La mia noticina
di ieri con il disegno delle mani di Giorgio Colombo, ha stimolato al saggista
Franco Toscani questa bella riflessione. Troppo
frettolosamente, senza nemmeno guardarci negli occhi e senza pensiero, spesso
ci stringiamo le mani quando ci salutiamo. Il significato autentico del saluto
e della stretta di mano è invece più profondo. Stringersi le mani equivale a
stabilire un tacito patto di intesa, di fiducia, di apertura all’altro. Prepariamo
così il terreno per una fruttuosa convivenza, per un presente e futuro di pace.
Torna in mente anche ciò che scrive Emmanuel Levinas sul volto dell’altro
inteso come un “muto appello” richiedente il riconoscimento reciproco. Proprio
quel riconoscimento (Erkennung) così acutamente messo in risalto da Hegel nella
Fenomenologia dello spirito, circa l’analisi del rapporto tra servo e
signore. La stretta di mano fra i mortali equivale a una promessa, ma questa
promessa – come ben sappiamo – viene non di rado disattesa e tradita. È un
tradimento terribile e sciagurato, che devasta le nostre esistenze e svilisce
il senso dell’umano. Un epigramma di Friedrich Hölderlin ci rammenta invece: “È
una cosa divina e buona essere uniti; donde viene dunque il morboso bisogno tra
gli uomini, che solo una persona, solo una cosa sia?” (La radice di ogni male).