UNA NUOVA ODISSEA...

DA JOHANN GUTENBERG A BILL GATES

Cari lettori, cari collaboratori e collaboratrici, “Odissea” cartaceo ha compiuto 10 anni. Dieci anni di libertà rivendicati con orgoglio, senza chiedere un centesimo di finanziamento, senza essere debitori a padroni e padrini, orgogliosamente poveri, ma dignitosi, apertamente schierati contro poteri di ogni sorta. Grazie a tutti voi per la fedeltà, per la stima, per l’aiuto, per l’incoraggiamento che ci avete dato: siete stati preziosi in tutti questi dieci anni di vita di “Odissea”. Insieme abbiamo condiviso idee, impegni, battaglie culturali e civili, lutti e sentimenti. Sono nate anche delle belle amicizie che certamente non saranno vanificate. Non sono molti i giornali che possono vantare una quantità di firme prestigiose come quelle apparse su queste pagine. Non sono molti i giornali che possono dire di avere avuto una indipendenza di pensiero e una radicalità di critica (senza piaggeria verso chicchessia) come “Odissea”, e ancora meno quelli che possono dire di avere affrontato argomenti insoliti e spiazzanti come quel piccolo, colto, e prezioso organo. Le idee e gli argomenti proposti da "Odissea", sono stati discussi, dibattuti, analizzati, e quando occorreva, a giusta ragione “rubati”, [era questa, del resto, la funzione che ci eravamo assunti: far circolare idee, funzionare da laboratorio produttivo di intelligenza] in molti ambiti, sia culturali che politici. Quelle idee hanno concretamente e positivamente influito nella realtà italiana, e per molto tempo ancora, lo faranno; e anche quando venivano avversate, se ne riconosceva la qualità e l’importanza. Mai su quelle pagine è stato proposto qualcosa di banale. Ma non siamo qui per tessere le lodi del giornale, siamo qui per dirvi che comincia una una avventura, una nuova Odissea...: il gruppo redazionale e i responsabili delle varie rubriche, si sono riuniti e hanno deciso una svolta rivoluzionaria e in linea con i tempi ipertecnologici che viviamo: trasformare il giornale cartaceo in uno strumento più innovativo facendo evolvere “Odissea” in un vero e proprio blog internazionale, che usando il Web, la Rete, si apra alla collaborazione più ampia possibile, senza limiti di spazio, senza obblighi di tempo e mettendosi in rapporto con le questioni e i lettori in tempo reale. Una sfida nuova, baldanzosa, ma piena di opportunità: da Johann Gutenberg a Bill Gates, come abbiamo scritto nel titolo di questa lettera. In questo modo “Odissea” potrà continuare a svolgere in modo ancora più vasto ed efficace, il suo ruolo di laboratorio, di coscienza critica di questo nostro violato e meraviglioso Paese, e a difenderne, come ha fatto in questi 10 anni, le ragioni collettive.
Sono sicuro ci seguirete fedelmente anche su questo Blog, come avete fatto per il giornale cartaceo, che interagirete con noi, che vi impegnerete in prima persona per le battaglie civili e culturali che ci attendono. A voi va tutto il mio affetto e il mio grazie e l'invito a seguirci, a collaborare, a scriverci, a segnalare storture, ingiustizie, a mandarci i vostri materiali creativi. Il mio grazie e la mia riconoscenza anche ai numerosi estimatori che da ogni parte d’Italia ci hanno testimoniato la loro vicinanza e la loro stima con lettere, messaggi, telefonate.

Angelo Gaccione
LIBER

L'illustrazione di Adamo Calabrese

L'illustrazione di Adamo Calabrese

FOTOGALLERY DECENNALE DI ODISSEA

FOTOGALLERY DECENNALE DI ODISSEA
(foto di Fabiano Braccini)

Buon compleanno Odissea

Buon compleanno Odissea
1° anniversario di "Odissea" in Rete (Illustrazione di Vittorio Sedini)


"Fiorenza Casanova" per "Odissea" (Ottobre 2014)

