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giovedì 1 dicembre 2022

Libri
LA VERITÀ E IL MALE
di Angelo Gaccione


 
Zaccaria Gallo
 
Il nuovo libro dello scrittore e poeta pugliese Zaccaria Gallo Pensel (Florestano Edizioni, Bari 2022 pagine 324) prende in esame due terribili stragi: una contemporanea, quella del fanatismo islamico con il massacro a Parigi nel novembre del 2015 al “Bataclan”, e una del passato, quella contro Napoleone Bonaparte alle Tuilieries, ad opera di altrettanti fanatici vandeani. Due stragi indiscriminate: la prima deliberatamente contro civili; la seconda contro un uomo di potere, un tiranno autoproclamatosi imperatore, ma che fatalmente massacrerà civili innocenti, come avviene quasi sempre quando si compie un attentato in pubblico con esplosivo. In questo secondo attentato c’è l’aggravante che un carretto imbottito di dinamite polverizzerà oltre al cavallo e a quanti si trovano nel raggio dell’esplosione, anche una bambina di nome Pensel (nome che dà il titolo al romanzo) non ancora dodicenne. Gli attentatori non si sono fatti scrupolo di coinvolgerla con l’inganno; uno di loro, di nome Saint-Rejant, le affida le redini del cavallo e si metterà al riparo prima dell’esplosione.
L’intreccio del romanzo il lettore può goderselo direttamente e scoprire come lo storico parigino Jean Pierre Réjant, professore alla Sorbona, si ritroverà in casa, per una beffarda fatalità del destino, una giovane di nome Pensel, proprio come la bambina morta alle Tuileries, scampata miracolosamente alla mattanza del “Bataclan”. Di come uno dei protagonisti dell’attentato di due secoli prima altri non era che un suo antenato di nome Pierre Robinault de Saint-Réjant di cui egli porta il nome. Era stato costui a ideare e coordinare le fasi dell’attentato contro Napoleone in cui perse la vita la bambina. Di come, infine, queste due vicende finiranno per intrecciarsi e di come faranno affiorare nel professore ricordi dolorosi che egli aveva rimosso.
A me invece preme qui riflettere sugli interrogativi che il romanzo pone, e cioè fino a che punto è lecito spingersi, seppure per un fine considerato nobile come il trionfo della propria causa o l’affermazione delle proprie idee. È lecito tutto? Qualsiasi mezzo? Non distinguendo fra colpevoli e innocenti? Conta solo l’obiettivo e i danni collaterali sono trascurabili e non hanno importanza? Non restano affatto sottotraccia queste domande, sono il nerbo morale, prima che politico e filosofico del libro. Si sa, ogni verità è parziale, ogni verità e di parte, dunque esse sono tante quante sono le visioni e le concezioni ideali dei gruppi e degli individui. Per Napoleone la verità è la sua Repubblica imperiale da consolidare, con il pugno di ferro se occorre, e la soppressione dei suoi nemici fa parte di questa necessità. Per i vandeani legittimisti la verità è la morte di Napoleone considerato un tiranno usurpatore e la rimessa sul trono del loro legittimo Re. Il tutto senza esclusione di colpi. Come gli stragisti del “Bataclan”. Camus, rovesciando il punto di vista degli eredi di Machiavelli, ha scritto che i fini non giustificano tutti i mezzi. Prima di lui lo aveva ribadito il rivoluzionario anarchico campano Errico Malatesta. Chi ammazza in modo indiscriminato non distinguendo fra colpevoli e innocenti degrada la sua causa in crimine; la abbassa a pura azione criminale. Calpesta il senso di umanità e se ne spoglia, riducendosi ad un freddo assassino.



Lo scrittore fa intravedere una uscita dal male verso la fine del romanzo. In particolare nel capitolo tredicesimo quando ci porta in viaggio, a seguito di Manon, la sorella della sfortunata Pensel, fino a Charleston. Ha attraversato l’Oceano con una pistola nella valigia per andare a regolare il conto con padre Joseph, al secolo Joseph Picot de Limoléan. Era stato lui a scegliere la bambina per mantenere le redini del cavallo, conscio di condannarla a morte e farne una vittima sacrificale. Quando Manon se lo troverà di fronte vecchio e con il saio del monaco nel convento dove aveva trovato riparo, decide di non premere il grilletto. Oramai lo spavaldo terrorista è un rudere ossessionato dal fantasma della bambina le cui sembianze gli appaiono di continuo davanti agli occhi. Si può uccidere un uomo a sangue freddo anche se l’odio è rimasto vivo in noi? Questo deve aver pensato Manon in quegli istanti, e decide di deporre la pistola. Forse la rinuncia ad altro male è la sola via d’uscita che rimane agli uomini, per rimanere tali.