evento in diretta Facebook presso IUAV di Venezia.
Pamphlet ecologico, è un libro postumo di Virginio Bettini, un uomo
libero e giusto, un maestro per generazioni di studenti, un supporto
scientifico per centinaia di comitati ed associazioni ambientaliste. Virginio è
stato docente dell’Istituto Universitario di Architettura di Venezia (ora
Università IUAV di Venezia), eurodeputato dei Verdi arcobaleno, e uno dei
maggiori esponenti dell’ecologismo scientifico (una parola orrenda in uso negli
anni ’90).
Il libro, che tratta temi di ecologia, città
paesaggio e pianeta, risponde a molte domande, ed è a cura di Maurizio Acerbo,
Fabrizio Cracolici, Laura Tussi, con la prefazione di Laura Tussi e Fabrizio
Cracolici; l’introduzione di Maurizio Acerbo, un intervento di Paolo Ferrero,
la postfazione di Alfonso Navarra e il contributo di David Boldrin Weffort
parla dei temi dell’ecologia per il futuro nostro e del pianeta, in modo
semplice, lucido, simpatico e soprattutto contro la guerra.
Mercoledì 9
novembre 2022 dalle ore 16:00 alle 17:00
Link dell’evento:
https://fb.me/e/2mRDGzDv5
domenica 30 ottobre 2022
LA RIFLESSIONE
di Franco Continolo
Eurafrica.
Se in Europa si ricomincia
a pensare e a discutere, la prima questione è ovviamente la pace:
lasciando che la guerra - lo scontro tra due superpotenze nucleari - segua il
proprio corso, l’unico futuro immaginabile è la fine del mondo. La pace
richiederà una ridefinizione dei rapporti con gli Stati Uniti;
quindi, sarà comunque un processo lungo e difficile, esso pure a rischio di
guerra. Ma se l’Europa, in toto o in parte significativa, troverà il coraggio
di togliere l’appoggio incondizionato all’Ucraina, può aprirsi un periodo molto
fecondo, come è stato il dopoguerra. Di questo periodo ricorda un aspetto
particolare il filosofo Étienne Balibar nella prefazione a un libro
di due storici svedesi, che ha per oggetto la relazione del progetto europeo
con il colonialismo. Eurafrique è la parola che definisce il
dibattito di allora, e della quale gli autori raccontano l’infelice sorte.
Oggi, avendo ridotto l’Africa a fornitrice di immigrazione indesiderata,
oltre che di risorse naturali, in particolare di gas, siamo forse al punto più
basso, la povertà del dibattito svoltosi all’ultimo vertice UE-Africa, pochi
giorni prima dello scoppio della guerra, ne è prova. Il saggio di Balibar è
molto interessante per la ricchezza di spunti e di riferimenti storici: il suo
valore però sarebbe forse maggiore se lo si integrasse con il pensiero di
Alexandre Kojève. È infatti l’idea di impero che manca nel saggio (oltre
che nei propositi dei governi europei contemporanei), senza la quale gli stati
europei difficilmente riusciranno a liberarsi di un passato di
colonialismo e di guerre. Perché si debba passare dallo stato-nazione
all’impero, Kojève lo spiega nelle prime, illuminanti righe di L’empire
latin, un saggio del 1945. Diffidando della Germania, che conosceva bene,
l’autore pensava a un’unione degli stati mediterranei; in realtà, sciolti gli
stati-nazione, non si vede perché i Länder tedeschi non
potrebbero tornare agli splendori dell’Ottocento, onorando l’Europa, anziché
umiliarla, ed essere a propria volta umiliati, come è oggi ancora una volta la
Germania.
IL MINISTERO CAMBIA NOME
di
Antonia Sani
Ministero
“dell’Istruzione
e del merito”?
Quando
il Ministero della Pubblica Istruzione venne cambiato in Ministero della
“Pubblica Istruzione” dal ministro Berlinguer, la scomparsa di “pubblico” portò
con sé la legge di parità, l’Autonomia Scolastica, i tagli alla Scuola statale.