lunedì 31 ottobre 2022

IL COMMENTO
di Franco Continolo


La notizia del giorno è che, in seguito agli attacchi alla base di Sebastopoli, la Russia esce dall'accordo sul grano. La notizia era, come si suol dire, nell’aria dopo che Putin aveva minacciato il passo se fosse arrivata conferma del sospetto che l’esplosivo usato per far saltare il ponte di Crimea era uscito da Odessa su una nave carica di grano. Alla decisione russa deve aver contribuito anche il giudizio, più volte espresso dal presidente, che l’accordo era stato tradito perché solo il 2 - 3% del grano andava ai paesi poveri. La conferma ufficiale sulla provenienza dell’esplosivo usato per il ponte non pare ancora esserci; in compenso il comunicato di ieri del ministero della Difesa russo accusa la Gran Bretagna di essere direttamente responsabile sia dell’attacco a Sebastopoli, sia dell’attentato al gasdotto Nord Stream. Dopo la serie di telefonate che nello scorso fine settimana hanno visto il ministro della Difesa russo impegnato ad ammonire i colleghi occidentali dal giocare la carta della bomba sporca, tipico prodotto da pataccari, la Gran Bretagna, il regno dei pataccari, appare sempre più nel mirino dei russi. La Russia ha portato la questione della bomba sporca anche al Consiglio Sicurezza delle Nazioni Unite, con il risultato che l’IAEA, l’agenzia atomica, secondo quanto riferisce l’ambasciatore Nebenzia, si è detta pronta a vigilare. La garanzia di Grossi non è il massimo, ma non ha alternative. L’escalation per adesso si limita agli avvertimenti, alle parole; è tuttavia evidente che l’allargamento della guerra è in atto. Alla brutta sensazione dell'escalation, questa volta direttamente verso la guerra nucleare, contribuisce lo sdoganamento dell’arma atomica nella strategia americana. Con il documento appena varato dal Pentagono, che viene illustrato da Emma Claire Foley, la bomba esce infatti dal limbo della deterrenza per diventare protagonista del campo di battaglia. L’effetto immediato della nuova strategia, nota la Foley, non è solo di assicurare per il futuro ricchi bilanci all’apparato industrial-militare, ma di compromettere ogni ipotesi di accordo internazionale sul controllo e la riduzione delle armi nucleari. All’escalation contribuiscono infine i commentatori “mainstream” che parlano ormai correntemente di terza guerra mondiale. Caitlin Johnstone riporta esempi da Foreign Affairs, WP, Foreign Policy, New Yorker, ecc. I tratti comuni a tutti sembrano due: che la guerra sia inevitabile – in altre parole, che gli Stati Uniti non abbiano responsabilità per il suo accadere; e che tutti abbiano fatto proprio il motto mussoliniano “molti nemici, molto onore”. Il riferimento è ovviamente a Russia e Cina che vanno affrontate insieme per la maggior gloria dell’industria militare.     

 

 

IN PIAZZA CONTRO LA GUERRA
 


Manifestazione Nazionale contro la guerra sabato 5 novembre a Roma. Ritrovo in piazza della Repubblica alle ore 12. Corteo ore 13.
Interventi dal palco in Piazza San Giovanni in Laterano ore 15.
 
Unione Popolare aderisce e invita a partecipare alla manifestazione pacifista del 5 novembre. Non si può assistere passivamente all’escalation della guerra in Ucraina che rischia sempre più di trasformarsi in conflitto nucleare mentre cresce ogni giorno il numero delle vittime.
Bisogna fermare la guerra e imporre la via della trattativa e della soluzione diplomatica. Per questo condanniamo le posizioni assunte dall’Italia e dall’Unione Europea che sostengono la prosecuzione della guerra a oltranza fino alla riconquista della Crimea e in tal modo impediscono ogni possibilità di un immediato cessate il fuoco. Non è questa la strada per porre fine al massacro. Il governo Meloni prosegue sulla linea del governo Draghi di totale allineamento ai diktat di USA e NATO. La maggioranza dei partiti presenti in parlamento è schierata per la prosecuzione dell’invio delle armi e per l’aumento delle spese militari. Per dire no a questa follia bellicista è importante essere tantissime/i il 5 novembre a Roma. Noi di Unione Popolare parteciperemo con la coerenza del nostro impegno per la pace che ci ha caratterizzato fin dall’inizio del conflitto. Abbiamo condannato la sciagurata invasione di Putin ma al tempo stesso abbiamo denunciato le responsabilità della NATO e il ruolo del nazionalismo di estrema destra in Ucraina a partire dal 2014. Chiediamo che il nostro paese assuma iniziative concrete di ripudio della guerra in attuazione dell’articolo 11 della Costituzione: stop all’invio di armi e alle sanzioni, ritiro dei contingenti dai confini con la Russia, ruolo attivo per il cessate il fuoco e la convocazione di una conferenza di pace, taglio delle spese militari, firma del trattato Onu per la proibizione delle armi nucleari e rifiuto di ospitare ordigni nucleari in Italia. Il 4 novembre promuoveremo presidi e iniziative in tutta Italia contro la guerra, contro la guerra ai poveri, contro la guerra ai migranti.


Coordinamento di Unione Popolare
 

IL PRESIDENTE E LA GUERRA
di Alfonso Navarra*

 
Cara/o presidente cristiano Meloni
 
In vista della mobilitazione del 5 novembre ti avanziamo una proposta che riteniamo vada nel senso della tua ricerca di soluzioni pratiche e nonviolente al problema di come fermare l’escalation bellica con epicentro Ucraina.
Un tuo bell’intervento, firmato con altri 43 presidenti, termina con l’invito a “percorrere l’utopia della Pace”, citando Papa Francesco all’Angelus del 24 marzo 2022:
La vera risposta non sono altre armi, altre sanzioni, altre alleanze politico-militari ma un'altra impostazione, un modo diverso di governare il mondo e di impostare le relazioni internazionali”.
La manifestazione del 5 novembre, nel suo senso politico, è un tentativo di messa in pratica di un altro invito del Papa, ad un Angelus più recente (3 ottobre 2022):
In nome di Dio e in nome del senso di umanità che alberga in ogni cuore, rinnovo il mio appello affinché si giunga subito al cessate il fuoco. Tacciano le armi e si cerchino le condizioni per avviare negoziati capaci di condurre a soluzioni non imposte con la forza, ma concordate, giuste e stabili”.
È un tentativo, quello di Europe for Peace, a nostro giudizio parziale, perché il “tacciano le armi” per “consentire all’ONU di avviare negoziati positivi”, risulterebbe più forte e credibile alle seguenti condizioni, che esprimono coerenza tra il mezzo e il fine (“sii il cambiamento che vuoi vedere realizzato”).
 
