Il socialismo
non è un ideale utopico, bensì una necessità realizzabile. Una lettera dalle
periferie del mondo. Vijay Prashad è un
intellettuale marxista e un attivista comunista indiano. Ha insegnato in vari
istituti universitari. È direttore del Tricontinental: Institute for Social
Research, un organismo che coordina studiosi-attivisti e studiose-attiviste del
Sud Globale e che periodicamente pubblica e diffonde articoli, saggi, dossiers
su temi di importanza globale. Sempre con una attenzione e una visione a
partire dalle periferie del mondo.Idealmente
prosegue la tradizione della gloriosa rivista Tricontinental e dell’Ospaaal,
l’organizzazione di solidarietà dei popoli di Asia, Africa e America Latina
fondata a Cuba nel lontano 1966.Prashad
è redattore capo di LeftWord Books, casa editrice indiana e dell’area
anglofona. Egli si distingue per ampiezza di visione storica, economica,
filosofica, politica, artistica e letteraria. Il suo stile espositivo è
veramente efficace. Non a caso in questa lettera egli cita Ernst Bloch, il filosofo
marxista del Novecento del “principio speranza”, della “utopia concreta”,
dell’Utopia come cammino concreto, realisticamente fondato, del possibile
realizzabile (da Spirito dell’utopia del 1917 attraverso il capolavoro Il
principio speranza, ultimato nel 1959, fino all’ultima opera Experimentum
Mundi del 1975). Tra i libri di Prashad citiamo The Darker Nations
(in italiano presso Rubbettino editore con il titolo Storia del Terzo Mondo)
e The Poorer Nations. A possible history of the Global South, una sorta
di continuazione del libro precedente. Queste due opere si configurano come una
sorta di storia del Sud Globale dal colonialismo al potente processo della
decolonizzazione e del costituirsi del mondo multipolare contemporaneo. Un
altro suo libro recente è Washington Bullets. A History of the Cia, Coups,
and Assassinations (in italiano presso Red Star Press con il titolo Proiettili
a stelle e strisce. Il libro nero dell’imperialismo americano).
Periodicamente Prashad invia una
missiva-newsletter di informazione come direttore del Tricontinental: Institute
for Social Research. Qui sotto si traduce e si pubblica l’ultima inviata col
titolo riportato sopra. Il sito dell’organismo è https://thetricontinental.org Un’ultima
considerazione. Prashad e Tricontinental giustamente pongono la Conferenza di
Bandung del 1955 e il sorgere del Movimento dei Paesi Non Allineati del 1961
come punto di svolta nella storia. E, come auspicato anche dal compianto Samir
Amin, lavorano per una Bandung 2 e per un rinnovato Movimento di paesi non
allineati. Per un mondo multipolare. Nel quale il protagonismo dei popoli
oppressi del Sud Globale, di Asia, Africa e America Latina, e dei paesi Brics
possa scongiurare la tendenza alla guerra della egemonia degli Stati Uniti. In
relativo declino e che pertanto chiama a raccolta l’Europa e l’Occidente in
generale. La guerra di civiltà appunto contro Oriente e Sud.L’Occidente. Anche nella recente vicenda
della scomparsa di Joseph Ratzinger. Molta destra e molti media dominanti
schierati a porre Ratzinger come campione dell’Occidente contro la chiesa
uscita dal Concilio ed espressione del Sud Globale. Il revanscismo
colonialistico occidentale contro i barbari che minacciano il Nord Globale. Il
desiderio di rinnovare l’universalismo cattolico medievale. Karol Wojtyla, che
all’aeroporto di Managua punta arrogantemente il dito contro Ernesto Cardenal,
prete schierato con i poveri e con la rivoluzione sandinista, e Joseph
Ratzinger, il quale nel 1984 chiama a Roma Leonardo Boff per processarlo, e per
processare così complessivamente la Teologia della Liberazione, rappresentano
perfettamente questo volto reazionario, questo pericoloso scontro di civiltà.A cui il Sud Globale e Tricontinental
si oppongono. Così come la sinistra alternativa in Europa e nell’Occidente
dovrebbe fare fermamente. [Giorgio
Riolo]
Cari amici, auguri di buon
anno dalla redazione di Tricontinental: Institute for Social Research.Nel maggio 2021, la direttrice esecutiva
dell’agenzia dell’Onu UN Women, Phumzile Mlambo-Ngcuka, e l’alto rappresentante
delle Nazioni Unite per gli affari del disarmo, Izumi Nakamitsu, hanno scritto
un articolo in cui esortavano i governi a tagliare le spese militari, così
eccessive, a favore di un aumento delle spese per lo sviluppo sociale ed
economico. Le loro sagge parole non sono state affatto ascoltate. Tagliare i
fondi per la guerra e aumentare quelli per lo sviluppo sociale, hanno scritto, “non
è un ideale utopico, bensì è una necessità realizzabile”. Questa frase - non un
ideale utopico, ma una necessità realizzabile - è fondamentale. Descrive quasi
perfettamente il progetto del socialismo.Il
nostro istituto è al lavoro da oltre cinque anni, sospinto proprio dall’idea
che sia possibile trasformare il mondo per soddisfare i bisogni dell’umanità,
vivendo entro i limiti posti dalla natura. Abbiamo accompagnato movimenti
sociali e politici, ascoltato le loro teorie, osservato il loro lavoro e costruito
la nostra comprensione del mondo fondandoci su questi tentativi di cambiamento.
