“Non conosciamo
mai la nostra altezza finché non siamo
chiamati ad alzarci. E se siamo fedeli
al nostro compito arriva al cielo la
nostra statura”. (Emily Dickinson) C’è la buona
letteratura, che nasce da una fantasia più o meno sviluppata capace di stimolare
riflessioni e di accompagnare il lettore in un cammino attraverso i grandi temi
dell’esistenza e del mondo, e quella decisamente meno buona, che
purtroppo troneggia spesso dalle vetrine delle librerie, prodotta dall’ultimo
partecipante al Grande Fratello o frutto di un raffazzonato lavorìo del
politico di turno alla ricerca di nuovi consensi. C’è poi la realtà viva, con
cui donne e uomini devono talvolta fare i conti, carne viva che viene ferita, “contenitore”
di dolori e sofferenze che si mischiano a speranza e volontà: se tutto ciò
viene narrato in forma delicata e sincera poiché esperimentato sulla propria
pelle ecco che il tempo speso tra le pagine è un tempo utile, proficuo,
necessario. Ci consegna un prodotto editoriale valido e denso di significato
Michele Greco con il suo In buone mani (135 pagg. 14,50 euro), romanzo
autobiografico uscito recentemente per Scalpendi Editore, nel quale è racchiuso
il travaglio vissuto dal figlioletto (Matteo nel libro), colpito a pochi giorni
dalla nascita da emorragia cerebrale e costretto a subire ben tre interventi
chirurgici in due mesi per rimuovere il liquor ed evitare danni irreparabili
all’encefalo. Con una prosa delicata e toccante e un lessico accurato e
ricercato Greco, palermitano d’origine, si trova a vivere la doppia esperienza
di uno scoramento: se da una parte è richiesto al capezzale della giovane
creatura da poco nata, insieme alla moglie Francesca e al primogenito Giovanni,
con i tempi scanditi da esami, visite, controlli, consulti medici e sempre meno
spazio per una quotidianità serena, dall’altra deve registrare la separazione definitiva
con il padre (musicista mancato, bancario di professione) in fin di vita per una
grave forma di demenza e lontano anche fisicamente. Saranno questi due mondi, come
l’alba e il tramonto, a contrassegnare il periodo narrato, in un andirivieni di
sentimenti senza soluzione di continuità tra un esserino che si offre alla luce
già ferito e un anziano che lo stesso mondo abbandona uscendo mestamente di scena.
Nel mezzo la strenua battaglia ingaggiata dalla sorella del protagonista,
Rossana, affetta dalla sindrome di Down, la cui giovane e breve esistenza di
piccola artista (la copertina del libro è opera sua) rappresenta una meteora di
lieto candore, una spontaneità destinata purtroppo a chiudersi anzitempo. In
buone mani entra con delicatezza e sensibilità nell’intimo di una coppia e
del loro figli, tra le corsie della terapia sub-intensiva del “Bambino Gesù” di
Roma prima del “Santa Lucia” poi, luoghi che pulsano di professionalità e di
grande umanità e dove le diverse patologie dei piccoli degenti trovano un unico
comune denominatore: la fratellanza, la condivisione, la com-passione dei
genitori, uniti da una comune sventura e allo stesso tempo da un’invincibile,
fondamentale speranza di tornare “a riveder le stelle”. Greco ricorre alla
tecnica del flash-back tra un presente “continuo” contrassegnato da ansie e preoccupazioni
per la sorte del figlio, da padre amorevole per il quale “perdere un respiro delle
sue giornate appare un errore imperdonabile”, a un passato in cui egli ritorna
bambino tra le braccia del genitore. Nell’incipit del romanzo è il “succo di
tutta la storia”, per dirla con Manzoni: “Non c’è legame che non comporti rischio
e l’amore non è un premio se non porta con sé la possibilità della perdita”. È racchiuso
qui l’universo dell’autore e della sua famiglia, uguale a quello di molti padri
e madri costretti ad affrontare una situazione “innaturale”, ma che si risolverà
con un lieto fine. Una tappa decisiva e indimenticabile che può essere di
esempio di forza e di coraggio per quanti si trovano nella medesima vicenda. I diritti d’autore
derivanti dalle vendite di In buone mani saranno devoluti alla
Fondazione Bambino Gesù e all’Ospedale di neuroriabilitazione e istituto di
ricerca in neuroscienze Fondazione Santa Lucia Irccs.