Fu la porta aperta alla “buona scuola” di Renzi. La “libertà di insegnamento”,
riconosciuta costituzionalmente, elemento base delle democrazie (documento dei
500), come il tentativo di far esplodere l'unità della categoria dei docenti. Un
tratto comune a tutte queste contro-riforme fu il mantra del presunto “merito”,
dietro al quale si nasconde l’attacco alla libertà d’insegnamento, riconosciuta
costituzionalmente, elemento base delle democrazie, e il tentativo di far
esplodere l’unità della categoria dei docenti, quindi il contratto nazionale. Dal
1999, quasi tutti i governi hanno provato a scardinare questi due elementi,
compreso l’ultimo di essi. Ora, Meloni decide di cambiare addirittura il nome
del Ministero, che diventa “dell’Istruzione e del merito”. Potrebbe sembrare
semplicemente ridicolo: è come se il Presidente della Repubblica diventasse di
colpo “Presidente della Repubblica e dell’equità”, oppure “Presidente della
Repubblica e della prosperità”.
Di
quale “merito” si parla? Nel programma di Fratelli d’Italia troviamo:
potenziamento delle scuole paritarie, voucher per le famiglie da poter
spendere a scelta nelle statali o nelle paritarie, riduzione di un anno della
scuola superiore, apertura ai privati per la scuola statale. Poi, naturalmente
e come d’abitudine nel bla bla bla di tutti i programmi di tutti i
governi, c’è la “valorizzazione dei docenti con avvicinamento agli stipendi
europei”. Ma ad una condizione: la formazione continua. E qui il gioco dell’oca
riparte da capo, da Berlinguer, dalla Gelmini, da Renzi, da Draghi: volete uno
stipendio decente, cari insegnanti? Piegatevi alla distruzione della libertà d’insegnamento.
E sì, perché l’aggiornamento di oggi non è quello delle discipline, del
sapere, della libera ricerca didattica e del confronto sui metodi: è quello
ministeriale, dell'indottrinamento per imporre una didattica di regime,
orientata a distruggere le discipline a favore di una scuola-animazione nella
quale un po’ si lavora, un po’ si fanno “esperienze”, un po’ si parla di
problemi sociali e personali in modo generico e propagandistico, un po’ si seducono
gli allievi, il tutto in modo
naturalmente “tecnologico”.
Per
fortuna, tra il dire e il fare, c’è tutto lo spazio della lotta, più attuale
che mai. Prepariamoci!
PETIZIONE S.O.S. BOLLETTE
Impegna
la Giunta Regionale Lombarda a discutere le mozioni 657, 713 e 810.
La raccolta firme avviene il martedì
sotto il palazzo di Regione, dalle 10 alle 18. Non c’è un termine essendo una
petizione e su un tema sempre valido fin quando sarà vivo il problema.
1. ad individuare le
possibili migliori misure economiche, in aggiunta al reddito di base per i
cittadini lombardi sotto la soglia di povertà, atte a garantire aiuti alle
famiglie e alle persone anche per sostenere le spese relative alle utenze
domestiche, alimentari e comunque necessarie su cui influiscono gli aumenti di
luce e gas.
2. ad individuare eventuali
possibili misure di sostegno per le imprese lombarde per far fronte all’aumento
dei costi di energia e gas e compensare l’aumento dei prezzi dei carburanti
sulla filiera dei trasporti e della logistica.
3. ad impegnare le risorse
derivanti dalle riduzioni di parte corrente (€ 3.000.000,00 nell’esercizio 2022
ed € 5.000.000,00 negli esercizi 2023 e 2024) per sostenere urgentemente le
imprese lombarde e i cittadini nel far fronte all’aumento dei costi di energia,
gas e carburante nell’attesa che il Governo individui misure di sostegno
strutturali e non temporanee.
4. a farsi promotori presso
il Governo e in tutte le sedi competenti dell’introduzione/rinnovo di ogni
possibile misura di contrasto all’aumento dei costi di elettricità, gas e
carburante, dell’introduzione del salario minimo per tutti i lavoratori; e, in
ogni caso, ad individuare con sollecitudine le migliori misure economiche da
mettere in campo per l’adozione del reddito di base per i cittadini lombardi in
stato di bisogno o non autosufficienza.
