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martedì 20 dicembre 2022

SENZA SOLIDARIETÀ NIENTE UMANITÀ
di Gianmarco Pisa


In occasione della giornata internazionale della solidarietà.   
 
La ricorrenza, il 20 dicembre, della Giornata internazionale della solidarietà  difficilmente può essere letta se non sullo sfondo e nella prospettiva dell’inclusione e della partecipazione, della “pace positiva” e della giustizia sociale, di «tutti i diritti umani per tutti e per tutte» e, quindi, anche nella dimensione della tutela e dell’avanzamento dei diritti umani e nella prospettiva di un modo di libertà e di uguaglianza ad ogni latitudine.
Se, per un verso, è difficile immaginare un compiuto orizzonte di libertà e giustizia, di democrazia effettiva e di giustizia sociale, senza il solido riferimento ai diritti umani, nella loro dimensione insieme di diritti civili e politici e di diritti economico-sociali e culturali, è altrettanto necessario, per altro, coniugare il tema della cittadinanza con quello della pace e dei diritti, e, in tal senso, l’educazione alla cittadinanza, come «educazione ai diritti» ed «educazione alla mondialità», viene ad assumere un rilievo non indifferente.
Il significato, anche in senso educativo, dei diritti umani in quanto fattore di costruzione di democrazia e di solidarietà, e, di conseguenza, il ruolo della scuola, non smettono di essere decisivi. Lo ricorda la stessa Dichiarazione dei Diritti Umani,   quando, nel suo art. 2, sottolinea che «ad ogni individuo spettano tutti i diritti e tutte le libertà enunciate nella Dichiarazione, senza distinzione alcuna per ragioni di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di altro genere, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione. Nessuna distinzione sarà inoltre stabilita sulla base dello statuto politico, giuridico o internazionale del Paese o del territorio cui una persona appartiene».



E, analogamente, quando, nel suo art. 26, evidenzia che «l’istruzione deve essere indirizzata al pieno sviluppo della personalità umana e al rafforzamento del rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali. Essa deve promuovere la comprensione, la tolleranza, l’amicizia fra tutte le nazioni, i gruppi razziali e religiosi, e favorire l’opera delle Nazioni Unite per il mantenimento della pace». L’educazione ai diritti umani è quindi, al tempo stesso, fattore di democrazia, di eguaglianza, di inclusione e di pace.
Già nel 1993 la Conferenza mondiale sui diritti umani aveva definito l’educazione ai diritti come «essenziale per la promozione e il raggiungimento di relazioni stabili e armoniose tra le comunità e per favorire la reciproca comprensione, la tolleranza e la pace». Subito dopo, nel 1994, era stata l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, varando il Decennio per l’Educazione ai Diritti Umani (1995-2004), a rimarcare l’obiettivo della «diffusione di corsi di formazione e di una informazione finalizzata alla costruzione di una cultura universale dei diritti umani». Oggi, tutto ciò assume, se possibile, ancora maggiore attualità e urgenza.
Come ha dichiarato Volker Türk, Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani,  «nel momento in cui il mondo emergeva da eventi catastrofici, la Dichiarazione ha fissato diritti universali e ha riconosciuto l’uguale valore di ogni persona»; «la Dichiarazione, redatta da rappresentanti di tutto il mondo, incarna un linguaggio comune della nostra comune umanità, una forza unificante al centro della quale si trova la dignità umana e il dovere di cura cui, come esseri umani, siamo reciprocamente tenuti. Anche se i trenta articoli della Dichiarazione hanno innescato processi di trasformazione in tutte le aree della nostra vita, le braci del razzismo, della misoginia, della disuguaglianza e dell’odio continuano a minacciare il nostro mondo».
Le domande poste dai diritti umani continuano a interrogare le grandi questioni del presente, e le contraddizioni del nostro tempo, a propria volta, sempre più impongono soluzioni nel senso dell’inclusione e della solidarietà, della pace e della giustizia, o, per meglio dire, della «pace con giustizia», laddove il primato della dignità umana e i valori della democrazia e della giustizia sociale sempre più si affermano come pietre angolari per un mondo diverso, per un «altro mondo possibile» sempre più urgente e necessario.



Tra questi, i diritti culturali: ognuno/ognuna ha infatti diritto, come recita l’art. 27, «di prendere parte liberamente alla vita culturale della comunità, di godere delle arti e di partecipare al progresso scientifico ed ai suoi benefici»; nonché, come recita la Convenzione di Faro  all’articolo 4, «chiunque, individualmente  o  collettivamente,  ha  diritto  a trarre beneficio dal patrimonio culturale  e  a  contribuire  al  suo arricchimento; e chiunque,  individualmente o collettivamente, ha la responsabilità di rispettare il proprio e l’altrui patrimonio culturale». 
Il nesso tra solidarietà, giustizia sociale, e diritti risulta così accuratamente delineato. Nella ricorrenza del 20 dicembre viene osservata un’occasione di vera e propria «immaginazione sociale»: come indicano le Nazioni Unite, una occasione per celebrare l’unità nella diversità; per sostenere il rispetto degli accordi internazionali; per incoraggiare il dibattito pubblico in cui i temi della giustizia, della solidarietà e dei diritti siano orientati al conseguimento degli Obiettivi dello Sviluppo Sostenibile, primo tra tutti lo sradicamento della povertà.
In questo senso, l’Assemblea Generale, con la sua Risoluzione 60/209 del 2006, «ribadisce che l’eliminazione della povertà è la più grande sfida globale che il mondo oggi deve affrontare e un requisito indispensabile per lo sviluppo sostenibile, in particolare per i Paesi in via di sviluppo». Occorre, soprattutto, «prestare particolare attenzione alla natura multidimensionale della povertà, favorendo, tra l’altro, l’integrazione sociale ed economica delle persone che vivono in povertà e la promozione e la tutela di tutti i diritti umani e delle libertà fondamentali per tutti e per tutte, compreso il diritto allo sviluppo», in una dimensione ecosistemica complessiva, di ecologia integrale e di avanzamento sociale in ogni angolo del pianeta.