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martedì 27 dicembre 2022

FONTI DI PACE: NOUS SOMMES TOUS KURDES



Fascisti e criminali turchi uccidono i curdi, l’Europa e la Francia stanno a guardare.
 
Lo stato turco ha portato ancora una volta il suo terrore di stato in Europa! Gli attentati non li fa più l’ISIS ma chi ha sempre finanziato i jihadisti e sappiamo tutti chi è. Lo sa la Unione Europea, lo sa la Nato, lo sa Biden e lo sa anche Putin. E lo sa il macellaio turco che si è autorganizzato un colpo di stato nel 2016 per avere pieni poteri e mettere in carcere migliaia e migliaia di militanti curdi impegnati nel partito curdo legale HDP, e migliaia di democratici turchi, avvocati, magistrati, giudici, docenti, studenti. È sempre lo stesso macellaio che un mese fa ha organizzato un attentato a Istanbul per avere l’ok dalla UE, dalla Nato, da Biden e dal suo amico Putin per poter entrare in Siria e bombardare i curdi del Rojava. Sì, proprio loro che hanno combattuto anche per noi per sconfiggere lo Stato Islamico (10 mila giovani curdi hanno perso la vita combattendo contro lo stato islamico) ma il macellaio turco li tratta da terroristi con l’avvallo della burocratica e parassitaria UE. A difendere le donne yazide nell’agosto del 2014 a Shengal (zona curda in Iraq) non c’erano né la Nato né gli USA, né l’esercito iracheno e nemmeno i peshmerga del clan Barzani, ma c’era il PKK. Quel PKK che in tutto l’Occidente, su richiesta del macellaio turco, è considerata una organizzazione terroristica. Quel PKK che Erdogan ha eletto a suo personale nemico, non solo perché non si arrende all’assimilazione ma anche, e forse oggi soprattutto, perché le donne del PKK hanno combattuto contro lo stato Islamico ma anche contro il patriarcato. Perché quelle donne hanno elaborato un percorso di liberazione per le donne del Medioriente, un paradigma che fa paura agli ayatollah, al dittatore turco, ai talebani afghani ma anche al nostro ipocrita Occidente. 
L’ennesimo attentato contro il Centro culturale curdo a Parigi è la replica dell’assassinio avvenuto il 9 gennaio nel 2013 delle tre dirigenti curde Sakine Cansiz, Fidan Dogan, Leyla Saylemez del Centro Culturale di Parigi e degli attentati contro dirigenti curdi in Belgio. Per questi omicidi mirati nessuno è stato incarcerato, la disponibilità della UE verso il macellaio è infinita. Durante questi 10 anni gli avvocati difensori dei curdi hanno verificato che le squadre degli assassini turchi in Europa hanno la loro base principale in Francia. Per questo, da tempo, il Centro Culturale Curdo a Parigi chiedeva protezione. Una protezione che non è mai arrivata. Si tratta quindi di Omicidi mirati:
Ermine Kara, responsabile del movimento delle donne curde in Francia, una rivoluzionaria che ha dedicato la sua vita alla lotta del popolo curdo e alla liberazione delle donne. È stata ferita mentre combatteva contro l’ISIS in Rojava, assassinata a Parigi dove era venuta anche per curarsi, il musicista Mir Perwer fuggito dalla Turchia dopo una condanna a 20 anni di carcere per presunta appartenenza ad una “organizzazione terroristica”, aveva chiesto asilo politico in Francia e Abdurrahman Kizil, un patriota curdo sulla sessantina sempre presente al Centro Culturale Kurdo. Altro che omicidi casuali dovuti alla follia di un esaltato, ma omicidi mirati così come erano mirati gli omicidi delle tre dirigenti del centro curdo uccise 10 anni fa. Niente è stato lasciato al caso. L’autore della strage sarebbe stato portato in macchina nella strada del Centro Culturale Curdo e allora: chi lo ha portato lì? Le minacce fasciste negli ultimi tempi sono state numerose e tutte trasmesse alle autorità di sicurezza francesi alla polizia. Perché non è stato organizzato un servizio di sorveglianza? E neanche la data è casuale, visto che, al momento dell’attacco, al Centro culturale si sarebbe dovuto tenere un incontro per commemorare il massacro avvenuto nel gennaio 2013. Quanti attentati ancora dovremo aspettarci dal macellaio Erdogan prima delle elezioni di maggio in Turchia?