Luigi Piccirillo
sabato 29 ottobre 2022
SPIGOLATURE
di Angelo Gaccione
La capretta di Alberto.
Sono amico
di Alberto Casiraghy da molti anni; da molto prima di quando ha sostituito la i
italiana del suo cognome nella y. Mi ricordo la prima volta che andai a
trovarlo in quel di Osnago in una villetta tutta sua, incredibilmente piena di
oggetti e sculture di ogni genere. Con le sue tante creazioni in miniatura, i disegni,
il torchio a mano con cui stampava i meravigliosi libretti a tiratura limitata suoi
e di tutti noi: poeti, aforisti, letterati, artisti e che sono andati in ogni
dove, diventando anche “oggetti da collezione”. E il suo immancabile violino, e
le galline che razzolavano dentro e fuori casa, e i conigli, e le verdure che
poteva raccogliere all’istante per farti quello che lui con civetteria chiamava
“risottino francescano”, e la capretta… Giorni fa mi ha mandato un saluto
proprio con la foto di una sua capretta. Una capretta colta sull’uscio di casa con
davanti al muso un cartiglio su cui ha voluto riprodurre la scritta amichevole
di benvenuto. In verità la scritta è in inglese, welcome, e questo è un vero tradimento della nostra magnifica e bellissima lingua. Ma è un
peccato veniale e glielo perdono. Ho sempre invidiato gli amici che hanno avuto
la doppia fortuna di avere una casa con davanti un orto o un giardino e quella
di potere andare in ogni dove, ma rimanere ancorati al luogo dove si è nati, a
quello della propria lingua, degli affetti sicuri, e dove si sarà seppelliti. A
me invece è toccata una vita nomade. Ma l’arrivo della foto della capretta di
Alberto mi ha fatto bene: sia perché il saluto affettuoso di un amico che ti
raggiunge in un altro luogo è sempre il benvenuto, sia perché ho una
considerazione particolare per le caprette, come ce l’ho per gli asini. Animali
per niente stupidi o sottomessi. Io li considero intelligenti, caparbi, umili,
miti, generosi, e sommamente utili. Il contrario di tanti bipedi in
circolazione: arroganti, maligni, guerrafondai, disonesti, e assolutamente
nocivi per il genere umano.
INFLAZIONE
di Franco Carabelli
L’inflazione è un
fenomeno monetario, non causato dalla quantità di moneta. Ci può essere
inflazione causata da eccesso di domanda quando la capacità produttiva di breve
periodo è pienamente utilizzata (85%) nella definizione di Keynes di breve
periodo (gli investimenti reali allargano o approfondiscono, con il progresso
tecnico, la capacità produttiva data
nel breve periodo ma i beni di investimento nella teoria di Keynes hanno un
periodo di produzione che è più lungo del breve periodo ipotizzato da Keynes. Ovviamente,
si possono importare i beni di investimento che non si è in grado di produrre, ma
questa è un’altra storia. Il lungo periodo nella teoria di Keynes è una
sequenza di breve periodo. Si può avere un’inflazione causata da aumenti nei
salari monetari, un’inflazione causata da un aumento delle materie prime o dei
cereali, un’inflazione da aumento dei margini di profitto, un’inflazione da
cambio, oppure un’inflazione causata da colli di bottiglia nell’offerta
(covid). E un’inflazione causata da una mescolanza di queste cause molteplici. Si
può anche avere un’inflazione in alcuni settori dell’economia e deflazione in
altri (un mutamento non proporzionale nei prezzi relativi dei settori).
C’è anche un’inflazione
da guerra. E anche un’iperinflazione come quella tedesca durante la Repubblica
di Weimar che fu dovuta a un insieme di cause diverse, in parte dovuta alla
stampa di moneta e alla monetizzazione del debito tedesco. Questo è, in breve,
la mia visione delle cause dell’inflazione. Non parlo qui dell’inflazione delle
attività finanziarie, bolle finanziarie, o delle bolle immobiliari.
