Diceva, mi pare, Hitler che la balla più è grossa,
più ha probabilità di essere creduta dalle masse; non immaginava il dittatore
nazista che gli americani sarebbero andati oltre, e che la loro propaganda
sarebbe stata capace di allineare anche assemblee di eletti in regime di
democrazia, come il Parlamento europeo e il Consiglio europeo. Può darsi che
Draghi, uno dei partecipanti a queste riunioni di scemi del villaggio, esageri
quando dice – più precisamente, ripete come un ritornello – che c’è stata
grande unità; resta il fatto piuttosto sorprendente che mentre sulle questioni
economiche vige un disaccordo permanente, sulla questione della guerra e della
pace, che pure ha rilevanti conseguenze economiche, delle decisioni vengano
prese senza troppe discussioni, e che il cosiddetto alto rappresentante per la
politica estera possa esibire una linea guerrafondaia perfettamente coerente
con i dettati della propaganda americana e della NATO, primo dei quali è
che l’attacco russo è stato “unprovoked”. Ma adesso l’impareggiabile
Borrell vuol salvare almeno la faccia, e si fa portavoce di un’istanza molto
sentita, quella dell’ordine europeo. Tutti immaginano una nuova Helsinki
e invece siamo sempre al capitolo dell’allargamento (anti-russo) – un
allargamento che ha più evidenti i caratteri della zona di influenza, e che
prende il nome di Comunità Politica Europea. L’iniziativa, spiega l’alto
rappresentante, è del solito Macron, la cui fantasia riesce a combinare
l’autonomia strategica con l’ulteriore annacquamento dell’UE. Ciò che tiene
insieme l’inconsistenza macroniana è l’avversione alla Russia, quindi un’idea
di caos, in linea con la politica americana. L’ultimo esempio di questo
allineamento lo racconta Maria Zakharova: a presiedere il Consiglio di
Sicurezza, convocato su richiesta della Russia per procedere ad un’indagine
internazionale sul sabotaggio dei gasdotti, era il rappresentante francese, il
quale prima ha ritardato la riunione, poi ha promosso la richiesta (americana)
di escludere la Russia, il danneggiato, dall’indagine. Si ripete, osserva la
Zakharova la stessa procedura adottata per l’abbattimento del volo della
Malaysia Airlines nei cieli dell’Ucraina: anche allora il principale
danneggiato, la Malesia, venne escluso dalla commissione di indagine (venne poi
integrato qualche mese dopo per l’insostenibilità della decisione),
perché non ritenuto sufficientemente manovrabile, come sono
invece gli olandesi. Va ricordato in proposito che Amsterdam è il
partner minore della City nel riciclaggio, e L’Aia è la capitale
dell’ingiustizia internazionale. La scontatissima sentenza del tribunale
olandese è attesa per il prossimo 17 novembre, e John Helmer raccontava nel
luglio scorso le ultime fasi del processo-farsa.