Libri
LE
UMANE DEBOLEZZE
di Stefania Vignetti
La
posta in gioco, di Pierangela Micozzi scava
nell’animo umano.
La
posta in gioco, pubblicato da Punto D’Incontro
Edizioni e vincitore del Premio Spoleto 2019, è un romanzo breve con cui
Pierangela Micozzi dà prova di lodevole vena narrativa. La vicenda, ambientata
in terra sarda, vede il protagonista, Carlo Puddu, diligente impiegato, subire
innumerevoli angherie ad opera del suo direttore, Luigi Deidda, e del figlio di
quest’ultimo, Paolo, anch’egli assunto presso lo stesso ufficio postale di
Olbia. Carlo è forestiero in questo paese, si è da poco trasferito da Orosei
con la moglie Mafalda, ansioso di dar prova dell’attenzione e della
meticolosità che sa spendere nel suo lavoro. Al contrario, Luigi Deidda
considera il suo impiego non come un servizio da offrire alla comunità, ma come
una “cosa propria”. Non si fa scrupoli nel commettere atti illeciti come aprire
la corrispondenza per sottrarre denaro ed imbrogliare gli analfabeti a proprio
vantaggio.
Ma il problema maggiore è rappresentato
dalla condotta di Paolo, il figlio del direttore. Giovane scapestrato ed
ozioso, lavora pochissimo e si assenta di frequente, sentendosi protetto dalla
posizione del genitore e approfittando dello spirito di abnegazione con cui
Carlo si risolve a svolgere il lavoro non condotto a termine
dall’incorreggibile fannullone. Come se non bastasse, non di rado si verificano
degli ammanchi dalla cassa dell’ufficio, come dire, “i conti non quadrano” e il
direttore invita l’incolpevole Carlo a rimettere la cifra che forse volutamente
o involontariamente ha fatto mancare. Luigi Deidda giustifica con presunti
errori del povero impiegato quelle che in verità sono delle vere e proprie
sottrazioni che vengono perpetrate per finanziare gli innumerevoli vizi e
capricci di Paolo. Il malcapitato protagonista, dotato di animo di buon
cristiano, per nulla propenso a giudicare il prossimo, meno che mai a
condannare, accetta con remissione la pesante croce che si ritrova sulle
spalle, attendendo fiduciosamente un domani migliore. Carlo non reagisce
nemmeno agli appellativi offensivi come “impiastro” o “carogna” con cui i due
disonesti prendono ad apostrofarlo per attribuire alla sua presunta
inettitudine o malafede i frequenti ammanchi. Il povero impiegato finisce anzi
per iniziare a nutrire dubbi sulle proprie capacità, l’“incubo dello sbaglio”
incombe ormai sulle sue lunghe e faticose giornate di lavoro. La vicenda subisce
una decisiva svolta nel momento in cui si verifica un ammanco considerevole. A
questo punto Carlo non ha più dubbi in merito alla condotta sleale del
direttore e del figlio, abbandona l’atteggiamento remissivo e, in preda ad uno
sdoppiamento della personalità, reagisce con inaudita violenza.
Ma sarà l’imprevista reazione dell’uomo
a dare un nuovo corso agli eventi? Soprattutto il protagonista riuscirà a
riscattarsi dall’ingiustizia subita ed a ritrovare la fiducia nelle proprie
capacità? Lasciamo che sia il lettore a scoprirlo cimentandosi con un testo
caratterizzato da una prosa fluida e ricca di aggettivazione in cui risaltano
soprattutto le suggestive descrizioni paesaggistiche e l’impietosa “biopsia”
delle umane debolezze.