Vediamo le politiche di
controllo dell’inflazione.
Le banche
centrali possono avere controllo solo sull’inflazione da eccesso di domanda
creando recessione attraverso un aumento dei tassi di interesse. Esse non hanno
un controllo diretto su tutte le altre cause dell’inflazione. Un controllo
indiretto dell’inflazione può essere ottenuto dalle banche centrali usando il
tasso di cambio (esempio dollaro/euro) per controllare l’inflazione importata o
creando disoccupazione per controllare l’inflazione da salari monetari. Non
possono controllare il prezzo delle materie prime o dei cereali, se non creando
una recessione mondiale e un rallentamento della domanda internazionale di
questi beni rari. Nella situazione corrente, le banche centrali (la Fed e la
BCE ma anche tutte le altre banche centrali) stanno cercando di controllare
l’inflazione come se l’inflazione fosse causata da un eccesso di domanda, cosa che
non è. Le banche centrali non hanno strumenti appropriati per controllare le
altre cause dell’inflazione. Perché lo fanno? Per difendere la loro credibilità
di fronte ai mercati finanziari? Causano una bancarotta dei mercati finanziari,
dei fondi pensione, e poi una recessione mondiale, e maggiore disoccupazione
solo per non ammettere che non sanno che cosa fare e non hanno gli strumenti
monetari adatti per agire su queste altre cause dell’inflazione e per difendere
la loro credibilità? Mi sembra una politica monetaria sciagurata. Che fare
allora? Non usare la politica monetaria restrittiva, per controllare
l’inflazione
usare la politica fiscale.
VERSI
All’emigrante velleitario
Ti ho visto lasciare la terra natale
e fuggire l’origine della tua gente
per andare dove pare si faccia baldoria
in una risoluzione che non fa morale.
Considera che non è cosa onesta
lasciare il proprio paese nella miseria
e quel che sarebbe il tuo dovere,
quello d’aiutare chi ti è fratello
siccome parla pure con la tua lingua.
Quei paesi che a te paiono di cuccagna,
hanno gli altari intrisi del sangue
di quelli che caddero per il pane
così che a tanto li portò il lavoro.
Tutte le luci che qui vedi sfavillare,
sono in realtà i ceri di quei morti
ed è per questo che ti fermo il passo.
Ora che godere vuoi del nostro pianto ereditato,
tu che già fosti crudo al lacrimare dei tuoi.
Mazza Terenzio
[Non sappiamo a chi concretamente abbia voluto riferirsi l’autore
di questi versi. Da tempo non vediamo che disperati in fuga: da guerre, da
miserie, da carestie, da persecuzioni. Ma è vero che i luoghi dove questa gente
approda non sono l’Eldorado e sono invece altrettanti luoghi di miseria, di
sfruttamento, di discriminazione.]
venerdì 28 ottobre 2022
SI RAVVEDERANNO
“Renitenti
alla pace”, con questa efficacissima locuzione il mio amico critico
letterario e giornalista Federico Migliorati ha definito quanti in questi mesi
si sono opposti ad ogni soluzione che non fosse il conflitto, rispetto alla tragedia
ucraina. Da Ferrara un’altra preziosa amica, Erminia Scaglioni, ci ha invitati
alla speranza; il suo amato fratello sacerdote prematuramente scomparso, odiava
le armi quanto noi, e ha dedicate diverse riflessioni ai temi della pace
lasciandone traccia su diversi quaderni inediti. Alla pazienza ci invita anche
il messaggio arrivato da Catania di un altro amico, il poeta siciliano Renato
Pennisi: “Pazienza. C’è sempre qualcuno allergico alla pace. Si
ravvederà”. Ne siamo convinti, ed è per questo che perseveriamo. Già gli
italiani favorevoli ad un cessate il fuoco sono diventati schiacciante maggioranza.
Ora vedremo se governo e partiti oseranno far finta di niente. [A. G.]
