Pagine

mercoledì 1 febbraio 2023

UNO SU MILLE
di Alfonso Navarra


Questa è guerra

Senzatomica ci propone: “Ora è il momento di affermare l’assoluto rifiuto delle armi nucleari. Ora è il momento dei giovani. Ora è il momento di immaginare e costruire un futuro diverso dove la dignità degli esseri viventi venga rispettata e la sicurezza umana realizzata (#iodisarmoilfuturo). Possiamo cambiare il futuro? Il 4 febbraio mille giovani si incontrano all’Auditorium del Parco della Musica - Sala Sinopoli per dialogare sulle strade da percorrere per liberare il mondo dalle armi nucleari e disarmare il futuro”.
Piccolo nostro commento: intanto per il presente ci sarebbe da opporsi a questa guerra in Ucraina che accresce il rischio nucleare e traina la militarizzazione in tutti i suoi aspetti, incluso quello culturale.
Per l’11 febbraio vale quanto abbiamo già scritto per il 5 novembre, manifestazione priva di qualsiasi richiesta al governo italiano (non a caso Letta poté sentirla come casa sua): se solo uno su mille di quelli che si mobilitano per il festival della canzone si facessero vivi e presenti nella sede propria in cui si prendono le decisioni avremmo un impatto notevole sugli equilibri politico istituzionali. Il ministro Crosetto ha dichiarato che vuole passaggi parlamentari - non voti - sui vari pacchetti di aiuti militari, malvisti, si badi bene, dalla maggioranza del popolo italiano. Uno su mille dei contestatori di Zelensky a Sanremo si presentino sotto Montecitorio a rappresentare la voce maggioritaria del popolo italiano. A noi Disarmisti Esigenti & partners, in primo luogo Wilpf Italia, nella iniziativa dedicata ad Antonia Sani, finora hanno concesso solo il Pantheon. Siamo stati gli unici a protestare in piazza in concomitanza con le discussioni e i voti parlamentari (il 13 dicembre, il 10 gennaio, il 23 gennaio) e l’impressione è che per un po’ continueremo ad essere gli unici. Manifestare per celebrare le manifestazioni del passato (i decennali, i ventennali, etc.) non vale... E neanche vale il proseguire sulle solite campagne specifiche come se nulla fosse, non collegandole al fronte centrale dell’opposizione alla guerra in corso, nel costruire, su questo terreno, il dialogo tra “popolo della pace” e moltitudini popolari...