L’opposizione
al «mondo». La poesia «contemporanea», reduce della opposizione che la poesia moderna
ha fatto al «mondo», ha abbandonato l’idea della dimensione parodica e/o
ironica, che in qualche modo dipendeva dal legame ombelicale che la legava al
canto, al carmen. Nell’orientamento
della nuova fenomenologia del poetico
non c’è più (se mai c’è stato), alcun collegamento con il carmen. C’è stato il passaggio del Rubicone. Il carmen è alle spalle, come è alle spalle
tutto intero lo Zanzotto da Dietro il paesaggio (1951),
a Ecloghe (1962) a La Beltà (1968) in quanto
erede del «canto»; In qualche misura la poesia zanzottiana dipende da ciò verso
cui pende prendendone la misura: dalla impostazione neoermetica. Oggi la poesia moderna
sembra fuoriuscita dal «canto», siamo fuori dal Petrarca e da Zanzotto, e siamo
fuori anche dagli anti petrarchisti come Mario Lunetta e Maria Rosaria Madonna.
Ormai il «canto» è dato per sepolto e morto. Negli autori della poetry
kitchen non si dà più alcuna dimensione parodica, questo è un fatto
storico. Il derisorio, se c’è, è in re, non soprae intorno la res. Al posto del
significante si dà il fuori-significante, al posto del significato si dà il
fuori-significato. Elementi essenziali della nuova fenomenologia del
poetico e della poesia kitchen sono
il «montaggio» e i salti spaziali e temporali, in mancanza di questi fattori la
forma-poesia rischia di tornare (inconsapevolmente) verso la forma-poesia
ironico-giocosa del Novecento o verso la forma-parodica, verso il patchwork. E si torna indietro. Resta il fatto che la
poesia odierna si è ritrovata al largo senza salvagente né pinne e sta cercando
di nuotare, di restare a galla… cos’altro potrebbe fare? cos’altro potrebbe
dire? La poesia attende una ONG che la possa issare a bordo e «salvarla». È
questa la sua condizione storica. Chi pensa che la poesia abbia ancora qualcosa
da dire, ce lo dica, lo ascolteremo con molto interesse e attenzione. La poesia del Novecento
si è mossa all’interno del quadro segnato da due macro categorie: quella
dell’avanguardia (e dal 1945 della post-avanguardia) e quella della
retroguardia (la poesia del modernismo). Oggi questo quadro macro categoriale è
crollato, si è dissolto, e la poesia si è trovata da sola, senza un quadro
categoriale di riferimento, a dover nuotare in un mare sconosciuto senza
l’ausilio di alcun salvagente. È questa la condizione ontologica in cui si
trova la poesia oggi. Chi pensa invece che la poesia odierna abbia ancora il
supporto di un quadro macro categoriale di riferimento, ce lo dica, esponga la
sua opinione, gliene saremo grati. Il fatto che la poesia uscita fuori dal
modernismo non abbia più niente da dire mi sembra un dato indubitabile, ma ciò
non deve indurre in inganno o al disimpegno: si è chiuso un mondo e se ne è
aperto un altro, un mondo di parole si è esaurito e un altro si presenta
davanti ai nostri occhi e chiede udienza e ricezione. La poesia kitchen è il risultato di questa assunzione di responsabilità.
Un nuovo mondo si è aperto con possibilità inattese e imprevedibili. E un altro
si è chiuso.