Inestimabili patrimoni culturali sotto
attacco. Sono passati sei mesi dall’episodio di distruzione del complesso
monumentale della necropoli partigiana di Mostar,
monumento nazionale
di Bosnia Erzegovina, come ha recentemente ricordato l’Associazione degli
antifascisti e dei combattenti della
guerra di liberazione (UABNOR) della città. «Non ci sono ancora informazioni effettive
sui risultati delle indagini.Abbiamo
il diritto di sapere a che punto siamo, perché le campagne di demolizione di
questo monumento vanno avanti da troppo tempo, ormai da trent’anni, e le
indagini sono ancora in corso. Tanto più che la polizia, in altri casi, ha
scoperto e arrestato in modo efficiente e rapido i responsabili.Questo fa sospettare che, nel caso dell’atto
terroristico alla necropoli partigiana, ci siano ostruzioni e poca volontà di venirne
a capo, o forse gli indizi portano a degli “intoccabili” per cui l’indagine è
volutamente in stallo, come nei trent’anni precedenti». Già nel 2000 il
complesso monumentale era stato attaccato e nel giro di tanti anni la polizia
non è stata in grado di individuare i responsabili. Decine
e decine di targhe in memoria dei caduti del movimento di liberazione sono state
distrutte in quello che è considerato il più grave tra gli
attacchi che il complesso ha subito.Lo spettacolare complesso della necropoli
partigiana è stato realizzato a Mostar nel 1965 in memoria dei 630 caduti del movimento
di liberazione jugoslavo. Vandalismi, contenuti fascisti, scritte offensive di
carattere politico sono apparse di nuovo un anno fa, il 7 gennaio 2022:
all'ingresso del corpo centrale, sono stati riportati i simboli della svastica
e degli ustascia, i criminali fascisti croati del regime collaborazionista di
Ante Pavelić. Il complesso monumentale è venuto a trovarsi, con la guerra del
1992-1995, nel settore croato della
città. Come se non bastasse, la necropoli è stata perfino,
varie volte, usata come vera e propria discarica illegale di rifiuti.
Sead
Djulić, presidente dell’Alleanza dei
combattenti antifascisti della guerra di
liberazione (SABNOR) in Bosnia Erzegovina, ha confermato ai media che «la
necropoli partigiana di Mostar è sotto attacco. Nessuno è mai stato sanzionato
e ci viene costantemente assicurato dalle autorità che gli episodi sono commessi
da giovani teppisti.Sappiamo
che non si tratta di ragazzini, si tratta di teppisti, ma allo stesso tempo si
tratta di un gruppo fascista ben organizzato, con una propria sede, un proprio circolo,
si sa chi è il loro capo e come sono organizzati. Se la necropoli è monumento
nazionale della Bosnia Erzegovina, allora un attacco ad un monumento nazionale
di un Paese finisce con l’essere un attacco al Paese in quanto tale». La
necropoli partigiana
di Mostar è un complesso commemorativo
dedicato ai partigiani caduti nella seconda guerra mondiale. La struttura del
complesso è suddivisa in quattro unità; una composizione che, passando per le diverse
parti, variamente intessute di simbolismi, approda alla parte superiore, il cimitero
vero e proprio, articolato in gradoni, lungo il quale sono poste 630 lapidi in
pietra di forma astratta, cui è associato un tronco tagliato, simbolo della
giovinezza interrotta, con i nomi dei combattenti scolpiti, fino alla terrazza
più alta, dove è posta una fontana a forma di ingranaggio meccanico, simbolo di
forza propulsiva. Nel 1959 fu chiesto a Bogdan Bogdanović, grande scultore, architetto
e urbanista, di stendere un progetto per il complesso commemorativo; nella progettazione, una delle principali sfide è
stata quella di creare un complesso che fungesse quasi da “specchio simbolico”
di Mostar e luogo simbolico della Resistenza e della Liberazione, adattando
il disegno del monumento al paesaggio della città attraverso questo “rispecchiamento”.
Molti
elementi del complesso alludono, ad esempio, al profilo della città di Mostar. Entrando
nel complesso, il percorso verso le terrazze si dipana lungo le passerelle acciottolate,
come a dare espressione artistica alle antiche strade di ciottoli tipiche del
centro storico di Mostar. Le terrazze sono divise da quello che in origine era
un corso d’acqua, che rappresenta il passaggio attraverso la città del fiume
Neretva, mentre le terrazze riflettono i pendii della splendida valle della
Neretva. L’elemento principale è costituito da una grande meridiana cosmologica
in cima al memoriale. L’intenzione era quella di creare
più di un “semplice” memoriale: una necropoli monumentale, simile ai siti del Medio
Oriente o dei popoli antichi. Parlando del progetto, Bogdan
Bogdanović ha rivelato che, utilizzando i «simboli universali degli
elementi, dei pianeti e degli astri, il monumento si fa “vicino” e riesce a
imporsi come un autentico elemento dello spazio». La
necropoli è talvolta considerata un vero e proprio “compimento” dell’arte di Bogdan Bogdanović. In esso
trovano spazio molti degli elementi caratteristici della sua arte: come è stato
detto, infatti, la sua opera architettonica, scultorea e saggistica è
caratterizzata da un’originale sintesi di simbolismi e ascendenze, dal
romanticismo al surrealismo, dalla metafisica al simbolismo ebraico e della
Kabala. Nota è la sua ricerca circa la
«dignità semantica del segno» e straordinari i suoi capolavori, capaci,
peraltro, di unire alla potenza rappresentativa e al fascino suggestivo, il
richiamo e l’evocazione di simboli e rimandi storici e intellettuali. Nel suo
percorso è possibile individuare un vero e proprio “ciclo simbolico” imperniato
sugli elementi primordiali: pietra, terra, aria, fuoco e cielo, attraverso una
serie di straordinarie opere monumentali. Come descritto
nella rivista Architektura Urbanizam nel 1966, la necropoli di Mostar (1965) avrebbe dovuto
rappresentare la “pietra”, il suo straordinario capolavoro del “Fiore di Pietra”
di Jasenovac (1966) “l'acqua”, la necropoli di Sremska Mitrovica (1960) il “fuoco”,
il Monumento agli Imbattuti a Prilep (1961) “il cielo”, mentre la sua opera forse
più evocativa, il Complesso Memoriale di Slobodište (la “necropoli simbolica”) presso
Kruševac (1965) rappresenta “la terra”. In
quest’ultimo caso, l’intenzione è quella di condurre il visitatore in un vero e
proprio viaggio ultraterreno, dalla Porta solare, nel “regno della morte”, alla
Valle dei viventi o “Valle della memoria”, costellata di “ali di pietra”,
«evocative di simboli di liberazione e di vita». Il valore
storico e artistico della necropoli è inestimabile, e la vandalizzazione cui è
sottoposta, che precipita anche tali patrimoni di importanza universale nel
gorgo della contrapposizione etno-politica e della violenza, porta con sé una perdita di
patrimonio universale con implicazioni profonde, memoriali, sociali e culturali.