L’incapacità
di programmare. Un altro riferimento alla congenita mancanza
di piano e di programmazione. È ormai ampiamente assodato che l’Italia, come
molti paesi europei e occidentali, è in calo demografico e con l’invecchiamento
progressivo della popolazione. Alcuni settori del capitalismo italiano e dei
gruppi dirigenti politici ed economici parlano apertamente di necessità di
manodopera straniera per ovviare a questa tendenza. C’è chi parla di almeno 500
mila lavoratori. Anche in presenza della tendenza storica al labour saving, al
“risparmio di lavoro”, con le nuove tecnologie e con i nuovi processi di
produzione. Occorre nuova forza-lavoro, occorre nuova linfa vitale. A suo
tempo, dopo il 2011 e dopo l’arrivo di profughi siriani soprattutto, assieme a
migranti di altre provenienze, il ministro degli interni tedesco Thomas De
Maizière, entro il governo Merkel, disse apertamente che la Germania abbisognava
nei due decenni successivi di almeno 10 milioni di lavoratori stranieri, a
misura del grave calo demografico tedesco. Programma quindi della durata di 20
anni. E indicava le misure affinché questo assorbimento fosse ordinato e
profittevole. Ordinato e profittevole, ovviamente, per il capitalismo tedesco. Non
impulso solidaristico, non filantropia. Piuttosto la maniera teutonica della
programmazione, del modo ordinato di condurre le cose. Scuole di tedesco per
questa forza-lavoro (la lingua è il primo divario da colmare per un migrante),
abitazioni, assistenti sociali, accordi tra imprese e sindacati ecc. Un
programma, un piano insomma. La cosiddetta “integrazione” non ci piace. Ma è
sempre meglio del far west all’italiana. Anche se si ha bisogno di forza-lavoro
migrante, questa dinamica deve risultare ancor più profittevole. Forza-lavoro
senza diritti, senza pretese. Nessuna programmazione. Il migrante serve come
manodopera nei famosi lavori “5 p” (precari, pesanti, pericolosi, poco pagati e
penalizzati socialmente). Il calco è quello classico. Mi servi, ho bisogno di
te, ma non debbo considerati un vero interlocutore, una persona depositaria di
dignità e di umanità. Debbo disumanizzarti, debbo toglierti l’umanità. Il
modello è sempre lo Untermensch (sottouomo) descritto da Primo Levi. Così
ti posso sfruttare meglio, senza remore, come lavapiatti, muratore, bracciante
agricolo, badante, manovale, lavoratore della logistica ecc. Anche nel lavoro
specializzato. È il classico (Marx) “lavoro in pelle nera” che mi serve anche
per incalzare e per ricattare “il lavoro in pelle bianca”. Con l’opportuna
e manipolatoria campagna culturale e mediatica onde evitare la pericolosa
solidarietà tra questi due mondi del lavoro. Il migrante è sempre da
considerarsi indesiderato, clandestino. Anche se nella realtà la gran parte arriva
in Italia non con i barconi e via mare. Tutto ciò
accade nel paese che nella storia, tra Ottocento e Novecento, è secondo, dietro
la popolosa Cina, come numero di popolazione migrante nel mondo. Noi ci
ostiniamo a non fare i debiti conti con la nostra triste storia di emigrazione.
“Il vero è
l’intero”, diceva Hegel. L’invito è pertanto sempre di guardare oltre il contingente
e oltre il breve periodo. Oltre la nostra limitata esperienza e il nostro
limitato orizzonte. Crisi sociale e crisi ecologico-climatica si tengono
assieme. Le soluzioni non possono mai essere di breve periodo, nella
contingenza, nella soluzione dell’emergenza. Per la
soluzione della povertà e delle gravi diseguaglianze, su scala nazionale e su
scala mondiale, e per la soluzione, qualora fossimo a tempo, della grave crisi
ecologico-climatica occorrono molti decenni. Occorrono programmazione e pianificazione.
Parole molto indigeste, perché pongono regole e vincoli, per il neoliberismo e
per il capitalismo in generale. Parole “bolsceviche”. Ma se non si inizia i
30-50 anni si spostano sempre più in là. Con il pericolo serio per la civiltà
umana e per la vita nel pianeta. Ma adesso
destra e centrosinistra, assieme agli immancabili apparati di persuasione di
massa, sono molto occupati a servire Usa e Nato. Altro che crisi sociale e
crisi climatica. Altro che programmazione. Solerti nell’isteria di guerra e
nella produzione e nell’uso delle armi. Giustizieri mondiali, assieme ai
guerrafondai Usa e Nato. Naturalmente senza il consenso della maggioranza del
popolo italiano.