ELEZIONI E DISGUSTO
di
Vittorio Melandri
Sono
un cittadino di sinistra, quindi dovrei essere solo dispiaciuto per i risultati
alle regionali in Lombardia e Lazio. Il dispiacere però è sovrastato dal disgusto...
il disgusto per i sorrisini (vedi Mentana per tutti) con cui i giornalisti
commentano come la partecipazione al voto sia sprofondata. Per quei sorrisini,
una partecipazione al voto di poco superiore al 40%, è una questione del tutto
indifferente. Ma non è vero che votare non serve a niente, è il
"voto" del cittadino che non vale niente. Da decenni la classe
politica ha sequestrato il "voto" del cittadino, lo usa per
legittimare le elezioni (votare serve eccome), e fa e disfa a suo piacimento.
La grande depressione nasce dall'evidenza di questo "fare". E chi è
chiamato ad aiutare a capire, non aiuta. Vale per "L'Amaca" di Serra
di ieri, e ancor più per il commento del politologo Piero Ignazi che dalla
prima pagina di “Domani”, sotto occhiello e titolo “L'assalto fallito al PD.
Questa volta ci sono buone notizie anche nella sconfitta”, si compiace che i
quattro elettori che sono andati a votare, non hanno imitato il Fabrizio
Maramaldo e non avrebbero ucciso, come fece invece il Maramaldo con Francesco
Ferrucci, un "partito morto". (Vedi Il canto degli italiani).
Da ormai irrecuperabile depresso, un caro saluto, provare un sentimento di
amicizia, per quanto labile, è l'unico balsamo rimasto, nella attesa di morire.