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lunedì 13 marzo 2023

INTORNO ALLA POESIA
di Giorgio Linguaglossa

 
L’opposizione al «mondo».
 
La poesia «contemporanea», reduce della opposizione che la poesia moderna ha fatto al «mondo», ha abbandonato l’idea della dimensione parodica e/o ironica, che in qualche modo dipendeva dal legame ombelicale che la legava al canto, al carmen. Nell’orientamento della nuova fenomenologia del poetico non c’è più (se mai c’è stato), alcun collegamento con il carmen. C’è stato il passaggio del Rubicone. Il carmen è alle spalle, come è alle spalle tutto intero lo Zanzotto da Dietro il paesaggio (1951), a Ecloghe (1962) a La Beltà (1968) in quanto erede del «canto»; In qualche misura la poesia zanzottiana dipende da ciò verso cui pende prendendone la misura: dalla impostazione neoermetica.
Oggi la poesia moderna sembra fuoriuscita dal «canto», siamo fuori dal Petrarca e da Zanzotto, e siamo fuori anche dagli anti petrarchisti come Mario Lunetta e Maria Rosaria Madonna. Ormai il «canto» è dato per sepolto e morto. Negli autori della poetry kitchen non si dà più alcuna dimensione parodica, questo è un fatto storico. Il derisorio, se c’è, è in re, non soprae intorno la res. Al posto del significante si dà il fuori-significante, al posto del significato si dà il fuori-significato. Elementi essenziali della nuova fenomenologia del poetico e della poesia kitchen sono il «montaggio» e i salti spaziali e temporali, in mancanza di questi fattori la forma-poesia rischia di tornare (inconsapevolmente) verso la forma-poesia ironico-giocosa del Novecento o verso la forma-parodica, verso il patchwork. E si torna indietro.
Resta il fatto che la poesia odierna si è ritrovata al largo senza salvagente né pinne e sta cercando di nuotare, di restare a galla… cos’altro potrebbe fare? cos’altro potrebbe dire? La poesia attende una ONG che la possa issare a bordo e «salvarla». È questa la sua condizione storica. Chi pensa che la poesia abbia ancora qualcosa da dire, ce lo dica, lo ascolteremo con molto interesse e attenzione.
La poesia del Novecento si è mossa all’interno del quadro segnato da due macro categorie: quella dell’avanguardia (e dal 1945 della post-avanguardia) e quella della retroguardia (la poesia del modernismo). Oggi questo quadro macro categoriale è crollato, si è dissolto, e la poesia si è trovata da sola, senza un quadro categoriale di riferimento, a dover nuotare in un mare sconosciuto senza l’ausilio di alcun salvagente. È questa la condizione ontologica in cui si trova la poesia oggi. Chi pensa invece che la poesia odierna abbia ancora il supporto di un quadro macro categoriale di riferimento, ce lo dica, esponga la sua opinione, gliene saremo grati. Il fatto che la poesia uscita fuori dal modernismo non abbia più niente da dire mi sembra un dato indubitabile, ma ciò non deve indurre in inganno o al disimpegno: si è chiuso un mondo e se ne è aperto un altro, un mondo di parole si è esaurito e un altro si presenta davanti ai nostri occhi e chiede udienza e ricezione. La poesia kitchen è il risultato di questa assunzione di responsabilità. Un nuovo mondo si è aperto con possibilità inattese e imprevedibili. E un altro si è chiuso.