Il
platano centenario di Piazza Buozzi qui in Porta Romana a Milano ha i giorni
contati. Problemi di stabilità e di salute ne obbligano il taglio. Era un
gigante cresciuto in altezza più di un palazzo di dieci piani. Per chi come me
si affaccia sul Corso Lodi più volte al giorno, o vi passeggia, la sua era una
presenza familiare. Lo era per tutti coloro che ogni giorno si mettono in fila
davanti al bancone del chiosco di Giannasi per comprare i prodotti della sua
rosticceria, e lo era per quanti si siedono nel giardinetto accanto, sebbene il
fluire del traffico resti sempre molto elevato e rumoroso. In passato, al tempo
del riassetto del Corso e della piazza, lo avevo difeso: volevano già allora
eliminarlo perché era divenuto un ostacolo ingombrante per il marciapiedi. Ma
allora era in salute e si era potuto trovare un compromesso, ed io non passai
completamente per pazzo agli occhi degli operai, perché avevo potuto esibire un
tesserino di giornalista, ed ero pur sempre uno scrittore che questo quartiere
lo aveva raccontato dedicandogli anche qualche buona poesia.
Il cartellone con
la lettera di addio di Dorando Giannasi (il proprietario del chiosco che il
platano sovrasta), legato al fusto del morituro e dove il Comune di Milano ha
affisso la lettera di informazione ai cittadini, ha attirato molti curiosi
contrariati, passanti che hanno fotografato il platanus acerifoglia e la
mano di un temerario che vi ha scritto sopra: stronzi. Seppure non ci siano
responsabili diretti (la colpa sta nel nostro modello di vita, nel modo in cui abbiamo
strutturato le città, cementato e soffocato lo spazio, avvelenato l’atmosfera),
io apprezzo l’indignazione perché vuol dire che ci sono ancora uomini e donne
in grado si sentire, avere empatia per l’umano. E uso il termine umano
non a caso. Presto lungo il suo perimetro si farà il vuoto e un altro vuoto si
farà dentro di me. Se è vero che siamo tutto ciò che il tempo ha sedimentato in
noi come visioni e come ricordi, ciò che ci viene tolto o viene a mancare,
influisce in maniera profonda sul nostro equilibrio, su ciò che ci rassicura,
sul nostro benessere spirituale e, dunque, sulla nostra stessa salute. Ha fatto
il suo dovere il platano di piazza Buozzi, per un tempo molto più lungo di
quello concesso agli esseri umani. E per tutto questo tempo è stato più utile
di molti uomini e di molte donne: ha assorbito veleni e ha restituito ossigeno,
ha regalato vita senza chiedere nulla. Di quanti esseri umani si può dire ciò?