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martedì 10 gennaio 2023

MOSTAR E MEMORIA
di Gianmarco Pisa

 
Inestimabili patrimoni culturali sotto attacco.
 
Sono passati sei mesi dall’episodio di distruzione del complesso monumentale della necropoli partigiana di Mostar, monumento nazionale di Bosnia Erzegovina, come ha recentemente ricordato l’Associazione degli antifascisti e dei combattenti della guerra di liberazione (UABNOR) della città. «Non ci sono ancora informazioni effettive sui risultati delle indagini. Abbiamo il diritto di sapere a che punto siamo, perché le campagne di demolizione di questo monumento vanno avanti da troppo tempo, ormai da trent’anni, e le indagini sono ancora in corso. Tanto più che la polizia, in altri casi, ha scoperto e arrestato in modo efficiente e rapido i responsabili. Questo fa sospettare che, nel caso dell’atto terroristico alla necropoli partigiana, ci siano ostruzioni e poca volontà di venirne a capo, o forse gli indizi portano a degli “intoccabili” per cui l’indagine è volutamente in stallo, come nei trent’anni precedenti». Già nel 2000 il complesso monumentale era stato attaccato e nel giro di tanti anni la polizia non è stata in grado di individuare i responsabili.
Decine e decine di targhe in memoria dei caduti del movimento di liberazione sono state distrutte in quello che è considerato il più grave tra gli attacchi che il complesso ha subito. Lo spettacolare complesso della necropoli partigiana è stato realizzato a Mostar nel 1965 in memoria dei 630 caduti del movimento di liberazione jugoslavo. Vandalismi, contenuti fascisti, scritte offensive di carattere politico sono apparse di nuovo un anno fa, il 7 gennaio 2022: all'ingresso del corpo centrale, sono stati riportati i simboli della svastica e degli ustascia, i criminali fascisti croati del regime collaborazionista di Ante Pavelić. Il complesso monumentale è venuto a trovarsi, con la guerra del 1992-1995, nel settore croato della città. Come se non bastasse, la necropoli è stata perfino, varie volte, usata come vera e propria discarica illegale di rifiuti.



Sead Djulić, presidente dell’Alleanza dei combattenti antifascisti della guerra di liberazione (SABNOR) in Bosnia Erzegovina, ha confermato ai media che «la necropoli partigiana di Mostar è sotto attacco. Nessuno è mai stato sanzionato e ci viene costantemente assicurato dalle autorità che gli episodi sono commessi da giovani teppisti. Sappiamo che non si tratta di ragazzini, si tratta di teppisti, ma allo stesso tempo si tratta di un gruppo fascista ben organizzato, con una propria sede, un proprio circolo, si sa chi è il loro capo e come sono organizzati. Se la necropoli è monumento nazionale della Bosnia Erzegovina, allora un attacco ad un monumento nazionale di un Paese finisce con l’essere un attacco al Paese in quanto tale».  
La necropoli partigiana di Mostar è un complesso commemorativo dedicato ai partigiani caduti nella seconda guerra mondiale. La struttura del complesso è suddivisa in quattro unità; una composizione che, passando per le diverse parti, variamente intessute di simbolismi, approda alla parte superiore, il cimitero vero e proprio, articolato in gradoni, lungo il quale sono poste 630 lapidi in pietra di forma astratta, cui è associato un tronco tagliato, simbolo della giovinezza interrotta, con i nomi dei combattenti scolpiti, fino alla terrazza più alta, dove è posta una fontana a forma di ingranaggio meccanico, simbolo di forza propulsiva. Nel 1959 fu chiesto a Bogdan Bogdanović, grande scultore, architetto e urbanista, di stendere un progetto per il complesso commemorativo; nella progettazione, una delle principali sfide è stata quella di creare un complesso che fungesse quasi da “specchio simbolico” di Mostar e luogo simbolico della Resistenza e della Liberazione, adattando il disegno del monumento al paesaggio della città attraverso questo “rispecchiamento”.



Molti elementi del complesso alludono, ad esempio, al profilo della città di Mostar. Entrando nel complesso, il percorso verso le terrazze si dipana lungo le passerelle acciottolate, come a dare espressione artistica alle antiche strade di ciottoli tipiche del centro storico di Mostar. Le terrazze sono divise da quello che in origine era un corso d’acqua, che rappresenta il passaggio attraverso la città del fiume Neretva, mentre le terrazze riflettono i pendii della splendida valle della Neretva. L’elemento principale è costituito da una grande meridiana cosmologica in cima al memoriale. L’intenzione era quella di creare più di un “semplice” memoriale: una necropoli monumentale, simile ai siti del Medio Oriente o dei popoli antichi. Parlando del progetto, Bogdan Bogdanović ha rivelato che, utilizzando i «simboli universali degli elementi, dei pianeti e degli astri, il monumento si fa “vicino” e riesce a imporsi come un autentico elemento dello spazio».
La necropoli è talvolta considerata un vero e proprio “compimento” dell’arte di Bogdan Bogdanović. In esso trovano spazio molti degli elementi caratteristici della sua arte: come è stato detto, infatti, la sua opera architettonica, scultorea e saggistica è caratterizzata da un’originale sintesi di simbolismi e ascendenze, dal romanticismo al surrealismo, dalla metafisica al simbolismo ebraico e della Kabala. Nota è la sua ricerca circa la «dignità semantica del segno» e straordinari i suoi capolavori, capaci, peraltro, di unire alla potenza rappresentativa e al fascino suggestivo, il richiamo e l’evocazione di simboli e rimandi storici e intellettuali. Nel suo percorso è possibile individuare un vero e proprio “ciclo simbolico” imperniato sugli elementi primordiali: pietra, terra, aria, fuoco e cielo, attraverso una serie di straordinarie opere monumentali.
Come descritto nella rivista Architektura Urbanizam nel 1966, la necropoli di Mostar (1965) avrebbe dovuto rappresentare la “pietra”, il suo straordinario capolavoro del “Fiore di Pietra” di Jasenovac (1966) “l'acqua”, la necropoli di Sremska Mitrovica (1960) il “fuoco”, il Monumento agli Imbattuti a Prilep (1961) “il cielo”, mentre la sua opera forse più evocativa, il Complesso Memoriale di Slobodište (la “necropoli simbolica”) presso Kruševac (1965) rappresenta “la terra”. In quest’ultimo caso, l’intenzione è quella di condurre il visitatore in un vero e proprio viaggio ultraterreno, dalla Porta solare, nel “regno della morte”, alla Valle dei viventi o “Valle della memoria”, costellata di “ali di pietra”, «evocative di simboli di liberazione e di vita».
Il valore storico e artistico della necropoli è inestimabile, e la vandalizzazione cui è sottoposta, che precipita anche tali patrimoni di importanza universale nel gorgo della contrapposizione etno-politica e della violenza, porta con sé una perdita di patrimonio universale
con implicazioni profonde, memoriali, sociali e culturali.