Care
compagne e cari compagni, malgrado i
dolori all’inguine e il parere contrario del medico, sabato 27 sarò con voi in
piazza Cairoli in questo magnifico giorno di mobilitazione contro la guerra. Sarò
costretto a stare poco tempo perché non posso esagerare e fare l’intero
percorso del corteo non mi è possibile. Ho aspettato più di un mese prima di riuscire
a prenotare una visita. Sappiamo che il Servizio Sanitario Nazionale è stato
volutamente sfasciato da politiche criminali di amministratori, ministri,
uomini di governo in questo trentennio, senza che ci sia stata una risposta
adeguata, per porvi rimedio. Anzi, si continua a sperperare la ricchezza
prodotta dalle classi lavoratrici e dalle tasse degli italiani, in spesa
militare, cioè di morte e di sterminio. E non viene emesso nessun mandato di
cattura nei loro confronti. È questo l’esempio di giustizia e di comportamento
civico che diamo alle giovani generazioni. Sarete in piazza anche per questo. E
farò lo stesso anch’io, anche se la volontà è costretta ad arrendersi davanti
al cedimento del corpo. Mi auguro che le bandiere del disarmo e della pace
sventoleranno numerose lungo il corteo. Dobbiamo far sentire forte la voce
delle nostre coscienze e quella della stragrande maggioranza dei cittadini
contrari ad alimentare un conflitto rovinoso con l’invio di nuove armi. Chi acquista
armi e vota in Parlamento perché si mandino per alimentare il massacro, è responsabile
diretto della carneficina. Nessuno ha eletto parlamentari e governanti per
portarci in guerra, nessuno gli ha conferito una delega così mostruosa. Devono
saperlo tutti: governo, capo dello Stato, parlamentari, dirigenti di partiti.
Noi questa delega non gliel’abbiamo data. Noi vogliamo trattative di pace, noi
vogliamo che il nostro Paese prenda l’iniziativa e lavori in tal senso assieme
a quanti, sul piano internazionale, vorranno percorrere una strada diversa da
quella della guerra costi quel che costi. L’era nucleare in cui ci
troviamo a vivere, non può renderci ciechi fino al rischio di annientamento
collettivo. Saremo in piazza per ribadire un’altra concezione di mondo. Nella
nostra visione di società non c’è posto per eserciti, fabbricanti d’armi,
ordigni di morte, ministeri della Difesa e della Guerra. Non c’è posto per
nessun capo supremo delle forze armate, per nessuna alleanza militare. C’è
posto invece per un ministero della Pace, della nonviolenza e della concordia
tra i popoli che lavori affinché fin dagli asili nido i nostri bimbi imparino
non il conflitto, ma la collaborazione. Non circolerà una sola arma nella
società che abbiamo in mente. I “realisti”, cioè i fautori dell’attuale
disordine mondiale, considerano queste idee di buon senso come utopistiche, e
vi si oppongono perché ne hanno paura. Sono ciechi - e anche stupidi - perché
il loro realismo ha una sola via d’uscita possibile: la catastrofe. Lo
scrittore Oscar Wilde ha scritto che tutte le cose belle appartengono alla
stessa epoca; aggiungo a questa splendida riflessione che tutte le buone idee
di umanità, di solidarietà, di pace sono sempre giovani e necessarie in ogni
tempo, come sono giovani i cuori e la passione degli uomini e delle donne che
le tengono vive, che si battono contro il pregiudizio ed il conformismo per
attuarle. I realisti, qualunque età abbiano, sono già cadaveri.