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lunedì 6 febbraio 2023

IL PAPA E IL CONGO
di Vittorio Melandri
 


Leggo in questi giorni che il Papa... “In nome di Dio condanna le violenze armate, i massacri, gli stupri, la distruzione e l’occupazione di villaggi, il saccheggio di campi e di bestiame che continuano a essere perpetrati nella Repubblica Democratica del Congo. Aggiungendo anche: “Basta! Basta arricchirsi sulla pelle dei più deboli, basta arricchirsi con risorse e soldi sporchi di sangue!”.
 
Congo 2013
Lessi su “il Manifesto” del 30 novembre 2013… a distanza di quasi due mesi da quando a Farhenait su Radio 3 passò una sua intervista, un articolo che riprendeva il dramma in corso in Congo ed appunto documentato in un suo libro da Charles Onana. Con un salto solo a prima vista illogico, risalii a qualche tempo prima, quando nella sua rubrica quotidiana Corrado Augias, usò una espressione che non era ancora entrata nel mio lessico, ma che una volta letta, mi ha afferrato per la gola con la sua efficacia, senza abbandonarmi più. Rivolgendosi al lettore che lo interpellava Augias fra l’altro affermò: “la domanda mi supera”.
Credo che noi tutti si sia assuefatti, sino ad una quasi totalizzante dipendenza, al bisogno di “risposte”, al punto che quando la “domanda ci supera”, semplicemente la ignoriamo, o, in modo più sofisticato, accettiamo, o addirittura ci diamo, “risposte-metadone”, veri e propri surrogati a cui finiamo per aggrapparci, arrivando a sentirci in pace con la nostra coscienza ed in perfetta buona fede. Le domande però, tanto più quelle che ci superano, restano l’ingrediente fondamentale per dare un qualche valore originale alla nostra specificità di specie vivente. E ciò premesso me ne formulai una che mi ha superato lasciandomi lì, con un ulteriore accumulo di spaesamento.
Erano ormai passati quasi due mesi da quando venerdì 18 ottobre 2013, durante il pomeriggio di Farhenait su Radio 3, per circa mezz’ora era stato intervistato il giornalista francese di origine camerunese Charles Onana, autore di un libro non tradotto in italiano che parla di Europa, crimini e censura in Congo, dei conflitti africani e del silenzio dell’Occidente e della giustizia internazionale. I temi che Charles Onana, giornalista camerunense autore appunto del libro: Europa, Crimini e censura in Congo. I documenti che accusano, ha fatto oggetto del proprio lavoro. “Onana ritiene che “in Europa, sia molto difficile parlare delle vittime congolesi e del saccheggio delle risorse naturali della Repubblica Democratica del Congo, nonostante i numerosi rapporti delle Nazioni Unite su questi temi”. Onana accusa anche la superficialità dei media e politici europei quando affrontano la situazione della Repubblica Democaratica del Congo. Secondo Onana, “parlare, per esempio, del ruolo del Ruanda e della sua ingerenza nella Repubblica Democratica del Congo è un tabù per le istituzioni europee e, addirittura, per le organizzazioni per la difesa dei diritti umani. C’è una forma di censura che non si giustifica. È quindi necessario rompere la legge del silenzio”. Dal 1998 in Congo si stima ci siano stati 8 milioni di morti per il Coltan e l’Uranio. Nella più totale indifferenza di noi tutti e dei nostri colorati “apparati elettronici”, che del Coltan sono pieni. Anche a chi otto milioni di morti posson sembrar pochi, pensando che in fondo su 6/7 miliardi di esseri umani, restano pur sempre una minoranza, credo che anche se la domanda ci supera, dovremmo continuare a porcela, almeno la domanda seguente: perché dopo che per radio se ne è parlato per mezz’ora, otto milioni di morti sono restati lettera morta, intanto che, solo per fare un esempio, il gesto dell’ombrello di Maradona da Fabio Fazio è stato assunto nel cielo di tutte le prime pagine dei giornali? Solo oggi 30 novembre, si è letto qualcosa in proposito su “il Manifesto”, come noto quotidiano sedicente comunista, e quindi eversivo e fuori della storia. O forse siamo noi-dicenti “moderati” e bravi cittadini, ad essere sordi cechi e muti e fuori da ogni decenza, e superati da ogni domanda?
 
Congo 2021
Una mattina del febbraio 2021, seguendo la bella e intelligente trasmissione “Tutta la città ne parla” su Radio3, ho sentito trasmettere un servizio datato 1961 dedicato all’eccidio di Kindu (o massacro di Kindu) che avvenne l’11 o il 12 novembre 1961 a Kindu, nell’attuale Repubblica Democratica del Congo (al tempo denominata Repubblica del Congo), dove furono trucidati tredici aviatori italiani, facenti parte del contingente dell’Operazione delle Nazioni Unite in Congo inviato a ristabilire l’ordine nello Stato africano durante la crisi del Congo. Il commentatore ad un certo punto usa la parola “negri”.
Ebbene il conduttore di “Tutta la città ne parla” Pietro Del Soldà ha sottolineato come oggi non si sarebbe mai usato la parola “negri”, bensì “neri”. Ecco il nostro salto di civiltà, in sessant’anni siamo passati dall’uso della parola negri all’uso della parola neri. Il “dettaglio” rimane che, eliminata la g, il mondo occidentale li massacra direttamente e indirettamente esattamente come prima. Ma vuoi mettere quanto siamo più civili...