Leggo
in questi giorni che il Papa... “In nome di Diocondanna le violenze armate, i massacri, gli
stupri, la distruzione e l’occupazione divillaggi, ilsaccheggio di campi e
di bestiame che continuano a essere perpetrati nella Repubblica Democratica del
Congo”. Aggiungendo anche:“Basta!
Basta arricchirsi sulla pelle dei più deboli, basta arricchirsi con risorse e
soldi sporchi di sangue!”. Congo
2013 Lessi
su “il Manifesto” del 30 novembre 2013… a distanza di quasi due mesi da quando
a Farhenait su Radio 3 passò una sua intervista, un articolo che riprendeva il
dramma in corso in Congo ed appunto documentato in un suo libro da Charles Onana.
Con un salto solo a prima vista illogico, risalii a qualche tempo prima, quando
nella sua rubrica quotidiana Corrado Augias, usò una espressione che non era
ancora entrata nel mio lessico, ma che una volta letta, mi ha afferrato per la
gola con la sua efficacia, senza abbandonarmi più. Rivolgendosi al lettore che
lo interpellava Augias fra l’altro affermò: “la domanda mi supera”. Credo
che noi tutti si sia assuefatti, sino ad una quasi totalizzante dipendenza, al
bisogno di “risposte”, al punto che quando la “domanda ci supera”, semplicemente
la ignoriamo, o, in modo più sofisticato, accettiamo, o addirittura ci diamo,
“risposte-metadone”, veri e propri surrogati a cui finiamo per aggrapparci,
arrivando a sentirci in pace con la nostra coscienza ed in perfetta buona fede.
Le domande però, tanto più quelle che ci superano, restano l’ingrediente
fondamentale per dare un qualche valore originale alla nostra specificità di
specie vivente. E ciò premesso me ne formulai una che mi ha superato
lasciandomi lì, con un ulteriore accumulo di spaesamento. Erano
ormai passati quasi due mesi da quando venerdì 18 ottobre 2013, durante il
pomeriggio di Farhenait su Radio 3, per circa mezz’ora era stato intervistato
il giornalista francese di origine camerunese Charles Onana, autore di un libro
non tradotto in italiano che parla di Europa, crimini e censura in Congo, dei
conflitti africani e del silenzio dell’Occidente e della giustizia
internazionale. I temi che Charles Onana, giornalista camerunense autore
appunto del libro: Europa, Crimini e censura in Congo. I documentiche
accusano, ha fatto oggetto del proprio lavoro. “Onana ritiene che “in
Europa, sia molto difficile parlare delle vittime congolesi e del saccheggio
delle risorse naturali della Repubblica Democratica del Congo, nonostante i
numerosi rapporti delle Nazioni Unite su questi temi”. Onana accusa anche la
superficialità dei media e politici europei quando affrontano la situazione
della Repubblica Democaratica del Congo. Secondo Onana, “parlare, per esempio,
del ruolo del Ruanda e della sua ingerenza nella Repubblica Democratica del
Congo è un tabù per le istituzioni europee e, addirittura, per le
organizzazioni per la difesa dei diritti umani. C’è una forma di censura che
non si giustifica. È quindi necessario rompere la legge del silenzio”. Dal 1998
in Congo si stima ci siano stati 8 milioni di morti per il Coltan e l’Uranio. Nella
più totale indifferenza di noi tutti e dei nostri colorati “apparati elettronici”,
che del Coltan sono pieni. Anche a chi otto milioni di morti posson sembrar
pochi, pensando che in fondo su 6/7 miliardi di esseri umani, restano pur
sempre una minoranza, credo che anche se la domanda ci supera, dovremmo
continuare a porcela, almeno la domanda seguente: perché dopo che per radio se
ne è parlato per mezz’ora, otto milioni di morti sono restati lettera morta,
intanto che, solo per fare un esempio, il gesto dell’ombrello di Maradona da
Fabio Fazio è stato assunto nel cielo di tutte le prime pagine dei giornali? Solo
oggi 30 novembre, si è letto qualcosa in proposito su “il Manifesto”, come noto
quotidiano sedicente comunista, e quindi eversivo e fuori della storia. O forse
siamo noi-dicenti “moderati” e bravi cittadini, ad essere sordi cechi e muti e
fuori da ogni decenza, e superati da ogni domanda? Congo
2021 Una
mattina del febbraio 2021, seguendo la bella e intelligente trasmissione “Tutta
la città ne parla” su Radio3, ho sentito trasmettere un servizio datato 1961
dedicato all’eccidio di Kindu (o massacro di Kindu) che avvenne l’11 o il 12
novembre 1961 a Kindu, nell’attuale Repubblica Democratica del Congo (al tempo
denominata Repubblica del Congo), dove furono trucidati tredici aviatori
italiani, facenti parte del contingente dell’Operazione delle Nazioni Unite in
Congo inviato a ristabilire l’ordine nello Stato africano durante la crisi del
Congo. Il commentatore ad un certo punto usa la parola “negri”. Ebbene
il conduttore di “Tutta la città ne parla” Pietro Del Soldà ha sottolineato
come oggi non si sarebbe mai usato la parola “negri”, bensì “neri”. Ecco il
nostro salto di civiltà, in sessant’anni siamo passati dall’uso della parola
negri all’uso della parola neri. Il “dettaglio” rimane che, eliminata la g,
il mondo occidentale li massacra direttamente e indirettamente esattamente come
prima. Ma vuoi mettere quanto siamo più civili...