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giovedì 23 febbraio 2023

OBIETTORI E STATI ARMATI

 
Grazie Angelo! Grazie ai vostri articoli, ho trovato questa intervista splendida con i pacifisti ucraini! Sono in pericolo perché in Ucraina sono perseguitati, chiamati traditori, anche imprigionati. La stampa non ne parla, perché la stampa di oggi propagandisce la guerra.
 
“In Ucraina la parola pace è oggi tabu” dice questo ucraino. “Oggi sembra impensabile, eppure io resto convinto che possa esistere una società che ponga la violenza fuori dalla Storia. È la posizione morale più coerente, per noi la vita umana è sacra. Non serve demonizzare il nemico. Credo sia sempre meglio parlare che sparare. Lo stesso Zelensky era favorevole alla pace. È stato eletto per essere un presidente di pace, promettendo di negoziare, di rispettare gli ucraini di lingua russa. Oggi invece la propaganda di Stato compie una grave stigmatizzazione di qualsiasi espressione o opinione contro la guerra. Mentre chi vende armi si frega le mani”. Devo dire che tra i miei amici residenti in Ucraina, tutti sono determinati ad andare fino in fondo, anche se la maggior parte di loro sono russi (la loro lingua madre è il russo). Li capisco perfettamente: stanno combattendo per la loro terra, e voglio - come loro - che la loro terra sia libera. Però pare che la pace sia un punto di vista impopolare contro l’aggressione. Gli Stati Uniti pompano costantemente l’Ucraina con il loro incoraggiamento, come a una partita di calcio. Danno armi e dicono: “combattete, siete grandi! e noi guardiamo”. La visita di Biden è ciliegina sulla torta.
 
Un caro saluto,
Julia Pikalova


 
ECCO L’INTERVITA DI CUI PARLA JULIA
Parla Yuri Sheliazhenko obiettore di coscienza ucraino.
 

Yuri Sheliazhenko

Yuri Sheliazhenko, in che condizione vivono le persone che obiettano di fronte alla leva obbligatoria? Ci sono notizie da Ruslan Kotsaba? (ndr. Kotsaba è il giornalista pacifista e obiettore di coscienza ucraino, accusato di “alto tradimento” e già arrestato per posizioni antimilitariste. Oggi rischia fino a 15 anni di carcere).

“La condizione degli obiettori purtroppo è in costante aggravamento. A maggio, il pacifista Andrii Kucher è stato condannato a 4 anni, poi convertiti in libertà vigilata. A giugno, anche l’obiettore Dmytro Kucherov è stato condannato, con la concessione della libertà vigilata. Siamo arrivati a 5 condanne per aver rifiutato l’arruolamento militare. Secondo la Procura generale ucraina, nel periodo tra gennaio e ottobre 2022, sono iniziate indagini penali su 971 obiettori di coscienza e chissà su quanti altri cominceranno a breve. Purtroppo, tra le ultime sentenze, è arrivata la prima condanna al carcere: è il caso di Vitaly Alekseyenko. Lo hanno prima convinto a dichiararsi colpevole per ottenere una condanna più lieve. Una volta davanti alla corte però, Vitaly ha rifiutato di pentirsi poiché secondo la sua coscienza “non aveva fatto nulla di male”. Il giudice ha ritenuto questa condotta inaccettabile e lo ha punito con un anno di prigione. Una ragazza di nome Elvira ha recentemente espresso un’opinione contro la guerra su Instagram. È stata prima insultata e additata come nemica nazionale, infine è stata addirittura allontanata dalla sua Università. Il caso Kotsaba è ancora peggiore. Per proteggere la sua incolumità fisica ha smesso di partecipare alle udienze ed è riuscito ad andare all’estero legalmente. Speriamo che riesca a sfuggire ad una probabile condanna al carcere. Teniamo molto a ringraziare chi come Unponteper si sta adoperando generosamente per raccogliere fondi affinché sia possibile per noi coprire le spese legali di Ruslan e degli altri obiettori di coscienza”.

Yuri S.

Non dev’essere facile essere additati come “nemici pubblici” perché la vostra coscienza vi impedisce di prendere le armi e uccidere o essere uccisi. In che modo vi state organizzando per rendere efficace il vostro lavoro?

