Vittoria
risicata di Lula. Elettori: 156.453.444 Lula: 60.345.999 - 38,57% sul totale degli aventi diritto Bolsonaro: 58.206.354 - 37,20% sul totale degli aventi diritto Non
partecipanti al voto: 32.200. 558 20,58% Bianche:
1.769.768 1,13% Nulle:
3.930.765 2,51% Percentuale
dei voti validi sul totale: 75,78% Questi
dati ci dicono: 1)
Il livello di partecipazione è stato molto più alto della media occidentale (in
Italia, il 25 settembre, la percentuale dei voti validi, detratta astensione,
bianche e nulle è stata del 61,03%); 2)
Non si sono avute forti defezioni tra il primo e il secondo turno: l'astensione
è salita soltanto dello 0,37% passando dal 20,58% al 20,95%; 3)
La vittoria di Lula è sicuramente rappresentativa con quasi il 40% dei voti sul
totale del corpo elettorale; 4)
Anche dal punto di vista dei numeri assoluti il distacco è sufficientemente
netto: alla fine si tratta di 2.139.645 suffragi pari all'1,37% sul totale
degli aventi diritto; 5)
La questione vera che si presenta nel dopo voto è la divisione del Paese
essenzialmente sotto l'aspetto geografico: dal Nord che ha votato compatto Lula
(salvo i due piccoli stati di Roraima e Amapà) al Sud che ha votato Bolsonaro
(a Rio 5.403.153 voti per Bolsonaro, 4.156.217 per Lula; a San Paolo 14.216.587
voti per Bolsonaro, 11.519.882 per Lula); 6)
La divisione geopolitica appare ancora più evidente osservando i risultati
stato per stato: i soli stati che possono essere considerati "testa a
testa" sono l'Amazzonia (Lula al 51,10%), Amapà (Bolosnaro 51,36%)
Tocantins (Lula 51,36%) Minas Gerais (Lula 50,20%). Per il resto successi molti
netti sia per Lula sia per Bolsonaro nei rispettivi stati in cui hanno avuto la
maggioranza. Un dato che potrebbe far pensare anche a una messa in discussione
dell'unità dello stato perché corrispondente a profondissime divisioni sul
terreno economico, sociale, delle condizioni di vita. Ecco
il dettaglio Stato per Stato (percentuali sui voti validi):