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martedì 2 maggio 2023

LA TIRANNIA TURCA
di Silvana Barbieri

 
Il Presidente turco Erdogan ha paura delle donne
. Tra le sue porcate c’è l’aver concordato con due partiti di estrema destra la conferma della legittimità delle “spose bambine”.
 
Se ci saranno, le elezioni presidenziali in Turchia si terranno il 14 maggio. Non è detto che le vinca ancora Erdogan, ma certamente saranno molte le donne che non lo voteranno. Alla base del calo dei suoi consensi c’è la crisi economica, con il continuo aumento dei prezzi dei beni di prima necessità e degli affitti. Ma c’è anche l’annullamento di importanti leggi di protezione delle donne, fra tutte (nel 2021) il ritiro della Turchia dalla Convenzione di Istanbul, firmata l’11 maggio 2011 e voluta dal Consiglio d’Europa
. Allora donne con e senza velo scesero insieme nelle piazze delle principali città turche per chiedere al governo di non abbandonare la Convenzione. Il femminicidio in Turchia è un problema molto sentito: 334 casi accertati nel 2022, 65 nei primi tre mesi del 2023.  Scriviamo “casi accertati”, perché il governo paga le famiglie per far passare il femminicidio in suicidio. L’uscita dalla convenzione di Istanbul fu motivata, da Erdogan, “come un elemento che disturbava l’equilibrio delle famiglie”, mentre in realtà prevedeva il sostegno e il risarcimento alle donne vittime di violenze. Ma ciò che è più grave è l’alleanza siglata da Erdogan con i partiti di estrema destra Uda-Par e Ypr: in caso di vittoria elettorale essi promuoveranno la cancellazione della legge approvata nel 2012, che prevede tutele contro la violenza domestica e contro il fenomeno delle “spose bambine”, una pratica, quest’ultima, ancora in uso negli ambienti più conservatori della Turchia. La considerazione che pongo è come sia possibile che nel 2023 esistano governi che consentono legalmente violenze a carico di bambine, autorizzando così di fatto la pedofilia. E ancora sulle elezioni del 14 maggio il quotidiano Avvenire del 30 aprile riporta una intervista del politologo Cengiz Aktar (autore del libro Malessere turco, Il Canneto editore) il quale ci dice: “Nessuno può prevedere oggi dove o come finirà la Turchia di Erdogan. La strada senza uscita scelta dal regime non fa ben sperare per il futuro. Tuttavia emergono due modelli. In primo luogo sta diventando sempre più improbabile che la fine di questo regime politicamente, economicamente ed eticamente in bancarotta possa essere raggiunta pacificamente con un cambiamento democratico attraverso le urne. In secondo luogo, in Occidente si continuerà a tentare di gestire quella che chiamano “la crisi turca” o meglio “il malessere turco”, tra incomprensione e cieco distacco, tra accondiscendenza, abilitazione e complicità, tra contenimento e paura di vedere questo grande paese implodere e disintegrarsi”. In sostanza Aktar ci dice che Erdogan farà di tutto per tenere il potere nelle sue mani e che l’Occidente, Europa e USA, hanno una politica inconsistente nei confronti della Turchia. Ma questo noi lo diciamo da tempo.