OPPOSIZIONE, SINISTRA, INDUSTRIA, LAVORO di
Franco Astengo
La
sinistra italiana smarrita tra polemiche interne e inquietanti vicende di
personalismo politico in questo momento sembra aver perduto l'idea della
necessità di organizzare una incisiva e coerente opposizione rivolta verso il
governo maggiormente (e duramente) spostato a destra nella storia della
Repubblica. Ci si augura (anche con una certa preoccupazione) che rispetto alla
manovra economica in arrivo al parlamento si ritrovi almeno una minima capacità
d'intervento. Capacità d'intervento rivolta soprattutto a individuare gli
effettivi punti critici sui quali avanzare una "forza della proposta
alternativa". È
necessario una visione dell'alternativa che caratterizzi una sinistra moderna
in grado di colmare quel deficit di rappresentatività politica che purtroppo
caratterizza, dal "nostro" versante, il quadro politico italiano. Affrontare
la questione del lavoro diventa così fondamentale, partendo da un presupposto
ineludibile: se il valore aggiunto non decolla non aumenta parallelamente il
valore del lavoro. Troppi lavoretti, troppa precarietà (da non confondere con
la flessibilità). Ormai in Italia la produttività cresce soltanto in settori
come i servizi, il commercio, il turismo. Deve
essere presentato un piano di crescita nei settori industriali decisivi (in
ispecie la siderurgia che negli USA e in Cina è stata giudicata settore
strategico). Una crescita da avviarsi e realizzarsi attraverso un intervento
pubblico programmatorio: un piano industriale inteso quale presupposto di un
piano del lavoro complessivo all'interno del quale si affrontino i temi
dell'occupazione (stabile) e della crescita dei salari. L'assenza di una
crescita di produttività dell'industria rappresenta un vero e proprio tallone
d'Achille per l'economia italiana e per la condizione materiale di vita per
milioni di lavoratori. L'intero sistema italiano, in base alle rilevazioni di
Eurostat, ha un reddito mediano di lavoro, di tutti i tipi, di 14.184 euro che
si confronta con i 16.437 del dato medio dell'area Euro. La Germania è a
18.509, la Francia a 17.423.
A
questo punto si rileva come il previsto intervento del cuneo fiscale risulti
del tutto insufficiente (si ricorda a titolo di cronaca il tasso di inflazione
al 12%). Dal
punto di vista dell'inflazione deve essere ricordato come il vecchio accordo
sull'IPCA (indice dei prezzi al consumo armonizzato) è del tutto inadeguato
perché non tiene conto dell'inflazione dovuta ai rincari delle fonti d'energia:
un campo quello delle fonti d'energia nel quale il surplus di profitti
accumulati dovrebbe essere utilizzato per il ripristino di un meccanismo di
scala mobile per l'adeguamento dei salari. Senza voler invadere il campo
sindacale occorre rilevare come in questo momento 6 milioni di lavoratrici e
lavoratori sono in attesa di rinnovo del contratto di lavoro (ed è questo un
problema politico di primaria grandezza) in particolare nei settori dove al
massimo si esprime la precarietà e più basse sono le retribuzioni: commercio,
grande distribuzione, vigilanza (settore quest'ultimo dove il rinnovo del
contratto manca da sette anni). L'effetto del dumping contrattuale ha portato
gran parte dei salari al di sotto dei 10.000 euro annui. Nel
campo salariale esiste ancora il tema del contenimento del divario tra le
remunerazioni degli executive, della prima linea e del resto dell'organico
aziendale (laddove il divario ha già consentito di assorbire l'effetto
dell'inflazione, lasciandone il carico ai livelli operativi). Infine
il confronto con le partite IVA e gli autonomi (al netto del mastodonte
rappresentato dall'evasione fiscale) con il lavoro dipendente che possono
godere della flat tax è umiliante per il lavoro dipendente. A parità di reddito
la differenza sul netto è persino più del doppio (come scrive Ferruccio De
Bortoli in un suo articolo apparso il 28 novembre sull'inserto del Corriere
della Sera dedicato all'economia). Insomma: ampia materia d'iniziativa, con gli
operai che ancora esistono anche se assenti dal dibattito politico, per una
opposizione da sinistra. A questo punto potrebbe aprirsi un discorso
sull'assenza di una moderna, concreta, pragmatica soggettività politica di
ispirazione socialista capace di tenere assieme la complessità delle
contraddizioni moderne non relegandosi attorno all'analisi di separate issues,
ma forse il discorso ci porterebbe troppo lontano.