Questo processo è stato illuminante. Ci ha insegnato che non è sufficiente
cercare di costruire una teoria a partire da teorie più vecchie, ma che è
necessario misurarsi con il mondo, riconoscere che coloro che stanno cercando
di cambiare il mondo sono in grado di sviluppare i frammenti di una valutazione
del mondo e che il nostro compito - come ricercatori del Tricontinental:
Institute for Social Research - è quello di comporre quei frammenti in una
visione del mondo. La visione del mondo che stiamo sviluppando non si limita a
comprendere il mondo così com’è, ma tiene salda anche la dinamica che cerca di
costruire il mondo come dovrebbe essere.Il
nostro istituto è impegnato a tracciare le dinamiche di un oltrepassamento
sociale e a capire come possiamo uscire da un sistema mondiale che ci sta
conducendo all’annichilimento e all’estinzione. Esistono risposte adeguate nel
mondo attuale, in atto, già presenti con noi anche quando la trasformazione
sociale sembra impossibile. La ricchezza sociale totale del pianeta è
straordinaria, anche se - a causa della lunga storia del colonialismo e della
violenza - semplicemente questa ricchezza non viene utilizzata per porre
soluzioni ai problemi comuni, ma per accrescere le fortune di pochi. C’è
abbastanza cibo per sfamare ogni persona sul pianeta, per esempio, eppure
miliardi di persone continuano a soffrire la fame. Non occorre essere ingenui a
fronte di questa realtà, né di percepirsi banali.In una delle nostre prime newsletter, che
chiudeva il nostro primo anno di lavoro (2018), abbiamo scritto che “è più
facile immaginare la fine della Terra che la fine del capitalismo, immaginare
che la calotta polare disciolta ci sommerga fino all’estinzione che immaginare
un mondo in cui la nostra capacità produttiva arricchisca tutti noi”. Questo è
vero. Eppure, nonostante questo, esiste “un futuro possibile che è costruito
per soddisfare le aspirazioni delle persone… È crudele pensare che queste speranze
risultino ingenue”.
I problemi che dobbiamo affrontare non sono
dovuti alla mancanza di risorse o di conoscenze tecnologiche e scientifiche.
Noi di Tricontinental: Institute for Social Research crediamo che sia a causa
del sistema sociale del capitalismo se non riusciamo a superare i nostri
problemi comuni. Questo sistema limita il movimento in avanti che richiede la
democratizzazione delle nazioni e la democratizzazione della ricchezza sociale.
Ci sono centinaia di milioni di persone organizzate in formazioni politiche e
sociali che stanno spingendo contro le comunità chiuse del nostro mondo,
lottando per abbattere le barriere e costruire le utopie di cui abbiamo bisogno
per sopravvivere. Ma invece di riconoscere che queste formazioni cercano di
realizzare un’autentica democrazia, vengono criminalizzate, i loro leader
arrestati e assassinati, e la loro preziosa fiducia sociale viene sconfitta. Lo
stesso comportamento repressivo è riservato ai progetti nazionali radicati in
questi movimenti politici e sociali, progetti che si impegnano a utilizzare la
ricchezza sociale per il bene più grande. Colpi di Stato, assassinii e regimi
sanzionatori sono una routine, la cui frequenza è illustrata da una
sequenza ininterrotta di eventi, dal colpo di Stato in Perù del dicembre 2022
al blocco in corso a Cuba, e dalla negazione del fatto che tale violenza sia
usata per bloccare il progresso sociale. Nella sua opera Tracce
del 1930, nell’epigrafe il filosofo marxista tedesco Ernst Bloch scriveva: “Come?
Io sono. Ma non mi possiedo. Per questo innanzitutto diveniamo”. È un’affermazione
interessante. Bloch sta riformulando il Penso, dunque sono di René
Descartes, una frase idealistica. Bloch afferma l’esistenza (“Io sono”),
ma poi suggerisce che l’esistenza umana non fiorisce a causa di forme di
alienazione e di solitudine (“Ma io non mi possiedo”). L’io - l’individuo
atomizzato, frammentato e solitario - non ha la capacità di cambiare il mondo
da solo. La costruzione di un processo di oltrepassamento sociale richiede la
creazione di un “noi” collettivo. Questo collettivo è la forza
soggettiva che deve rafforzarsi per superare le contraddizioni che ostacolano
il progresso umano. “Essere umani significa in realtà avere un’Utopia”,
scriveva Bloch. Questa frase risuona profondamente in me e spero che agisca
anche in voi.Nel nuovo anno,
noi di Tricontinental: Institute for Social Research rifletteremo a lungo sui
percorsi verso il socialismo e sulle barricate che cercano di impedire a
miliardi di persone nel mondo di andare oltre un sistema che estrae il loro
lavoro sociale e promette grandezza, pur offrendo il minimo delle possibilità
di vita. Entriamo in questo nuovo anno con un rinnovato impegno verso il
semplice postulato secondo il quale il socialismo è una necessità realizzabile.All’inizio del nuovo anno, vorrei
esprimere la mia gratitudine a tutti coloro che lavorano al Tricontinental:
Institute for Social Research, un’équipe diffusa in tutto il mondo, da Buenos
Aires a Shanghai, da Trivandrum a Rabat. Se volete contribuire al nostro
lavoro, ricordate che le donazioni sono benvenute. Vi invitiamo a
condividere il più possibile i nostri materiali, a studiarli nei vostri
movimenti e a invitare i membri del nostro team a parlare del nostro lavoro.Cordialmente, Vijay.