Di lettere, come i nostri
lettori possono immaginare, ne riceviamo parecchie. Ad averci augurato la morte
con bombe sulle nostre case solo un paio, ma a toglierci il saluto e l’amicizia
sono state parecchie persone. La guerra produce anche questi perversi effetti.
Quelli che conoscono le posizioni di “Odissea”, e le mie in particolare, in
verità non avrebbero dovuto stupirsi. Sono vent’anni che “Odissea” scrive
contro armi, eserciti, industrie di morte, alleanze militari, esperimenti
nucleari, ricerche per assassinare il genere umano, mercanti, politici, Governi
e capi di Stato necrofori. Il disarmo, la pace, l’antimilitarismo, sono
questioni che hanno contaminato sin da subito la mia attività di scrittore e di
intellettuale militante. Ne troverete traccia nei componimenti poetici, nei
racconti, nei romanzi, nei testi teatrali, nelle fiabe, negli articoli
giornalistici, nei saggi, negli aforismi e persino negli scritti di critica
d’arte, di letteratura e quant’altro. Persino il CD di musica sacra Mater
purissima contiene brani cantati che vi fanno esplicito riferimento. E
molti di quanti mi hanno tolto l’amicizia hanno comprato quel CD o sono venuti
nella chiesa di San Bernardino alle Ossa in Piazza Santo Stefano a sentire
quella musica, o possiedono miei libri. Avrebbero dovuti allarmarsi, (mi
scuso per questo termine militaresco) e proporre immediatamente il mio ricovero
in manicomio, se mi fossi intruppato anch’io nel partito dei guerrafondai.
Avrebbero avuto ragione di dire: “Gaccione è uscito di senno. Se ha potuto
ripudiare le idee di tutta una vita vuol dire che è divenuto pazzo”. Poiché ho
ripetuto e argomentato fino alla noia le ragioni della mia avversione a tutta
quella barbarie, mi limito a citare ora le parole non di Marx o di Bakunin, non
di Malatesta o della Luxenburg, ma di un religioso, poeta e partigiano di nome
David Maria Turoldo. Turoldo diceva una cosa semplicissima: per sapere da che
parte stare e non sbagliare mai, dobbiamo scegliere l’umano contro il
disumano. “Odissea” ha scelto di stare con il senso di umanità dei
pacifisti e dei disarmisti, contro la disumanità dei guerrafondai. Di recente
ne abbiamo ricevute due di lettere, una da parte di un lettore che ci accusa di
parlare di pace, disarmo, trattative, perché aspiriamo al Premio Nobel per la
pace; un’altra che, esagerando con le lodi, ci vorrebbe proporre a quel premio.
Rassicuriamo entrambi i lettori: non corriamo questo rischio, negli ultimi
tempi lo hanno attribuito a spregevoli guerrafondai: Obama, Begin, ecc. e
dunque per l’Accademia di Stoccolma c’è solo l’imbarazzo della scelta. Ecco le
due lettere. [A.G.] Domenica 23 ottobre 2022 Perché scrivete tanto
contro la guerra? Non se ne può più. Volete il Premio Nobel? Fatevene una ragione. R. B.
Caro Angelo, per il tuo impegno a favore della pace e
della giustizia nel mondo, ti proporrei per un premio Nobel. Sei un uomo al di
sopra delle parti e vedi sempre il lato giusto delle situazioni e degli eventi.
Proponi soluzioni che vanno nella giusta direzione a favore del bene
comune. Ah, se la società fosse formata da
persone umane, sensibili, partecipi, attive e combattive che la pensano come
te, tutti vivrebbero in un mondo ideale e fatto a misura d’uomo!Ti ammiro e ti stimo per le tue
battaglie che porti avanti con slancio, passione, senso pratico e continuità.
Il tuo coraggio intellettivo è encomiabile. Trovi sempre le parole giuste e
appropriate per portare avanti le tue tesi con argomentazioni pertinenti e che
vanno al cuore dei problemi.Le tue analisi sono convincenti e fanno riflettere in quanto sono bene
argomentate e vanno al nocciolo delle questioni. Tutto ciò che dici non fa una
piega; solo uno stolto e chi è troppo di parte non potrebbero comprendere il
tuo dissenso mirato.Agli
occhi di qualcuno, sembra che tu sia tropo ripetitivo a insistere sugli stessi
argomenti, però i benpensanti apprezzano il tuo zelo e ti incoraggiano a non
mollare mai la presa; le parole che tu spendi non sono mai troppe: è meglio
essere ripetitivo che mettere la testa nella sabbia come lo struzzo. Buona vita e buon lavoro Carmine Scavello Nota: ho scritto di getto e non riletto volutamente; perdona le mie
imperfezioni o parole fuori luogo e fuori tempo.