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giovedì 27 ottobre 2022

DETRATTORI ED ENTUSIASTI



Di lettere, come i nostri lettori possono immaginare, ne riceviamo parecchie. Ad averci augurato la morte con bombe sulle nostre case solo un paio, ma a toglierci il saluto e l’amicizia sono state parecchie persone. La guerra produce anche questi perversi effetti. Quelli che conoscono le posizioni di “Odissea”, e le mie in particolare, in verità non avrebbero dovuto stupirsi. Sono vent’anni che “Odissea” scrive contro armi, eserciti, industrie di morte, alleanze militari, esperimenti nucleari, ricerche per assassinare il genere umano, mercanti, politici, Governi e capi di Stato necrofori. Il disarmo, la pace, l’antimilitarismo, sono questioni che hanno contaminato sin da subito la mia attività di scrittore e di intellettuale militante. Ne troverete traccia nei componimenti poetici, nei racconti, nei romanzi, nei testi teatrali, nelle fiabe, negli articoli giornalistici, nei saggi, negli aforismi e persino negli scritti di critica d’arte, di letteratura e quant’altro. Persino il CD di musica sacra Mater purissima contiene brani cantati che vi fanno esplicito riferimento. E molti di quanti mi hanno tolto l’amicizia hanno comprato quel CD o sono venuti nella chiesa di San Bernardino alle Ossa in Piazza Santo Stefano a sentire quella musica, o possiedono miei libri. Avrebbero dovuti allarmarsi, (mi scuso per questo termine militaresco) e proporre immediatamente il mio ricovero in manicomio, se mi fossi intruppato anch’io nel partito dei guerrafondai. Avrebbero avuto ragione di dire: “Gaccione è uscito di senno. Se ha potuto ripudiare le idee di tutta una vita vuol dire che è divenuto pazzo”. Poiché ho ripetuto e argomentato fino alla noia le ragioni della mia avversione a tutta quella barbarie, mi limito a citare ora le parole non di Marx o di Bakunin, non di Malatesta o della Luxenburg, ma di un religioso, poeta e partigiano di nome David Maria Turoldo. Turoldo diceva una cosa semplicissima: per sapere da che parte stare e non sbagliare mai, dobbiamo scegliere l’umano contro il disumano. “Odissea” ha scelto di stare con il senso di umanità dei pacifisti e dei disarmisti, contro la disumanità dei guerrafondai. Di recente ne abbiamo ricevute due di lettere, una da parte di un lettore che ci accusa di parlare di pace, disarmo, trattative, perché aspiriamo al Premio Nobel per la pace; un’altra che, esagerando con le lodi, ci vorrebbe proporre a quel premio. Rassicuriamo entrambi i lettori: non corriamo questo rischio, negli ultimi tempi lo hanno attribuito a spregevoli guerrafondai: Obama, Begin, ecc. e dunque per l’Accademia di Stoccolma c’è solo l’imbarazzo della scelta. Ecco le due lettere. [A.G.]
 
 
Domenica 23 ottobre 2022
 
Perché scrivete tanto contro la guerra? Non se ne può più. Volete il Premio Nobel? Fatevene una ragione.
R. B.
 
 
Caro Angelo,
per il tuo impegno a favore della pace e della giustizia nel mondo, ti proporrei per un premio Nobel. Sei un uomo al di sopra delle parti e vedi sempre il lato giusto delle situazioni e degli eventi. Proponi soluzioni che vanno nella giusta direzione a favore del bene comune. Ah, se la società fosse formata da persone umane, sensibili, partecipi, attive e combattive che la pensano come te, tutti vivrebbero in un mondo ideale e fatto a misura d’uomo! Ti ammiro e ti stimo per le tue battaglie che porti avanti con slancio, passione, senso pratico e continuità. Il tuo coraggio intellettivo è encomiabile. Trovi sempre le parole giuste e appropriate per portare avanti le tue tesi con argomentazioni pertinenti e che vanno al cuore dei problemi. Le tue analisi sono convincenti e fanno riflettere in quanto sono bene argomentate e vanno al nocciolo delle questioni. Tutto ciò che dici non fa una piega; solo uno stolto e chi è troppo di parte non potrebbero comprendere il tuo dissenso mirato. Agli occhi di qualcuno, sembra che tu sia tropo ripetitivo a insistere sugli stessi argomenti, però i benpensanti apprezzano il tuo zelo e ti incoraggiano a non mollare mai la presa; le parole che tu spendi non sono mai troppe: è meglio essere ripetitivo che mettere la testa nella sabbia come lo struzzo.
Buona vita e buon lavoro
 
Carmine Scavello
 
Nota: ho scritto di getto e non riletto volutamente; perdona le mie imperfezioni o parole fuori luogo e fuori tempo.