L’INVOLUCRO POLITICO
di
Franco Astengo
Il
senso complessivo del discorso di investitura tenuto dalla neopresidente del
Consiglio davanti alla Camera non può essere semplicemente catalogato usando
usuali categorie: ne va visto il fondamento soprattutto sul piano che potremmo
definire dell’involucro politico. Nel corso della campagna elettorale è
stata trascurata quella che era stata indicata come “questione costituzionale”
e questa sottovalutazione è costata una divisione di campo che ha favorito l’affermazione
del centro-destra. Centro-destra naturalmente coadiuvato anche dalla capacità
di utilizzo della formula elettorale al riguardo della quale si è verificata la
vera e propria bizzarria di proporne la modifica. Fino a questo punto però
siamo nell’ovvio e nel banale. Il punto da toccare invece riguarda proprio “l'involucro
politico” dentro cui è contenuto il programma di governo: fuori da un cumulo di
marginalità che alla fine formano un pesante macigno l’elemento che è emerge è
proprio quello costituzionale. Il tema che è stato posto sulle questioni
dirimenti della forma dello stato e della forma di governo. Invece di
attardarci sul discettare circa una presunta inevitabilità del connubio PD/
M5S, due soggetti in discesa che hanno perso quasi 7 milioni di voti in due,
causando un ulteriore slittamento di incredibilità del sistema, e ancora due
soggetti PD e M5S entrambi molto deboli sul piano della difesa costituzionale:
PD capace di appoggiare il referendum del 2016 e di votare questa formula
elettorale ponendo la fiducia per un proprio governo; M5S nato sull’idea della
democrazia diretta, dell’utilizzo improprio e sconsiderato del web, retto
sempre da un “uomo solo al comando”. È necessario aprire un confronto a tutto
campo sulla prospettiva della democrazia repubblicana e sulla configurazione
politica da fornire a un soggetto di sinistra misurato proprio sulla dimensione
del disegno istituzionale della Costituzione (Unità Nazionale, forma
parlamentare, sistema bicamerale “bi-fiduciario”).
UN RICORDO DI FRANCO FERGNANI
di
Roberto Taioli
Franco
Fergnani (1927-2009), è stato un maestro di stile umano e di stile filosofico
per moltitudini di studenti che si sono avvicendati con passione e meraviglia alle
sue lezioni di filosofia morale presso l’Università Statale di Milano. Stupiva
il suo tratto umano e il suo modo di porsi, come un filosofo itinerante, un flaneur del pensiero che filosofo era in
ogni luogo del quotidiano, fosse un corridoio, un caffè, un cinema. Forse filosofava
anche con sé stesso, in lunghi monologhi che dallo studio in Università, lo portavano,
carico di libri, alle aule, ove in qualche modo si ricomponeva per dar luogo
alla lezione, che tuttavia pareva già iniziata, affabulata in quel fraseggio
solitario. Da pochi anni scomparso in solitudine, così come era vissuto,
refrattario ad ogni logica di potere anche accademico, affascinava per l’ethos
che metteva nelle sue lezioni, affollatissime, e che costruiva sul momento, nel
senso che la traccia da lui prefigurata, andava intessendosi di mille
parentesi, di rinvii e peripezie linguistiche che, lungi dalla dispersione,
davano l’impronta di un pensiero in movimento, elastico, mobile, sollecitato, come
per l’oscillazione di un pendolo intellettuale. Rigorosissimo nel riscontro dei
testi, non ne rimaneva prigioniero, sapendo sempre leggere tra le righe il non-detto
o non ancora detto ma già in nuce annunciato, intuito, preformato, aprendo
nuove avventure al pensiero. Giunto a Milano agli inizi degli anni Settanta,
dopo una lunga scuola di insegnamento in licei di provincia, si inserì in quel
terreno fertile di ricerca filosofica che recepiva le voci di un marxismo
antidogmatico e critico (posizioni già abbozzate nel suo lontano libro del 1964
Marxismo e filosofia contemporanea) e