È notizia della scorsa settimana della condanna del sindaco di Istanbul Ekrem Imamoglu a due anni e sette mesi con interdizione degli incarichi pubblici per aver “insultato” dei pubblici ufficiali. Nel 2019 Imamoglu vinse le elezioni a Istanbul, Erdogan le fece annullare, rifecero le elezioni e rivinse nuovamente ottenendo un ottimo risultato. Oggi rappresenta il candidato dell’opposizione di gran lunga più pericoloso per il sultano - nei sondaggi lo danno avanti 20 punti - ed è per questo che è stato accusato e incarcerato. È evidente, secondo la propaganda del terrore con cui Erdogan sostiene il suo potere, che il procedimento contro Imamoglu, in corso da settembre, terminerà con una sentenza di condanna al carcere a cavallo delle elezioni. È così che Erdogan eliminerà il candidato più pericoloso. È notizia di pochi giorni fa che la dottoressa turca Sebnem Korur Fincanci, presidente del più importante sindacato dei medici, oltre ad essere un’esperta internazionale di medicina legale, è stata tenuta ancora in prigione dopo l’udienza di ieri venerdì (23 dicembre) a Istanbul. La donna rimarrà in carcere preventivo fino alla prossima udienza di giovedì. La colpa della dottoressa è di aver avanzato la richiesta per un’inchiesta autonoma sull’uso da parte dell’esercito turco di armi chimiche contro i villaggi curdi nel nord dell’Iraq. Fincanci è stata arrestata il 26 ottobre in seguito ad un’intervista televisiva. È accusata dalle autorità turche di diffusione di notizie false atte a turbare la quiete pubblica e sostegno al terrorismo. Al giudice durante l’udienza di ieri ha detto: “Sostengo la necessità di un’inchiesta indipendente sulle notizie pubblicate dalla stampa e che riguardano l’uso di armi vietate internazionalmente. In quanto difensora dei diritti umani, mi assumo la responsabilità di difendere la libertà d’espressione e il diritto del pubblico ad accedere alle informazioni”. Ogni giorno si potrebbe scrivere un libro sui casi di repressione che colpisce curdi e democratici turchi in Turchia. Mi limiterò a raccontarvi ancora ciò che è successo a una carissima amica.
Giovedì 15 ho ricevuto una e-mail (da leggere in calce a questa nota) dalla nostra amica turca. Era stata la nostra interprete quando io e mio marito (all’epoca parlamentare europeo) abbiamo seguito, nel 2003 e nel 2004, udienza dopo udienza, il rifacimento del processo ai quattro deputati curdi Leyla Zana, Hatip Dicle, Selim Sadat, Orhan Dogan in carcere da 10 anni con l’accusa di terrorismo e arrestati nell’aula del parlamento turco. In questa lettera ci spiega di essere agli arresti domiciliari e di aver subito una devastante perquisizione (non posso inviarvi il video perché appesantirebbe troppo l’email). Per informazione, la nostra amica turca tra il 2017-2018 aveva già subito 15 mesi di carcere con l’accusa, rivoltagli da uno sconosciuto, di aver fatto da interprete a terroristi arabi. 15 lunghissimi mesi, prima che ottenesse un confronto con questo individuo che, durante il confronto, ha dovuto ammettere di non averla mai vista. Nel corso di questi 15 mesi è stata spostata in 4 diversi carceri. L’accusa, per lei e per tutti, da anni e anni, è sempre “terrorismo”.
 Ecco l’email ricevuta:
 
Inviata: giovedì 15 dicembre 2022 23:31 a Silvana Barbieri
silbarbieriao@gmail.com
Carissima,
Sto venendo dalla custodia. Lunedì, alle due della mattina le forze speciali, poliziotti, blindati, idranti sono arrivati a casa mia. Hanno fatto una perquisizione violenta. Hanno preso il mio cellulare. L’accusa è di finanziare i terroristi ma io ho solo inviato dei soldi ai detenuti politici. Ho fatto quattro giorni di custodia in condizioni terribili. Mi hanno dato prigione domiciliare. Hanno anche messo molti amici delle associazioni curde in carcere. Ora hanno messo in carcere gli attivisti dei diritti umani. Tutti gli amici di Göç Der sono in carcere con l’accusa di finanziare il terrorismo. Noi non siamo i terroristi ma siamo gli attivisti dei diritti umani.
Un abbraccio forte.


 
U
n’ultima informazione: pochissimi sanno che il gruppo etnico più colpito dalle esecuzioni nel mondo sono i curdi. Secondo Amnesty International quasi il 12% delle esecuzioni della pena di morte in tutto il mondo riguardano donne curde. Nel primo semestre del 2020 un quarto delle vittime era composto da curde. Fino a quando il mondo continuerà ad accettare la barbarie iraniana, turca, afgana? E perché la “civile” Unione Europea e gli Stati Uniti continuano a criminalizzare i curdi mentre ai veri criminali viene sempre dato il lasciapassare. Non si può più tacere su queste gigantesche e vergognose ingiustizie. Confesso che nutro da tempo molti dubbi sull’utilità dell’UE, un grandissimo baraccone di burocrati senza ideali, troppo spesso dalla parte dei macellai, con fette di patate sugli occhi e il naso chiuso tanto da non vedere né sentire la puzza della gigantesca corruzione di una commissione, quella dei diritti umani, che dovrebbe rappresentare il faro di una istituzione che vorrebbe presentarsi come un modello democratico.
 
Le donne curde, la democrazia curda, hanno bisogno del vostro aiuto. In Rojava la Clinica Mobile è la struttura sanitaria che permette di raggiungere i luoghi più colpiti dai bombardamenti che hanno colpito solo strutture civili. Non dimenticate di aiutare donne e bambini così duramente colpiti dai bombardamenti turchi
nell’indifferenza dell’Unione Europea. Il tuo aiuto può fare la differenza.



 
 
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