*Disarmisti Esigenti

BETTINI A VENEZIA



Presentazione del libro Pamphlet ecologico di Virginio Bettini on line e a contatto con l’università IUAV di Venezia. Evento in diretta Facebook presso IUAV di Venezia.

Pamphlet ecologico, è un libro postumo di Virginio Bettini, un uomo libero e giusto, un maestro per generazioni di studenti, un supporto scientifico per centinaia di comitati ed associazioni ambientaliste. Virginio è stato docente dell’Istituto Universitario di Architettura di Venezia (ora Università IUAV di Venezia), eurodeputato dei Verdi arcobaleno, e uno dei maggiori esponenti dell’ecologismo scientifico (una parola orrenda in uso negli anni ’90).
Il libro, che tratta temi di ecologia, città paesaggio e pianeta, risponde a molte domande, ed è a cura di Maurizio Acerbo, Fabrizio Cracolici, Laura Tussi, con la prefazione di Laura Tussi e Fabrizio Cracolici; l’introduzione di Maurizio Acerbo, un intervento di Paolo Ferrero, la postfazione di Alfonso Navarra e il contributo di David Boldrin Weffort parla dei temi dell’ecologia per il futuro nostro e del pianeta, in modo semplice, lucido, simpatico e soprattutto contro la guerra.
Mercoledì 9 novembre 2022 dalle ore 16:00 alle 17:00
Link dell’evento:
https://fb.me/e/2mRDGzDv5

 

HALLOWEEN E IDIOTI







domenica 30 ottobre 2022

LA RIFLESSIONE
di Franco Continolo



Eurafrica.
 
Se in Europa si ricomincia a pensare e a discutere, la prima questione è ovviamente la pace: lasciando che la guerra - lo scontro tra due superpotenze nucleari - segua il proprio corso, l’unico futuro immaginabile è la fine del mondo. La pace richiederà una ridefinizione dei rapporti con gli Stati Uniti; quindi, sarà comunque un processo lungo e difficile, esso pure a rischio di guerra. Ma se l’Europa, in toto o in parte significativa, troverà il coraggio di togliere l’appoggio incondizionato all’Ucraina, può aprirsi un periodo molto fecondo, come è stato il dopoguerra. Di questo periodo ricorda un aspetto particolare il filosofo Étienne Balibar nella prefazione a un libro di due storici svedesi, che ha per oggetto la relazione del progetto europeo con il colonialismo. Eurafrique è la parola che definisce il dibattito di allora, e della quale gli autori raccontano l’infelice sorte. Oggi, avendo ridotto l’Africa a fornitrice di immigrazione indesiderata, oltre che di risorse naturali, in particolare di gas, siamo forse al punto più basso, la povertà del dibattito svoltosi all’ultimo vertice UE-Africa, pochi giorni prima dello scoppio della guerra, ne è prova. Il saggio di Balibar è molto interessante per la ricchezza di spunti e di riferimenti storici: il suo valore però sarebbe forse maggiore se lo si integrasse con il pensiero di Alexandre Kojève. È infatti l’idea di impero che manca nel saggio (oltre che nei propositi dei governi europei contemporanei), senza la quale gli stati europei difficilmente riusciranno a liberarsi di un passato di colonialismo e di guerre. Perché si debba passare dallo stato-nazione all’impero, Kojève lo spiega nelle prime, illuminanti righe di L’empire latin, un saggio del 1945. Diffidando della Germania, che conosceva bene, l’autore pensava a un’unione degli stati mediterranei; in realtà, sciolti gli stati-nazione, non si vede perché i Länder tedeschi non potrebbero tornare agli splendori dell’Ottocento, onorando l’Europa, anziché umiliarla, ed essere a propria volta umiliati, come è oggi ancora una volta la Germania.  

 

IL MINISTERO CAMBIA NOME
di Antonia Sani


Ministero dell’Istruzione e del merito”?    
 
Quando il Ministero della Pubblica Istruzione venne cambiato in Ministero della “Pubblica Istruzione” dal ministro Berlinguer, la scomparsa di “pubblico” portò con sé la legge di parità, l’Autonomia Scolastica, i tagli alla Scuola statale. Fu la porta aperta alla “buona scuola” di Renzi. La “libertà di insegnamento”, riconosciuta costituzionalmente, elemento base delle democrazie (documento dei 500), come il tentativo di far esplodere l'unità della categoria dei docenti. Un tratto comune a tutte queste contro-riforme fu il mantra del presunto “merito”, dietro al quale si nasconde l’attacco alla libertà d’insegnamento, riconosciuta costituzionalmente, elemento base delle democrazie, e il tentativo di far esplodere l’unità della categoria dei docenti, quindi il contratto nazionale. Dal 1999, quasi tutti i governi hanno provato a scardinare questi due elementi, compreso l’ultimo di essi. Ora, Meloni decide di cambiare addirittura il nome del Ministero, che diventa “dell’Istruzione e del merito”. Potrebbe sembrare semplicemente ridicolo: è come se il Presidente della Repubblica diventasse di colpo “Presidente della Repubblica e dell’equità”, oppure “Presidente della Repubblica e della prosperità”.  
Di quale “merito” si parla? Nel programma di Fratelli d’Italia troviamo: potenziamento delle scuole paritarie, voucher per le famiglie da poter spendere a scelta nelle statali o nelle paritarie, riduzione di un anno della scuola superiore, apertura ai privati per la scuola statale. Poi, naturalmente e come d’abitudine nel bla bla bla di tutti i programmi di tutti i governi, c’è la “valorizzazione dei docenti con avvicinamento agli stipendi europei”. Ma ad una condizione: la formazione continua. E qui il gioco dell’oca riparte da capo, da Berlinguer, dalla Gelmini, da Renzi, da Draghi: volete uno stipendio decente, cari insegnanti? Piegatevi alla distruzione della libertà d’insegnamento. E sì, perché l’aggiornamento di oggi non è quello delle discipline, del sapere, della libera ricerca didattica e del confronto sui metodi: è quello ministeriale, dell'indottrinamento per imporre una didattica di regime, orientata a distruggere le discipline a favore di una scuola-animazione nella quale un po’ si lavora, un po’ si fanno “esperienze”, un po’ si parla di problemi sociali e personali in modo generico e propagandistico, un po’ si seducono gli allievi, il tutto in modo  naturalmente “tecnologico”.
Per fortuna, tra il dire e il fare, c’è tutto lo spazio della lotta, più attuale che mai. Prepariamoci!