che lo condusse a dialogare con pensatori eterodossi quali Bloch, Merlau-Ponty,
Sartre, con un Gramsci affrancato da una lettura ortodossa, le cui idee
cominciavano allora a circolare in Italia e a penetrare anche nelle aule
accademiche. Il suo impegno anche morale e politico (ma non nel senso di una
militanza schierata) lo fece un punto di riferimento per molti giovani che
cercavano in Università un sapere non paludato e incrostato, ma dialettico,
aperto, utopico, nel senso usato da Fergnani in un suo bel corso sulla
problematica dell’utopia in Bloch. Una dispensa forse oggi andata perduta ma
preziosa. Ricordo che ad un esame (tra l’altro Fergnani fu correlatore nella mia
tesi di laurea discussa con Enzo Paci) egli notò che avevo fatto rilegare il
fascicolo della dispensa e incuriosito mi chiese candidamente come mai. Non
ricordo la mia risposta, se mai ci fu, ma da quell’accidente nacque un dialogo, un rapporto, anche perché ero l’ultimo
studente esaminato e dopo salimmo insieme nel suo ufficio nell’Istituto di Filosofia
continuando in un certo senso la conversazione dell’esame. Quando andai a
Parigi Fergnani mi chiese di cercargli alcuni libri su Sartre e su Gorz (fu il
primo, credo, ad assegnare una tesi di laurea a questa figura di cui in Italia
nulla fino ad allora era stato scritto) e al mio ritorno non smetteva mai di
ringraziarmi, anche se non tutti li avevo reperiti. Era un uomo gentile,
signorile, anche se c’era nel suo tratto umano un qualcosa di irrisolto,
probabilmente dovuto alla sua esperienza di internato in un lager nazista. Grande
conoscitore del pensiero di Sartre, dedicò la sua vita allo scandaglio di
questo pensatore.
La sua opera La cosa
umana. Esistenza e dialettica nella filosofia
di Sartre, oggi purtroppo introvabile, è un dialogo serrato con le asprezze
ma anche con le scoperte nascoste nei testi sartriani. Fergnani maieuticamente
ne enucleava il senso sotterraneo, aprendo prospettive impensate anche a chi si
incaponisse in letture stereotipate e di maniera. La sua lezione di rigore e di
umanità non dovrebbe andare perduta. Per questo sarebbe auspicabile che
qualcuno ritrovasse e salvasse dall’oblio i non pochi suoi scritti sotto forma
di articoli su varie riviste come “aut aut”, “Utopia” e altre ancora. Oggi
reperibile è infatti solo il suo Antonio
Gramsci. La filosofia della prassi nei Quaderni del carcere, pubblicato da
Unicopli nel 2011 e che trae origine da un suo vecchio corso universitario.
ANPI CRESCENZAGO
Venerdì 28 ottobre 2022, ore 20.30,
Piazza Costantino 5, Milano (MM2 Crescenzago, bus
56)
Proiezione del docufilm MASSAKER
di Lokman Slim e Monika Borgmann con la partecipazione di un compagno di ritorno da
Sabra e Chatila.
ANPI Crescenzago intende aprire porte e finestre sul
mondo contemporaneo,
in particolare informare e controinformare, e fare
memoria, sulle condizioni di oppressione e di privazioni che tanti popoli,
senza patria, umiliati e offesi, soffrono sotto il predominio di potenze grandi
e piccole. Si comincia con la memoria di un eccidio di 40 anni fa nel Libano,
in cui furono massacrati circa 3000 palestinesi. La strage avvenne fra le 6 del
mattino del 16 e le 8 del 18 settembre 1982 nel quartiere di Sabra e nel campo
profughi di Chatila, periferia ovest di Beirut. Il massacro fu perpetrato dai
corpi militari delle Falangi Libanesi, dall’esercito libanese del sud, con la
palese complicità delle truppe di occupazione israeliane. L’opinione pubblica
mondiale fu profondamente scossa e, nonostante tanta indignazione e diffuse
proteste, gli assassini restarono impuniti. Con immensa amarezza e forte
indignazione continuiamo a denunciare le terribili condizioni in cui versa il popolo
palestinese che da 73 anni lotta per la sua libertà contro l’oppressione e la
colonizzazione da parte dello Stato di Israele diventato sempre più razzista.
