Gli “intellettualini” italiani (ma non solo) che avevano considerato Michel
Houellebecq lo scrittore francese vivente più celebre al mondo, una sorta
di rockstar della letteratura, e che si erano esaltati alla
lettura dei suoi romanzi (da Particelle elementari a Sottomissione
e ad Annientare), non si saranno di certo sorpresi di quanto da
lui affermato in una lunga intervista al “Corriere della Sera” concessa
a Parigi al corrispondente Stefano Montefiori; perché,
direbbe Leopardi “di natura è frutto ogni loro vaghezza”. Inneggiando all’uscita in Francia e in Italia del suo ultimo libro
(pubblicato in Italia, come gli altri, da “La nave di Teseo”, con il titolo “Qualche
mese della mia vita”) hanno parlato di tempi “sinistri” vissuti dall’autore
al tempo della Pandemia ed esaltato il suo tormento interiore, il suo
pentimento (tipico dei cristiani) per avere insultato e offeso i
mussulmani (e anche gli italiani e i polacchi dicendo che, invece, avevano
saputo diventare… nientepopodimeno che… francesi”) e per avere girato
scene “porno”. Per giustificarsi di tante aberrazioni, l’autore,
prediletto dai nostri insegnanti di materie letterarie in pensione, ha detto di
essersela presa con i Maomettani temendo una guerra civile e a riprova della
profondità del suo assunto e del suo intuito filosofico ha ricordato la
rivoluzione francese e quella russa!Dopo le
spavalderie saccenti dei suoi precedenti romanzi, Houellebecq, l’idolo dei nostri
intellettuali da dozzina, ha candidamente ammesso di avere “buchi nella
comprensione della società” ma di intuire il “desiderio di suicidio occidentale”.Tra le amenità dette dallo scrittore e (ci si augura) fedelmente riprodotte
dall’intervistatore vi sono quelle circa il suo non timore
dell’intelligenza artificiale per l’inveterato desiderio di “parlare un giorno
con gli extraterrestri”(!)Sulle sue discolpe
per avere girato (lui e la moglie) un film “porno” con una ragazza olandese
amica dello Scarafaggio (uno dei personaggi del suo nuovo libro definito
“funebre”) e sulle sue considerazioni “filosofiche” sulla pornografia (privata
e pubblica) è meglio stendere un velo di silenzio! Come sui suoi rapporti di
amicizia, per non lasciare insoddisfatta la domanda: Ma con Michel Onfray di
cosa parlava il nostro?