  

PETIZIONE S.O.S. BOLLETTE



Impegna la Giunta Regionale Lombarda a discutere le mozioni 657, 713 e 810.
 
La raccolta firme avviene il martedì sotto il palazzo di Regione, dalle 10 alle 18. Non c’è un termine essendo una petizione e su un tema sempre valido fin quando sarà vivo il problema.
 
1. ad individuare le possibili migliori misure economiche, in aggiunta al reddito di base per i cittadini lombardi sotto la soglia di povertà, atte a garantire aiuti alle famiglie e alle persone anche per sostenere le spese relative alle utenze domestiche, alimentari e comunque necessarie su cui influiscono gli aumenti di luce e gas.
2. ad individuare eventuali possibili misure di sostegno per le imprese lombarde per far fronte all’aumento dei costi di energia e gas e compensare l’aumento dei prezzi dei carburanti sulla filiera dei trasporti e della logistica.
3. ad impegnare le risorse derivanti dalle riduzioni di parte corrente (€ 3.000.000,00 nell’esercizio 2022 ed € 5.000.000,00 negli esercizi 2023 e 2024) per sostenere urgentemente le imprese lombarde e i cittadini nel far fronte all’aumento dei costi di energia, gas e carburante nell’attesa che il Governo individui misure di sostegno strutturali e non temporanee.
4. a farsi promotori presso il Governo e in tutte le sedi competenti dell’introduzione/rinnovo di ogni possibile misura di contrasto all’aumento dei costi di elettricità, gas e carburante, dell’introduzione del salario minimo per tutti i lavoratori; e, in ogni caso, ad individuare con sollecitudine le migliori misure economiche da mettere in campo per l’adozione del reddito di base per i cittadini lombardi in stato di bisogno o non autosufficienza.
 
Luigi Piccirillo

A TORINO AL CIRCOLO DEI LETTORI


Cliccare sulla locandina per ingrandire


 

sabato 29 ottobre 2022

SPIGOLATURE
di Angelo Gaccione
 

La capretta di Alberto.
 
Sono amico di Alberto Casiraghy da molti anni; da molto prima di quando ha sostituito la i italiana del suo cognome nella y. Mi ricordo la prima volta che andai a trovarlo in quel di Osnago in una villetta tutta sua, incredibilmente piena di oggetti e sculture di ogni genere. Con le sue tante creazioni in miniatura, i disegni, il torchio a mano con cui stampava i meravigliosi libretti a tiratura limitata suoi e di tutti noi: poeti, aforisti, letterati, artisti e che sono andati in ogni dove, diventando anche “oggetti da collezione”. E il suo immancabile violino, e le galline che razzolavano dentro e fuori casa, e i conigli, e le verdure che poteva raccogliere all’istante per farti quello che lui con civetteria chiamava “risottino francescano”, e la capretta… Giorni fa mi ha mandato un saluto proprio con la foto di una sua capretta. Una capretta colta sull’uscio di casa con davanti al muso un cartiglio su cui ha voluto riprodurre la scritta amichevole di benvenuto. In verità la scritta è in inglese, welcome, e questo è un vero tradimento della nostra magnifica e bellissima lingua. Ma è un peccato veniale e glielo perdono. Ho sempre invidiato gli amici che hanno avuto la doppia fortuna di avere una casa con davanti un orto o un giardino e quella di potere andare in ogni dove, ma rimanere ancorati al luogo dove si è nati, a quello della propria lingua, degli affetti sicuri, e dove si sarà seppelliti. A me invece è toccata una vita nomade. Ma l’arrivo della foto della capretta di Alberto mi ha fatto bene: sia perché il saluto affettuoso di un amico che ti raggiunge in un altro luogo è sempre il benvenuto, sia perché ho una considerazione particolare per le caprette, come ce l’ho per gli asini. Animali per niente stupidi o sottomessi. Io li considero intelligenti, caparbi, umili, miti, generosi, e sommamente utili. Il contrario di tanti bipedi in circolazione: arroganti, maligni, guerrafondai, disonesti, e assolutamente nocivi per il genere umano.

