IL ROMANZO DI SQUATRITI
di Claudio Cerritelli
La scrittura di un romanzo è sempre stata concepita
da Fausta Squatriti come spazio letterario “uno e molteplice”, denso fluire dei
fatti narrativi, sintesi di indizi concreti e di tracce allusive. Considerati i
diversi orientamenti della sua ricerca (arti visive, fotografia, grafica
editoriale, letteratura, saggistica, critica d’arte) va sottolineata la compresenza
di referenti iconici nell’opera letteraria e di meccanismi narrativi nella
ricerca visuale, dunque ricorrenti analogie tra la struttura visiva e quella
verbale.
Nel
caso del suo ultimo romanzo: Benvenuti. Istruzioni per un viaggetto a
Parigi (D’Ambrosio Editore), Squatriti propone un meccanismo memoriale
legato alla propria esperienza nella capitale francese, un percorso concatenato
di procedimenti narrativi caratterizzati da un lucido esercizio descrittivo
(uno stile quasi iperrealistico) che, volta per volta, si apre al piacere
dell’immaginazione. La carica ironica del titolo e del sottotitolo del libro accompagna
ogni genere di consiglio che l’autrice inizia a sciorinare in modo quasi
intimidatorio fin dalle prime avvertenze, il disagio delle fasi aeroportuali, i
rischi dei possibili dirottatori, l’eventualità di situazioni allarmanti, prima
di raggiungere la casina. Là dove sono gli oggetti i veri protagonisti di
questa singolare tenzone che l’autrice intrattiene con i suoi presunti ospiti,
inconsapevoli vittime delle istruzioni minuziose che s’insinuano dentro i
percorsi del piccolo appartamento e nei meandri della città, a debita distanza
dalle banalità del turismo culturale. Penso alle descrizioni millimetriche
delle vie di Parigi, agli sguardi lungo la Senna, le sponde, gli argini di
pietra, il rumore dell’acqua, il muschio fradicio. D’altro lato, la presenza dell’arte è persistente e sempre connessa alla
visione sociale e antropologica che Squatriti
propone con molteplici sfaccettature, dal minimo dettaglio della realtà alla
sua totalità. Gli artisti citati si riferiscono ai protagonisti del
Simbolismo e dell’Espressionismo, del Cubismo e dell’Astrattismo, Bauhaus e Surrealismo,
ma anche a molti altri da scoprire sul versante parallelo dell’architettura,
della filosofia, della scienza. “La bellezza - sentenzia l’autrice - deve
ferire, il brutto insegna, al bello bisogna credere, il male si compie
nell’ideologia”. E si tratta di una bellezza capace di colpire, se inaspettata.
La ricchezza degli argomenti proposti coincide con il desiderio di amplificare
la consapevolezza dei cari amici cui sono rivolti i consigli per assaporare
l’esperienza parigina, in tutto e per tutto. Rivolgendosi infine a loro, la
padrona di casa si augura di essere stata esauriente… ma la sorpresa finale sta
nel fatto, tutt’altro che incomprensibile, in verità fortemente sarcastico, che
essi hanno deciso, forse, di andare a Parigi in un altro momento.