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venerdì 24 marzo 2023

GACCIONE MAESTRO DEL RACCONTO
di Mariacristina Pianta
 

Gaccione fotografato da Migliorati

Il titolo del nuovo libro di Angelo Gaccione, Sonata in due movimenti (Di Felice Edizioni, 2022, pagine 252), prende spunto dal racconto omonimo di pagina 157; la prima parte dinamica, spiritosa e spensierata, la seconda dolente, che si spegne come la sinfonia numero 6, Patetica, di Tchaikovsky. I termini: Andante con moto, Allegretto, Adagio, Molto grave, Dolente adombrano un profondo significato. La vita della giovinezza e maturità, ricca di attrattive e di speranza, muore nella vecchiaia.
Scriveva Terenzio Afro: “Senectus ipsa est morbus”. Schopenhauer tracciava una sorta di parabola discendente dell’anziano che diventa insensibile: “Più si invecchia, meno quello che si vede, si fa e si vive lascia traccia nello spirito”. Leopardi preferiva morire piuttosto che varcare la soglia della senilità.
Il protagonista del testo di Gaccione, inizialmente bellissimo, brillante, desideroso di divertirsi, piomba infine in una fase degenerativa che non lascia più spazio a spiragli di luce: “Qui è la carne inerme esposta ad ogni sguardo, e il clima dolente che ci accomuna… Ora tutto gli è divenuto indifferente. In quell’angusto, terribile spazio circonfuso dal dolore, un dolore fisico, conficcato nella carne viva che è solo suo e che non dà requie, non c’è spazio per niente: né per gli affetti, né per l’amicizia, né per le mille passioni che hanno accompagnato una vita…”.



Nella scelta di utilizzare vocaboli specifici di una composizione musicale, l’autore mette in evidenza il ruolo del ritmo, delle pause, della sintassi e delle parole all’interno di ogni racconto. Sa narrare con pochi tratti una storia, una situazione perché è abile nell’arte della scrittura. Ci troviamo di fronte, sovente, ad una prosa poetica: “E da ogni lato dell’opificio le voci presero a sovrastarsi, ad accendersi come si accende la vita al di là di ogni degrado quando il vino sgorga nelle coppe, quando scende fiammante nella gola, quando fa dell’uomo un altro uomo e di due corpi appassionati, una sola forma” (si veda il racconto “Di Vino”). Ho citato due soli esempi dei 51 racconti, ma potrei continuare. Gaccione ha letto, approfondito i classici, i filosofi e pensatori della tradizione letteraria per poi approdare con originalità ad una poetica personale che, evitando inutili orpelli, entra nel vivo di un discorso esistenziale e sociale. Certe ambientazioni e scorci paesistici sono accompagnati da una profonda analisi psicologica delle figure presentate. Le numerose donne, che agiscono e si confrontano con il narratore, che spesso parla in prima persona per coinvolgere maggiormente il lettore, catturano la nostra attenzione; riescono a farci comprendere il divario tra apparenza e realtà. Emergono, da alcuni episodi, la critica a tanti pregiudizi, ad una società dedita al consumismo e priva di autentici valori, il gusto del paradosso che sorprende e stupisce, soprattutto nelle ultime righe di tanti racconti. Nonostante l’impietoso spaccato di un mondo che ha perso le coordinate fondamentali, c’è ancora la possibilità di costruire un micro e un macrocosmo diversi, forse finalmente a misura di uomo.