INFLAZIONE
di Franco Carabelli



L’inflazione è un fenomeno monetario, non causato dalla quantità di moneta. Ci può essere inflazione causata da eccesso di domanda quando la capacità produttiva di breve periodo è pienamente utilizzata (85%) nella definizione di Keynes di breve periodo (gli investimenti reali allargano o approfondiscono, con il progresso tecnico, la capacità produttiva data nel breve periodo ma i beni di investimento nella teoria di Keynes hanno un periodo di produzione che è più lungo del breve periodo ipotizzato da Keynes. Ovviamente, si possono importare i beni di investimento che non si è in grado di produrre, ma questa è un’altra storia. Il lungo periodo nella teoria di Keynes è una sequenza di breve periodo. Si può avere un’inflazione causata da aumenti nei salari monetari, un’inflazione causata da un aumento delle materie prime o dei cereali, un’inflazione da aumento dei margini di profitto, un’inflazione da cambio, oppure un’inflazione causata da colli di bottiglia nell’offerta (covid). E un’inflazione causata da una mescolanza di queste cause molteplici. Si può anche avere un’inflazione in alcuni settori dell’economia e deflazione in altri (un mutamento non proporzionale nei prezzi relativi dei settori).
C’è anche un’inflazione da guerra. E anche un’iperinflazione come quella tedesca durante la Repubblica di Weimar che fu dovuta a un insieme di cause diverse, in parte dovuta alla stampa di moneta e alla monetizzazione del debito tedesco. Questo è, in breve, la mia visione delle cause dell’inflazione. Non parlo qui dell’inflazione delle attività finanziarie, bolle finanziarie, o delle bolle immobiliari.



Vediamo le politiche di controllo dell’inflazione.
Le banche centrali possono avere controllo solo sull’inflazione da eccesso di domanda creando recessione attraverso un aumento dei tassi di interesse. Esse non hanno un controllo diretto su tutte le altre cause dell’inflazione. Un controllo indiretto dell’inflazione può essere ottenuto dalle banche centrali usando il tasso di cambio (esempio dollaro/euro) per controllare l’inflazione importata o creando disoccupazione per controllare l’inflazione da salari monetari. Non possono controllare il prezzo delle materie prime o dei cereali, se non creando una recessione mondiale e un rallentamento della domanda internazionale di questi beni rari. Nella situazione corrente, le banche centrali (la Fed e la BCE ma anche tutte le altre banche centrali) stanno cercando di controllare l’inflazione come se l’inflazione fosse causata da un eccesso di domanda, cosa che non è. Le banche centrali non hanno strumenti appropriati per controllare le altre cause dell’inflazione. Perché lo fanno? Per difendere la loro credibilità di fronte ai mercati finanziari? Causano una bancarotta dei mercati finanziari, dei fondi pensione, e poi una recessione mondiale, e maggiore disoccupazione solo per non ammettere che non sanno che cosa fare e non hanno gli strumenti monetari adatti per agire su queste altre cause dell’inflazione e per difendere la loro credibilità? Mi sembra una politica monetaria sciagurata. Che fare allora? Non usare la politica monetaria restrittiva, per controllare l’inflazione usare la politica fiscale.
 

 

 

IL PENSIERO DEL GIORNO

 
Il fascismo è morto, sepolto?
I virus non muoiono mai…
appena c’è il calo delle difese immunitarie
spuntano come funghi”.
 
Laura Margherita Volante
 

SELLA A HORAFELIX




A NAPOLI




VERSI



All’emigrante velleitario


Ti ho visto lasciare la terra natale
e fuggire l’origine della tua gente
per andare dove pare si faccia baldoria
in una risoluzione che non fa morale.
Considera che non è cosa onesta
lasciare il proprio paese nella miseria
e quel che sarebbe il tuo dovere,
quello d’aiutare chi ti è fratello
siccome parla pure con la tua lingua.
Quei paesi che a te paiono di cuccagna,
hanno gli altari intrisi del sangue
di quelli che caddero per il pane
così che a tanto li portò il lavoro. 
Tutte le luci che qui vedi sfavillare,
sono in realtà i ceri di quei morti
ed è per questo che ti fermo il passo.
Ora che godere vuoi del nostro pianto ereditato,
tu che già fosti crudo al lacrimare dei tuoi.


Mazza Terenzio


[Non sappiamo a chi concretamente abbia voluto riferirsi l’autore di questi versi. Da tempo non vediamo che disperati in fuga: da guerre, da miserie, da carestie, da persecuzioni. Ma è vero che i luoghi dove questa gente approda non sono l’Eldorado e sono invece altrettanti luoghi di miseria, di sfruttamento, di discriminazione.]

venerdì 28 ottobre 2022

SI RAVVEDERANNO


Renitenti alla pace”, con questa efficacissima locuzione il mio amico critico letterario e giornalista Federico Migliorati ha definito quanti in questi mesi si sono opposti ad ogni soluzione che non fosse il conflitto, rispetto alla tragedia ucraina. Da Ferrara un’altra preziosa amica, Erminia Scaglioni, ci ha invitati alla speranza; il suo amato fratello sacerdote prematuramente scomparso, odiava le armi quanto noi, e ha dedicate diverse riflessioni ai temi della pace lasciandone traccia su diversi quaderni inediti. Alla pazienza ci invita anche il messaggio arrivato da Catania di un altro amico, il poeta siciliano Renato Pennisi: “Pazienza. C’è sempre qualcuno allergico alla pace. Si ravvederà”. Ne siamo convinti, ed è per questo che perseveriamo. Già gli italiani favorevoli ad un cessate il fuoco sono diventati schiacciante maggioranza. Ora vedremo se governo e partiti oseranno far finta di niente. [A. G.]

