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mercoledì 8 febbraio 2023

POTENTI A TERRA
di Angelo Gaccione

 
Si credevano potenti, il terremoto li ha smentiti.
 
Ad esaltarli come “potenti” sono i giornalisti, per lo più appartenenti alla categoria dei servi e dei cortigiani. Quando ci raccontano del presidente degli Stati Uniti lo esaltano fino a definirlo l’uomo più potente della terra; e così fanno con il presidente cinese di turno, con quello russo e così via. A volte aggiungono il nome di un imprenditore, di un banchiere, e via di seguito. Ora, davanti al robusto ruggito della terra durato una modesta manciata di secondi - quanto basta, tuttavia, per ridurre in macerie case, palazzi, imprese, beni culturali e seppellire un discreto numero di viventi - se ne stanno sgomenti e attoniti e l’aggettivo potenti non osano più pronunciarlo. Forse hanno capito che la natura se ne fa un baffo della Casa Bianca e del Cremlino; dei missili cinesi e dei bombardieri di Erdoğan, e quando decide va a cercarli a casa loro i potenti e gli impotenti, li coglie nel sonno, in pigiama, in piena notte, e non gli dà il tempo di raccomandarsi l’anima ai tanti Manitù di cui si dicono devoti. Gli mette in ginocchio le economie, gli polverizza i simulacri luccicanti, gli averi, le certezze a cui hanno legato la loro stupida sicumera, gli destabilizza la psiche. Riafferma perentoriamente dove risiede il monopolio della forza, e come fra natura e uomo non c’è partita. L’homo stupidus stupidus può anticipare, grazie ai tanti ordigni accumulati negli arsenali nucleari, il lavoro paziente della natura, ed è probabile che questo avverrà molto prima che la catastrofe ambientale si dispieghi in tutta la sua portata. Da tempo è sulla buona strada per la sua autoeliminazione, e la natura, da parte sua, non ne sentirà la mancanza.   


 
  
È certo che, almeno per qualche tempo, quanti si ritenevano potenti saranno costretti a prendere atto che nonostante le loro orrende leggi, le loro pratiche disumane, i sistemi sociali criminogeni che hanno contribuito a consolidare, il loro potere e la loro vita restano effimeri e precari. E che una minaccia insidiosa, quanto imponderabile, sarà sempre pronta e in agguato. Ma non cambieranno strada: i termitai urbani resteranno tali o si dilateranno facilitando la mietitura copiosa delle prossime scosse; il suolo sarà ulteriormente saccheggiato, i palazzoni si eleveranno sempre più in alto perché lo spazio è una merce preziosa e remunerativa ed il profitto la sua legge. Le guerre continueranno a dare una mano ai cavalieri dell’apocalisse e gli arsenali si rimpingueranno. Lavorare al servizio della morte è più eccitante che mettere in sicurezza le case e la vita, non per nulla la spesa militare è la più robusta a livello mondiale e il numero maggiore di ricercatori e scienziati lavora in questo settore. Dunque, possiamo concludere che il raziocinio dell’homo sapiens non gli è servito per tenere a bada la morte, ma per favorire il suo annientamento.