Pagine

sabato 18 marzo 2023

CAPELLI AL VENTO
Poeti e oppressori. / 6

Termez Yaghoubi
 
“Odissea” continua l’omaggio alla poesia iraniana di opposizione pubblicando testi di autrici ed autori costretti a vivere all’estero.
 
Termez Yaghoubi, nata in Iran, vive in Turchia da un anno. Pittrice, ha partecipato a circa 30 mostre di pittura internazionali e locali in California, Oman, Giappone, San Francisco, Turchia e Iran. Scrive poesie per sé stessa.
  
*
Non sono nata già in lutto
ridevo, potevo ridere
ridevo quando vedevo un bambino fasciato,
un bambino con i pannolini fissati male
e troppo larghi
o una donna e la sua insicurezza per gli assorbenti
l’insicurezza dei negozianti che vendevano assorbenti
alle donne
gli sguardi dei clienti
 
Ridevo quando vedevo sorridere una donna
normale
quando vedevo un uomo normale strizzare l’occhio
una parola molto semplice mi faceva ridere
ridevo quando vedevo le cose ordinarie
 
Andavo agli appuntamenti, in un normale bar
ordinavo una normale tazza di caffè
e ricevevo un regalo normale inaspettatamente
 
Ridevo in presenza di un gatto normale
che mi fissava le mani e il piatto vuoto sul tavolo
alla ricerca di qualcosa di completamente normale
 
Non piangevo
ero normale
non ero niente
non volevo niente
 
E ora, se non potete darmi di notte
un sonno profondo
datemene almeno uno
normale.
 
[Traduzione dal tedesco di Antje Stehn]
 
 
*

Farnaz Fatemi

Farnaz Fatemi è la figlia di immigrati iraniani a Santa Cruz, in California. È poeta laureato della contea di Santa Cruz e autrice di una raccolta di poesie uscita nel 2022: Sister Tongue زبان خواهر
 
Capelli al vento
 
Taglio via una parte di me
La tenuta stretta, una forza da non sottovalutare
 
Nella mia paralisi, sono criminale come il regime
 
Capelli al vento, filamento di cardo.
Condivido me stessa con le mie sorelle.
 
Fili di noi erano separati,
ci mettiamo insieme, troviamo i nostri posti.
 
Non c’è ritorno al singolo filamento
la folla è una treccia.
 
Anche un capello spezzato rimane sulla testa
quando è intrecciato.
 
[Traduzione dall’inglese di Antje Stehn]