L’INVOLUCRO POLITICO
di Franco Astengo

 
Il senso complessivo del discorso di investitura tenuto dalla neopresidente del Consiglio davanti alla Camera non può essere semplicemente catalogato usando usuali categorie: ne va visto il fondamento soprattutto sul piano che potremmo definire dell’involucro politico. Nel corso della campagna elettorale è stata trascurata quella che era stata indicata come “questione costituzionale” e questa sottovalutazione è costata una divisione di campo che ha favorito l’affermazione del centro-destra. Centro-destra naturalmente coadiuvato anche dalla capacità di utilizzo della formula elettorale al riguardo della quale si è verificata la vera e propria bizzarria di proporne la modifica. Fino a questo punto però siamo nell’ovvio e nel banale. Il punto da toccare invece riguarda proprio “l'involucro politico” dentro cui è contenuto il programma di governo: fuori da un cumulo di marginalità che alla fine formano un pesante macigno l’elemento che è emerge è proprio quello costituzionale. Il tema che è stato posto sulle questioni dirimenti della forma dello stato e della forma di governo. Invece di attardarci sul discettare circa una presunta inevitabilità del connubio PD/ M5S, due soggetti in discesa che hanno perso quasi 7 milioni di voti in due, causando un ulteriore slittamento di incredibilità del sistema, e ancora due soggetti PD e M5S entrambi molto deboli sul piano della difesa costituzionale: PD capace di appoggiare il referendum del 2016 e di votare questa formula elettorale ponendo la fiducia per un proprio governo; M5S nato sull’idea della democrazia diretta, dell’utilizzo improprio e sconsiderato del web, retto sempre da un “uomo solo al comando”. È necessario aprire un confronto a tutto campo sulla prospettiva della democrazia repubblicana e sulla configurazione politica da fornire a un soggetto di sinistra misurato proprio sulla dimensione del disegno istituzionale della Costituzione (Unità Nazionale, forma parlamentare, sistema bicamerale “bi-fiduciario”).

 

UN RICORDO DI FRANCO FERGNANI
di Roberto Taioli

 
Franco Fergnani (1927-2009), è stato un maestro di stile umano e di stile filosofico per moltitudini di studenti che si sono avvicendati con passione e meraviglia alle sue lezioni di filosofia morale presso l’Università Statale di Milano. Stupiva il suo tratto umano e il suo modo di porsi, come un filosofo itinerante, un flaneur del pensiero che filosofo era in ogni luogo del quotidiano, fosse un corridoio, un caffè, un cinema. Forse filosofava anche con sé stesso, in lunghi monologhi che dallo studio in Università, lo portavano, carico di libri, alle aule, ove in qualche modo si ricomponeva per dar luogo alla lezione, che tuttavia pareva già iniziata, affabulata in quel fraseggio solitario. Da pochi anni scomparso in solitudine, così come era vissuto, refrattario ad ogni logica di potere anche accademico, affascinava per l’ethos che metteva nelle sue lezioni, affollatissime, e che costruiva sul momento, nel senso che la traccia da lui prefigurata, andava intessendosi di mille parentesi, di rinvii e peripezie linguistiche che, lungi dalla dispersione, davano l’impronta di un pensiero in movimento, elastico, mobile, sollecitato, come per l’oscillazione di un pendolo intellettuale. Rigorosissimo nel riscontro dei testi, non ne rimaneva prigioniero, sapendo sempre leggere tra le righe il non-detto o non ancora detto ma già in nuce annunciato, intuito, preformato, aprendo nuove avventure al pensiero. Giunto a Milano agli inizi degli anni Settanta, dopo una lunga scuola di insegnamento in licei di provincia, si inserì in quel terreno fertile di ricerca filosofica che recepiva le voci di un marxismo antidogmatico e critico (posizioni già abbozzate nel suo lontano libro del 1964 Marxismo e filosofia contemporanea) e che lo condusse a dialogare con pensatori eterodossi quali Bloch, Merlau-Ponty, Sartre, con un Gramsci affrancato da una lettura ortodossa, le cui idee cominciavano allora a circolare in Italia e a penetrare anche nelle aule accademiche. Il suo impegno anche morale e politico (ma non nel senso di una militanza schierata) lo fece un punto di riferimento per molti giovani che cercavano in Università un sapere non paludato e incrostato, ma dialettico, aperto, utopico, nel senso usato da Fergnani in un suo bel corso sulla problematica dell’utopia in Bloch. Una dispensa forse oggi andata perduta ma preziosa. Ricordo che ad un esame (tra l’altro Fergnani fu correlatore nella mia tesi di laurea discussa con Enzo Paci) egli notò che avevo fatto rilegare il fascicolo della dispensa e incuriosito mi chiese candidamente come mai. Non ricordo la mia risposta, se mai ci fu, ma da quell’accidente nacque un dialogo, un rapporto, anche perché ero l’ultimo studente esaminato e dopo salimmo insieme nel suo ufficio nell’Istituto di Filosofia continuando in un certo senso la conversazione dell’esame. Quando andai a Parigi Fergnani mi chiese di cercargli alcuni libri su Sartre e su Gorz (fu il primo, credo, ad assegnare una tesi di laurea a questa figura di cui in Italia nulla fino ad allora era stato scritto) e al mio ritorno non smetteva mai di ringraziarmi, anche se non tutti li avevo reperiti. Era un uomo gentile, signorile, anche se c’era nel suo tratto umano un qualcosa di irrisolto, probabilmente dovuto alla sua esperienza di internato in un lager nazista. Grande conoscitore del pensiero di Sartre, dedicò la sua vita allo scandaglio di questo pensatore. 



