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giovedì 17 novembre 2022

QUANDO FINIRÀ LA GUERRA?
di Fulvio Papi

 

Una riflessione del filosofo Fulvio Papi
 
C’è una domanda che oggi ritorna da un luogo all’altro, da un diffuso timore a una speranza incerta, dubbiosa, convinta della propria fragilità: quando finirà la guerra in Ucraina? Gli esperti fanno bene a tentare consapevoli previsioni proiettate su scenari diffusi e variabili. In ogni caso pare ragionevole ritenere che se ci fossero approcci diplomatici, essi sarebbero coperti rispetto alla informazione. Le storie, le memorie, gli effetti di ogni tipo, ma sempre catastrofici per i più, mostrano che il tempo delle strategie verbali o simboliche, delle vittorie o delle sconfitte, del gesto “giusto” e dell’affare cospicuo, forse è il nostro passato. Per parlare oggi della realtà bisogna trovare altri referenti, la pace, la sicurezza, la tolleranza, la possibile reciprocità di un’idea senz’altro complicata, di giustizia. Nella modernità come tutti sanno non abbiamo creato solo una straordinaria intelligenza scientifica, ma anche gli effetti perniciosi che essa ha provocato. È un secolo che in forme diverse, per esempio il bel noto pragmatismo democratico di Devey, mostra che la possibilità offerta dalla scienza è sproporzionata dalla consapevolezza etica sino al possibile suicidio del nostro mondo, regolato spesso, va detto, da poteri sovrani per di più con nomi menzogneri (che già i greci classici avevano decriptato). Quanto alla guerra è forse pensabile che il conflitto armato, anche senza un preciso quadro diplomatico, possa spegnersi per un concorso di fatti che, nel gioco di forze, possa condurre verso un esito positivo. Senza ridicole illusioni c’è chi ha cercato di esplorare anche questo spazio. La metafora è quella di un fuoco che si spegne perché viene a mancare la legna. Molto al di là delle metafore con i loro limiti della conoscenza poetica c’è un mondo che noi “che non contiamo niente”, continuiamo però a volere abitabile. Capita che ci pensiamo, tuttavia è necessaria una sempre maggiore chiarezza specie ai vertici, ma questo è proprio il nostro vero problema.