“Non è affatto facile, e anzi è spesso frustrante. Innanzitutto stiamo organizzando una rete stabile di supporto e difesa legale per gli obiettori di coscienza. Forniamo consigli su cosa rispondere se vengono fermati e a quali diritti possono appellarsi. Stiamo lanciando una hotline telefonica per le emergenze, un sito internet, investendo sui social network e inoltre stiamo registrando il Movimento come persona giuridica. Vogliamo diffondere cultura, le informazioni utili ai giovani che vogliono poter scampare alle armi e riuscire ad espatriare in maniera legale. Sono migliaia coloro che studiavano all’estero, nelle università europee, a cui la polizia di frontiera ha impedito di tornare a studiare: stimiamo che siano oltre 8.000 persone. Alcune hanno tentato di scappare illegalmente dal paese. Purtroppo 11 di loro hanno perso la vita per mano della stessa forza pubblica Ucraina”.



Crede davvero che la nonviolenza e il pacifismo possano risolvere i problemi tra Russia e Ucraina?

“Oggi sembra impensabile, eppure io resto convinto che possa esistere una società che ponga la violenza fuori dalla Storia. È la posizione morale più coerente, per noi la vita umana è sacra. Non serve demonizzare il nemico. Credo sia sempre meglio parlare che sparare. Lo stesso Zelenskyy era favorevole alla pace. È stato eletto per essere un presidente di pace, promettendo di negoziare, di rispettare gli ucraini di lingua russa. Oggi invece la propaganda di Stato compie una grave stigmatizzazione di qualsiasi espressione o opinione contro la guerra. Mentre chi vende armi si frega le mani. La guerra è un problema strutturale: rappresenta il problema, non la soluzione. Dobbiamo imparare a resistere alla violenza senza ulteriore violenza. È possibile ed è efficace, lo dice la Storia. Uno degli esempi più antichi viene dall’Italia. Conoscete la Secessio plebis, o ritiro dei plebei sull’Aventino? Invece di fare la lotta armata, la plebe costrinse l’élite al potere a rispettare i propri diritti grazie allo sciopero e alla renitenza alla leva. Il movimento nonviolento Satyagraha, guidato dal Mahatma Gandhi, ha contribuito ad allontanare gli occupanti britannici dall’India. Ad Est come ad Ovest, in Russia e in Ucraina, molte persone da entrambe le parti stanno scampando alla mobilitazione militare, nonostante la repressione. Nel rapporto “Ukrainian Nonviolent Civil Resistance in the Face of War” (uscito a ottobre 2022, disponibile sul sito www.unponteper.it, ndr) il professor Felip Daza identifica 235 azioni di resistenza civile nonviolenta opposte dal popolo ucraino all’invasione russa da febbraio a luglio 2022. Probabilmente avrete visto nei telegiornali le immagini delle persone in piazza che fermavano i carri armati. Molte di queste azioni hanno ritardato l’occupazione, salvando vite e infrastrutture che mantengono in piedi il paese. C’è una maggioranza silenziosa che continua a resistere in maniera nonviolenta, senza ricevere alcun sostegno. Le armi non metteranno fine alla guerra. Solo il buon senso, il pentimento, la redenzione e infine il perdono, potranno farlo”.


Obiettori russi, ucraini ed europei

Cosa pensa della Carovana di Pace che si è recata a Kiev, guidata da Un Ponte Per e dal Movimento Nonviolento, durante la quale ha potuto incontrare pacifisti italiani?

“Incontrare la Carovana è stato uno dei momenti più belli della mia vita. Un’occasione meravigliosa per il nostro Movimento. Una festa. In Ucraina la parola pace è oggi tabu. Per lo più le persone si rivolgono a noi in modo anonimo attraverso i social. Hanno timore di partecipare alle riunioni. La visita della carovana di “Stop the War Now” è stata un miracolo, ha portato coraggio. Voglio dire grazie ai sostenitori e alle sostenitrici di Un Ponte Per per la solidarietà e le donazioni nei nostri confronti, ve ne siamo molto grati”.