La sua opera La cosa umana. Esistenza e dialettica nella filosofia di Sartre, oggi purtroppo introvabile, è un dialogo serrato con le asprezze ma anche con le scoperte nascoste nei testi sartriani. Fergnani maieuticamente ne enucleava il senso sotterraneo, aprendo prospettive impensate anche a chi si incaponisse in letture stereotipate e di maniera. La sua lezione di rigore e di umanità non dovrebbe andare perduta. Per questo sarebbe auspicabile che qualcuno ritrovasse e salvasse dall’oblio i non pochi suoi scritti sotto forma di articoli su varie riviste come “aut aut”, “Utopia” e altre ancora. Oggi reperibile è infatti solo il suo Antonio Gramsci. La filosofia della prassi nei Quaderni del carcere, pubblicato da Unicopli nel 2011 e che trae origine da un suo vecchio corso universitario.

ANPI CRESCENZAGO

 
Venerdì 28 ottobre 2022, ore 20.30,
Piazza Costantino 5, Milano (MM2 Crescenzago, bus 56)
Proiezione del docufilm MASSAKER di Lokman Slim e Monika Borgmann 
con la partecipazione di un compagno di ritorno da Sabra e Chatila.
 
ANPI Crescenzago intende aprire porte e finestre sul mondo contemporaneo,
in particolare informare e controinformare, e fare memoria, sulle condizioni di oppressione e di privazioni che tanti popoli, senza patria, umiliati e offesi, soffrono sotto il predominio di potenze grandi e piccole. Si comincia con la memoria di un eccidio di 40 anni fa nel Libano, in cui furono massacrati circa 3000 palestinesi. La strage avvenne fra le 6 del mattino del 16 e le 8 del 18 settembre 1982 nel quartiere di Sabra e nel campo profughi di Chatila, periferia ovest di Beirut. Il massacro fu perpetrato dai corpi militari delle Falangi Libanesi, dall’esercito libanese del sud, con la palese complicità delle truppe di occupazione israeliane. L’opinione pubblica mondiale fu profondamente scossa e, nonostante tanta indignazione e diffuse proteste, gli assassini restarono impuniti. Con immensa amarezza e forte indignazione continuiamo a denunciare le terribili condizioni in cui versa il popolo palestinese che da 73 anni lotta per la sua libertà contro l’oppressione e la colonizzazione da parte dello Stato di Israele diventato sempre più razzista.
L’iniziativa si inserisce inoltre nella campagna di informazione e di opposizione contro la proposta di un consigliere comunale di Milano (capogruppo di Forza Italia), il quale ha presentato una mozione a dir poco grottesca per intitolare al fondatore dello Stato di Israele Ben Gurion il ponte di Crescenzago sul Naviglio Martesana, dedicato alla Madonna della Liberazione dal nazifascismo.
Giuseppe Natale

POETI E GUERRA


 
E pace sia!


Depongano le armi i nemici
per il semplice fatto che
non hanno diritti di potere
sulla morte...
Depongano le armi per timore
del Dio di tutti...
La pace, viatico di libertà sia
luce e
accechi i loro occhi assassini
pieni di odio.
E pace sia, portatrice di bandiere
bianche
sventolate al cielo
per asciugare le lacrime
dei vinti...
Tutti vinti!  non ci sono bandiere
nell'infinito
ma cimiteri inutili delle
genti morte
la cui causa è solo la vita, come
dono del destino.
 
Laura Margherita Volante

 

A REGGIO CALABRIA




CASA MERINI




giovedì 27 ottobre 2022

DETRATTORI ED ENTUSIASTI



Di lettere, come i nostri lettori possono immaginare, ne riceviamo parecchie. Ad averci augurato la morte con bombe sulle nostre case solo un paio, ma a toglierci il saluto e l’amicizia sono state parecchie persone. La guerra produce anche questi perversi effetti. Quelli che conoscono le posizioni di “Odissea”, e le mie in particolare, in verità non avrebbero dovuto stupirsi. Sono vent’anni che “Odissea” scrive contro armi, eserciti, industrie di morte, alleanze militari, esperimenti nucleari, ricerche per assassinare il genere umano, mercanti, politici, Governi e capi di Stato necrofori. Il disarmo, la pace, l’antimilitarismo, sono questioni che hanno contaminato sin da subito la mia attività di scrittore e di intellettuale militante. Ne troverete traccia nei componimenti poetici, nei racconti, nei romanzi, nei testi teatrali, nelle fiabe, negli articoli giornalistici, nei saggi, negli aforismi e persino negli scritti di critica d’arte, di letteratura e quant’altro. Persino il CD di musica sacra Mater purissima contiene brani cantati che vi fanno esplicito riferimento. E molti di quanti mi hanno tolto l’amicizia hanno comprato quel CD o sono venuti nella chiesa di San Bernardino alle Ossa in Piazza Santo Stefano a sentire quella musica, o possiedono miei libri. Avrebbero dovuti allarmarsi, (mi scuso per questo termine militaresco) e proporre immediatamente il mio ricovero in manicomio, se mi fossi intruppato anch’io nel partito dei guerrafondai. Avrebbero avuto ragione di dire: “Gaccione è uscito di senno. Se ha potuto ripudiare le idee di tutta una vita vuol dire che è divenuto pazzo”. Poiché ho ripetuto e argomentato fino alla noia le ragioni della mia avversione a tutta quella barbarie, mi limito a citare ora le parole non di Marx o di Bakunin, non di Malatesta o della Luxenburg, ma di un religioso, poeta e partigiano di nome David Maria Turoldo. Turoldo diceva una cosa semplicissima: per sapere da che parte stare e non sbagliare mai, dobbiamo scegliere l’umano contro il disumano. “Odissea” ha scelto di stare con il senso di umanità dei pacifisti e dei disarmisti, contro la disumanità dei guerrafondai. Di recente ne abbiamo ricevute due di lettere, una da parte di un lettore che ci accusa di parlare di pace, disarmo, trattative, perché aspiriamo al Premio Nobel per la pace; un’altra che, esagerando con le lodi, ci vorrebbe proporre a quel premio. Rassicuriamo entrambi i lettori: non corriamo questo rischio, negli ultimi tempi lo hanno attribuito a spregevoli guerrafondai: Obama, Begin, ecc. e dunque per l’Accademia di Stoccolma c’è solo l’imbarazzo della scelta. Ecco le due lettere. [A.G.]
 