L’iniziativa si inserisce inoltre nella campagna di
informazione e di opposizione contro la proposta di un consigliere comunale di
Milano (capogruppo di Forza Italia), il quale ha presentato una mozione a dir
poco grottesca per intitolare al fondatore dello Stato di Israele Ben Gurion il
ponte di Crescenzago sul Naviglio Martesana, dedicato alla Madonna della Liberazione
dal nazifascismo.
Giuseppe Natale
POETI E GUERRA
E
pace sia!
Depongano le armi i nemici
per il semplice fatto che
non hanno diritti di potere
sulla morte...
Depongano le armi per timore
del Dio di tutti...
La pace, viatico di libertà sia
luce e
accechi i loro occhi assassini
pieni di odio.
E pace sia, portatrice di
bandiere
bianche
sventolate al cielo
per asciugare le lacrime
dei vinti...
Tutti vinti! non ci sono bandiere
nell'infinito
ma cimiteri inutili delle
genti morte
la cui causa è solo la vita, come
dono del destino.
Laura Margherita Volante
giovedì 27 ottobre 2022
DETRATTORI ED ENTUSIASTI
Di lettere, come i nostri
lettori possono immaginare, ne riceviamo parecchie. Ad averci augurato la morte
con bombe sulle nostre case solo un paio, ma a toglierci il saluto e l’amicizia
sono state parecchie persone. La guerra produce anche questi perversi effetti.
Quelli che conoscono le posizioni di “Odissea”, e le mie in particolare, in
verità non avrebbero dovuto stupirsi. Sono vent’anni che “Odissea” scrive
contro armi, eserciti, industrie di morte, alleanze militari, esperimenti
nucleari, ricerche per assassinare il genere umano, mercanti, politici, Governi
e capi di Stato necrofori. Il disarmo, la pace, l’antimilitarismo, sono
questioni che hanno contaminato sin da subito la mia attività di scrittore e di
intellettuale militante. Ne troverete traccia nei componimenti poetici, nei
racconti, nei romanzi, nei testi teatrali, nelle fiabe, negli articoli
giornalistici, nei saggi, negli aforismi e persino negli scritti di critica
d’arte, di letteratura e quant’altro. Persino il CD di musica sacra Mater
purissima contiene brani cantati che vi fanno esplicito riferimento. E
molti di quanti mi hanno tolto l’amicizia hanno comprato quel CD o sono venuti
nella chiesa di San Bernardino alle Ossa in Piazza Santo Stefano a sentire
quella musica, o possiedono miei libri. Avrebbero dovuti allarmarsi, (mi
scuso per questo termine militaresco) e proporre immediatamente il mio ricovero
in manicomio, se mi fossi intruppato anch’io nel partito dei guerrafondai.
Avrebbero avuto ragione di dire: “Gaccione è uscito di senno. Se ha potuto
ripudiare le idee di tutta una vita vuol dire che è divenuto pazzo”. Poiché ho
ripetuto e argomentato fino alla noia le ragioni della mia avversione a tutta
quella barbarie, mi limito a citare ora le parole non di Marx o di Bakunin, non
di Malatesta o della Luxenburg, ma di un religioso, poeta e partigiano di nome
David Maria Turoldo. Turoldo diceva una cosa semplicissima: per sapere da che
parte stare e non sbagliare mai, dobbiamo scegliere l’umano contro il
disumano. “Odissea” ha scelto di stare con il senso di umanità dei
pacifisti e dei disarmisti, contro la disumanità dei guerrafondai. Di recente
ne abbiamo ricevute due di lettere, una da parte di un lettore che ci accusa di
parlare di pace, disarmo, trattative, perché aspiriamo al Premio Nobel per la
pace; un’altra che, esagerando con le lodi, ci vorrebbe proporre a quel premio.
Rassicuriamo entrambi i lettori: non corriamo questo rischio, negli ultimi
tempi lo hanno attribuito a spregevoli guerrafondai: Obama, Begin, ecc. e
dunque per l’Accademia di Stoccolma c’è solo l’imbarazzo della scelta. Ecco le
due lettere. [A.G.]
