SENZA SOLIDARIETÀ NIENTE UMANITÀ di
Gianmarco Pisa
In
occasione della giornata internazionale della solidarietà. La
ricorrenza, il 20 dicembre, della Giornata internazionale della solidarietà difficilmente può essere letta se non
sullo sfondo e nella prospettiva dell’inclusione e della partecipazione, della “pace
positiva” e della giustizia sociale, di «tutti
i diritti umani per tutti e per tutte»
e, quindi, anche nella dimensione della tutela e dell’avanzamento dei diritti
umani e nella prospettiva di un modo di libertà e di uguaglianza ad ogni
latitudine. Se,
per un verso, è difficile immaginare un compiuto orizzonte di libertà e
giustizia, di democrazia effettiva e di giustizia sociale, senza il solido
riferimento ai diritti umani, nella loro dimensione insieme di diritti civili e
politici e di diritti economico-sociali e culturali, è altrettanto necessario,
per altro, coniugare il tema della cittadinanza con quello della pace e dei
diritti, e, in tal senso, l’educazione alla cittadinanza, come «educazione ai diritti» ed «educazione
alla mondialità», viene ad assumere un
rilievo non indifferente. Il
significato, anche in senso educativo, dei diritti umani in quanto fattore di
costruzione di democrazia e di solidarietà, e, di conseguenza, il ruolo della
scuola, non smettono di essere decisivi. Lo ricorda la stessa Dichiarazione dei Diritti Umani, quando, nel suo art. 2, sottolinea che «ad ogni individuo spettano tutti i diritti e
tutte le libertà enunciate nella Dichiarazione, senza distinzione alcuna per
ragioni di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione
politica o di altro genere, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di
nascita o di altra condizione. Nessuna
distinzione sarà inoltre stabilita sulla base dello statuto politico, giuridico o internazionale del Paese o del
territorio cui una persona appartiene».
E,
analogamente, quando, nel suo art. 26, evidenzia che «l’istruzione deve essere
indirizzata al pieno sviluppo della personalità umana e al rafforzamento del
rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali. Essa deve promuovere
la comprensione, la tolleranza, l’amicizia fra tutte le nazioni, i gruppi razziali e
religiosi, e favorire l’opera delle Nazioni Unite per il mantenimento della
pace». L’educazione ai
diritti umani è quindi, al tempo stesso, fattore di democrazia, di eguaglianza,
di inclusione e di pace. Già nel 1993 la Conferenza mondiale
sui diritti umani aveva definito l’educazione ai diritti come «essenziale per la promozione e il raggiungimento
di relazioni stabili e armoniose tra le comunità e per favorire la reciproca
comprensione, la tolleranza e la pace».
Subito dopo, nel 1994, era stata l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite,
varando il Decennio per l’Educazione ai Diritti Umani (1995-2004), a rimarcare
l’obiettivo della «diffusione di corsi di
formazione e di una informazione finalizzata alla costruzione di una cultura
universale dei diritti umani». Oggi, tutto ciò assume, se possibile, ancora maggiore
attualità e urgenza. Come
ha dichiarato Volker Türk, Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, «nel momento in cui il
mondo emergeva da eventi catastrofici, la Dichiarazione ha fissato diritti
universali e ha riconosciuto l’uguale valore di ogni persona»; «la Dichiarazione, redatta
da rappresentanti di tutto il mondo, incarna un linguaggio comune della
nostra comune umanità, una forza unificante al centro della quale si trova
la dignità umana e il dovere di cura cui, come esseri umani, siamo
reciprocamente tenuti. Anche se i trenta articoli della Dichiarazione hanno innescato
processi di trasformazione in tutte le aree della nostra vita, le braci del
razzismo, della misoginia, della disuguaglianza e dell’odio continuano a
minacciare il nostro mondo». Le domande poste
dai diritti umani continuano a interrogare le grandi questioni del presente, e
le contraddizioni del nostro tempo, a propria volta, sempre più impongono
soluzioni nel senso dell’inclusione e della solidarietà, della pace e
della giustizia, o, per meglio dire, della «pace con giustizia», laddove
il primato della dignità umana e i valori della democrazia e della giustizia
sociale sempre più si affermano come pietre angolari per un mondo diverso, per
un «altro mondo possibile» sempre più urgente e necessario.
Tra questi, i
diritti culturali: ognuno/ognuna ha infatti diritto, come recita l’art. 27, «di
prendere parte liberamente alla vita culturale della comunità, di godere delle
arti e di partecipare al progresso scientifico ed ai suoi benefici»; nonché,
come recita la Convenzione di Faro all’articolo 4,
«chiunque, individualmenteocollettivamente,hadirittoa trarre beneficio dal
patrimonio culturaleeacontribuirealsuo arricchimento; e chiunque,individualmente o collettivamente, ha la responsabilità di rispettare il proprio e
l’altrui patrimonio culturale». Il nesso tra
solidarietà, giustizia sociale, e diritti risulta così accuratamente delineato.
Nella ricorrenza del 20 dicembre viene osservata un’occasione di vera e propria
«immaginazione sociale»: come indicano le Nazioni Unite, una occasione
per celebrare l’unità nella diversità; per sostenere il rispetto degli accordi
internazionali; per incoraggiare il dibattito pubblico in cui i temi della
giustizia, della solidarietà e dei diritti siano orientati al conseguimento
degli Obiettivi dello Sviluppo Sostenibile, primo tra tutti lo sradicamento
della povertà. In questo senso,
l’Assemblea Generale, con la sua Risoluzione 60/209 del 2006, «ribadisce
che l’eliminazione della povertà è la più grande sfida globale che il mondo
oggi deve affrontare e un requisito indispensabile per lo sviluppo sostenibile,
in particolare per i Paesi in via di sviluppo». Occorre, soprattutto, «prestare
particolare attenzione alla natura multidimensionale della povertà, favorendo,
tra l’altro, l’integrazione sociale ed economica delle persone che vivono in
povertà e la promozione e la tutela di tutti i diritti umani e delle libertà
fondamentali per tutti e per tutte, compreso il diritto allo sviluppo», in
una dimensione ecosistemica complessiva, di ecologia integrale e di avanzamento
sociale in ogni angolo del pianeta.