Ritorno
alle amate scuole. Sveglia
di buonissima ora. Prima dell’appuntamento, all’ingresso dei ragazzi del
turistico ‘Marco Polo’ e dell’alberghiero ‘Buontalenti’, mi attendono al Caffè
Surace 400 copie del volantino: l’amica cartolaia di San Frediano me le ha
lasciate lì perché possa recuperarle prima dell’inizio delle lezioni. Nello
zainetto ho arrotolato i due cartelli. Uno richiama a titoli più cubitali il
messaggio del giorno. L’altro l’ho già usato alla ‘sagra della bistecca’ (!), e
invita a firmare contro le armi e la sciagurata cobelligeranza allegramente
presidiata dal nuovo (?) governo. Così, per non far tardi, ho fatto anche
troppo presto: sono ancora le 7 e 10 quando porgo il primo volantino a questa
ragazza, mattiniera come me, che attraversa il piazzale e mi gratifica di un
bel sorriso e di un graditissimo ‘grazie’. Dunque, si comincia bene. Alla fine,
ne avrò dati almeno un cencinquanta. Sì,
ci sono anche ragazze e ragazzi che, mentre mi divincolo fra le macchinone, le
macchinine e i motorini rombanti che dalla stradicciola sterzano sul cancello
del giardino comune delle sue scuole, mentre provo a porgere il messaggio agli ‘auto
e moto-muniti’, mi vengono a cercare, e mi chiedono espressamente una copia. Evviva! Con
un gruppetto di vispe promesse alberghiere riesco anche a imbastire un
ragionamento scherzoso, e a ricevere cenni di empatia, di condivisione. Per cascano
dalle nuvole quando gli parlo di ‘scuola quattro punto zero’. Ho un sospetto.
Se davvero si fa educazione civica trasversale, forse vige però il secondo
comandamento: non nominare il nome del trucco invano. Una buona metà degli
allievi mi osservano incuriositi, e poi subito dopo distolgono lo sguardo,
fingendosi impegnati con l’aggeggio-alibi, pratico sistema di salvataggio dalla
relazione. Ben robotizzati, ormai, si direbbe. Gli altri, accettano la
provocazione. Alcuni la leggono strada facendo verso la prima ora di lezione.
Speriamo di aver seminato bene. Quanto meno, ho notato un solo esemplare
aeroplaninato.
Una
giovane mamma in motorino mi racconta, solidale, le strategie sperimentate in
famiglia per disintossicare il figlio. E gli altri adulti? I prof? Il
personale? Rari i finestrini che si abbassano dalle autovetture. Piuttosto,
facce arcigne, disturbate, della serie ‘che ci fa questo qui?’. O veri e propri
‘non mi interessa’. Insomma, gli educatori… Uno
però lo conosco, e arriva a piedi, ed è festa a vederlo: un campione della
nuova resistenza, uno con un bel fiato lungo. La prima volta l’ho incontrato
davanti alla facciata più dolce del mondo, il capolavoro dell’Alberti: quel
giorno piazza Santa Maria Novella ribolliva di indignazione, indovinate
perché. È lui fu il primo prof che vidi prendere il microfono e raccontarla,
quell’indignazione civile, lato scuola. Naturalmente diventammo amici, e ai
suoi ragazzi volli dedicare, un anno fa, una puntata di dissenso stradale col
messaggio “Scuola, giù la maschera!”. La accompagnai con una lettera al
suo preside (dirigente!), nella quale proponevo la lettura di un articolo
pubblicato sul sito dell’associazione: si dava conto di quell’esperienza, anche
gradevole, e si chiedeva la cortesia di un colloquio sui temi indicati nei
testi proposti ai ragazzi e agli insegnanti. Quella lettera non ha mai ricevuto
una risposta. Allora
mi sono permesso di riscrivergli, al dirigente scolastico, allegando il nuovo
volantino e le foto dei cartelli che indossavo: “Dispiace rilevare che, a
distanza di 51 settimane dalla lettera a Lei indirizzata lo scorso 30 maggio
2022 (qui sotto riprodotta), non sia pervenuto all’Associazione neppure un
minimo riscontro formale. Viene da domandarsi se davvero l’educazione civica
trasversale sia diventata una componente vitale della comunità scolastica. Chi Le
scrive ha lavorato molti anni nella scuola secondaria di primo e di secondo
grado, ed è personalmente assai preoccupato per ciò che attende i nostri
ragazzi - sotto le insegne del ‘Piano Scuola 4. 0’ - all’indomani della già
infelice esperienza del confinamento sociale e delle deprivazioni psichiche
dettate dalla gestione dell’‘emergenza sanitaria Covid’ e dalla
conseguente imposizione di una forzosa ‘certificazione verde’. Confido di
poter ricevere quanto meno un cortese attestato di avvenuta ricezione del
messaggio proposto”. Questa
volta la risposta è arrivata, e meno di mezz’ora dopo! “Buongiorno,
le comunico che ho preso visione della sua comunicazione e che non sono
disponibile a un colloquio. Cordiali saluti”. Non
ho potuto trattenermi. A stretto giro di posta: “Buongiorno, dott. Arte. La
ringrazio del cortese riscontro. Mi limito a osservare, se è lecito, che - restando
in territorio di educazione civica - forse il supporto di una motivazione
aggiungerebbe garbo, interesse e senso al messaggio. Così, giusto fra adulti,
fra educatori... Rispettosi saluti”. È
finita qui. È evidente che era chiedere troppo. Domani
è un altro giorno. Domani, liceo classico Galileo. Qui è iniziata la
mia turbolenta carriera alle superiori. Là davanti, penserò d’istinto a un
altro classico, il Pilo Albertelli di Roma, caso nazionale di cui la grande
stampa naturalmente non parla. PNRR & scuola digitale? No, grazie!