 
Domenica 23 ottobre 2022
 
Perché scrivete tanto contro la guerra? Non se ne può più. Volete il Premio Nobel? Fatevene una ragione.
R. B.
 
 
Caro Angelo,
per il tuo impegno a favore della pace e della giustizia nel mondo, ti proporrei per un premio Nobel. Sei un uomo al di sopra delle parti e vedi sempre il lato giusto delle situazioni e degli eventi. Proponi soluzioni che vanno nella giusta direzione a favore del bene comune. Ah, se la società fosse formata da persone umane, sensibili, partecipi, attive e combattive che la pensano come te, tutti vivrebbero in un mondo ideale e fatto a misura d’uomo! Ti ammiro e ti stimo per le tue battaglie che porti avanti con slancio, passione, senso pratico e continuità. Il tuo coraggio intellettivo è encomiabile. Trovi sempre le parole giuste e appropriate per portare avanti le tue tesi con argomentazioni pertinenti e che vanno al cuore dei problemi. Le tue analisi sono convincenti e fanno riflettere in quanto sono bene argomentate e vanno al nocciolo delle questioni. Tutto ciò che dici non fa una piega; solo uno stolto e chi è troppo di parte non potrebbero comprendere il tuo dissenso mirato. Agli occhi di qualcuno, sembra che tu sia tropo ripetitivo a insistere sugli stessi argomenti, però i benpensanti apprezzano il tuo zelo e ti incoraggiano a non mollare mai la presa; le parole che tu spendi non sono mai troppe: è meglio essere ripetitivo che mettere la testa nella sabbia come lo struzzo.
Buona vita e buon lavoro
 
Carmine Scavello
 
Nota: ho scritto di getto e non riletto volutamente; perdona le mie imperfezioni o parole fuori luogo e fuori tempo.

NON CE N’ERAVAMO ACCORTI   
di Vincenzo Rizzuto


 


Cosenza. Perbacco, non ci eravamo accorti che la Meloni era un’antifascista convinta, impegnata, nel combattere con eroico furore ogni rigurgito del triste Ventennio, molto di più dei nostri cari ‘compagni’ della rovinosa sinistra degli ultimi venti trent’anni della politica italiana! Per renderci conto dell’abbaglio è stato necessario portare la medesima Meloni allo scranno di Palazzo Chigi, e l’altro antifascista sfegatato Larussa al comando di Palazzo Madama, luoghi dove finalmente i due, con la iattanza dell’accento romanesco più stridente, hanno dichiarato alla nazione la loro fede politica più adamantina: ‘Noi con il fascismo non abbiamo nulla in comune, ai tempi del Duce non eravamo ancora nati, basta con le mistificazioni! Noi vogliamo solo chiudere i porti; smontare definitivamente l’unità europea in nome dell’autarchia; continuare a non invocare la pace come unico rimedio contro la guerra; abolire il reddito di cittadinanza; proibire di essere poveri, non far pagare ai ricchi alcuna tassa con la flat tax; non disturbare i no-vax;  non rendere obbligatorio l’uso della mascherina, tagliare le spese inutili come quelle della Scuola pubblica come già aveva fatto il cavaliere con la ministra Gelmini; presenziare, perché no, le manifestazioni antifasciste insieme a quelle della repubblica di Salò; continuare a non dare peso alle fandonie dei conflitti d’interesse e ignorare la grande evasione fiscale, da convinti assertori dell’idea che i grandi profitti privati non debbano essere disturbati dalle esigenze dello Stato sociale. Ecco, queste grandi linee della politica della nuova destra ‘antifascista’ sicuramente faranno della nuova maggioranza governativa una esperienza davvero ‘storica’.
A volte affidare le pecore al lupo risolve definitivamente il problema della guardiania; un po’ come succede, mi si passi l’esagerazione, con le ville al mare, abbandonate nei periodi invernali, quando, per salvarle dagli atti vandalici, le si affida alla medesima delinquenza organizzata: quale migliore garanzia?   

 

Privacy Policy