Domenica 23 ottobre 2022
Perché scrivete tanto
contro la guerra? Non se ne può più. Volete il Premio Nobel? Fatevene una ragione.
R. B.
Caro Angelo,
per il tuo impegno a favore della pace e
della giustizia nel mondo, ti proporrei per un premio Nobel. Sei un uomo al di
sopra delle parti e vedi sempre il lato giusto delle situazioni e degli eventi.
Proponi soluzioni che vanno nella giusta direzione a favore del bene
comune. Ah, se la società fosse formata da
persone umane, sensibili, partecipi, attive e combattive che la pensano come
te, tutti vivrebbero in un mondo ideale e fatto a misura d’uomo! Ti ammiro e ti stimo per le tue
battaglie che porti avanti con slancio, passione, senso pratico e continuità.
Il tuo coraggio intellettivo è encomiabile. Trovi sempre le parole giuste e
appropriate per portare avanti le tue tesi con argomentazioni pertinenti e che
vanno al cuore dei problemi. Le tue analisi sono convincenti e fanno riflettere in quanto sono bene
argomentate e vanno al nocciolo delle questioni. Tutto ciò che dici non fa una
piega; solo uno stolto e chi è troppo di parte non potrebbero comprendere il
tuo dissenso mirato. Agli
occhi di qualcuno, sembra che tu sia tropo ripetitivo a insistere sugli stessi
argomenti, però i benpensanti apprezzano il tuo zelo e ti incoraggiano a non
mollare mai la presa; le parole che tu spendi non sono mai troppe: è meglio
essere ripetitivo che mettere la testa nella sabbia come lo struzzo.
Buona vita e buon lavoro
Carmine Scavello
Nota: ho scritto di getto e non riletto volutamente; perdona le mie
imperfezioni o parole fuori luogo e fuori tempo.
NON CE N’ERAVAMO
ACCORTI
di Vincenzo Rizzuto
Cosenza. Perbacco, non ci eravamo
accorti che la Meloni era un’antifascista convinta, impegnata, nel combattere
con eroico furore ogni rigurgito del triste Ventennio, molto di più dei nostri
cari ‘compagni’ della rovinosa sinistra degli ultimi venti trent’anni della
politica italiana! Per renderci conto dell’abbaglio è stato necessario portare
la medesima Meloni allo scranno di Palazzo Chigi, e l’altro antifascista
sfegatato Larussa al comando di Palazzo Madama, luoghi dove finalmente i due,
con la iattanza dell’accento romanesco più stridente, hanno dichiarato alla
nazione la loro fede politica più adamantina: ‘Noi con il fascismo non abbiamo
nulla in comune, ai tempi del Duce non eravamo ancora nati, basta con le
mistificazioni! Noi vogliamo solo chiudere i porti; smontare definitivamente
l’unità europea in nome dell’autarchia; continuare a non invocare la pace come
unico rimedio contro la guerra; abolire il reddito di cittadinanza; proibire di
essere poveri, non far pagare ai ricchi alcuna tassa con la flat tax; non disturbare
i no-vax; non rendere obbligatorio l’uso
della mascherina, tagliare le spese inutili come quelle della Scuola pubblica
come già aveva fatto il cavaliere con la ministra Gelmini; presenziare, perché
no, le manifestazioni antifasciste insieme a quelle della repubblica di Salò;
continuare a non dare peso alle fandonie dei conflitti d’interesse e ignorare
la grande evasione fiscale, da convinti assertori dell’idea che i grandi
profitti privati non debbano essere disturbati dalle esigenze dello Stato
sociale. Ecco, queste grandi linee della politica della nuova destra
‘antifascista’ sicuramente faranno della nuova maggioranza governativa una
esperienza davvero ‘storica’.
A volte affidare le pecore al lupo risolve
definitivamente il problema della guardiania; un po’ come succede, mi si passi
l’esagerazione, con le ville al mare, abbandonate nei periodi invernali,
quando, per salvarle dagli atti vandalici, le si affida alla medesima delinquenza
organizzata: quale migliore garanzia?