Longo,
aforista versatile e prolifico. “Riguardo
agli aforismi, voi avete fatto con me come Dio che prima ci crea e poi ci
abbandona a pandemie, guerre e quant’altro. Aforista lo sono stato sin dal
1975. Parecchi critici me lo dicevano, ma io non ci facevo affatto caso. Solo
voi me ne avete fatto accorgere ed invogliato a produrne a iosa, a gogò. Tanto
da averne raccolti in sei volumi già 1.500. Questo per dirvi che non mi avete
mai onorato di una vostra prefazione o recensione completa su questo mio e
nostro genere letterario. Magari intingendo la penna nel cuore. Un pezzo
concentrato e sanguigno da pubblicare sulle alette del libro, che presumo sia
l’ultimo, dato che mi è stato detto che dal momento in cui viene diagnosticato
uno scompenso cardiaco, gli anni che restano da vivere sono solo cinque. I miei
sono scaduti, avendolo il primo già avuto nel 2018. Il tempo per me dovete
trovarlo in quanto mi avete creato, e questo è per voi una grossa
responsabilità letteraria”. Il poeta Nicolino
Longo inviandomi questo ammonimento , seppure in tono ironico, mi ha caricato davvero di una grande
responsabilità. Naturalmente tutti noi che lo abbiamo in simpatia e che ne
leggiamo i frutti letterari gli auguriamo lunga vita; io in particolare perché
ne ho una grande stima, nutro affetto per lui e non dimentico che il suo occhio
di falco ha impedito che negli articoli di tanti collaboratori di “Odissea” comparissero
quei maledetti refusi che fanno scempio del discorso e imbruttiscono la pagina
come relitti in un paesaggio incontaminato. In realtà ho scritto anche dei suoi
aforismi, e mi sono esposto fino a chiedere pubblicamente per lui l’attribuzione
di un premio dedicato a questo genere letterario, per la fedeltà assoluta con
la quale vi si è applicato.
Longo nel suo studio
Qualitativamente
gli aforismi di Nicolino Longo sono superiori a quelli di tanti improvvisatori.
Per consapevolezza civile e ironia non c’è partita fra lui e il novantanove per
cento degli autori in circolazione. Disimpegnati, indifferenti, superficiali. Pubblicando
i suoi aforismi quasi quotidianamente su “Odissea” per un ampio arco di anni,
Longo è stato certamente stimolato dal clima corsaro e libertario di questo
giornale rigorosamente schierato e irriverente. La sua produzione privilegia la
forma breve del dire, che resta la sua cifra stilistica migliore, la sua
misura. Ma all’interno di questa programmata brevità non si devono trascurare
né l’illuminazione poetica, né la profondità del dettato, né la leggerezza
parodistica. Ne sono un esempio evidente “La frase del giorno” o “Il pensiero
del giorno” che spesso aprivano la prima pagina ed erano più efficaci di un
editoriale. Attualità e non solo, e sconfinamento nei territori più diversi. E
poi i temi da sempre presenti nell’orizzonte culturale dei migliori facitori di
aforismi: il potere, la politica, la religione, la sessualità, il matrimonio,
il rapporto di coppie, l’amore, la malattia, la vecchiaia, la corruzione, la guerra... Le sue raccolte sono sempre contaminate da innesti ibridi: freddure,
battute di spirito, calembour, parodie, giochi verbali, guizzi ludici -
come li definisce giocosamente l’autore -, si mescolano a comporre le sue
partiture. Probabilmente Longo non può fare a meno di inserirli nelle raccolte
divorato com’è dal suo spirito di folletto, dalla sua accesa vena ilare e
irriverente. E così la seriosità filosofica di alcune sentenze si stempera e si
rovescia nella leggerezza di altre, in un continuo oscillare di serio e di faceto.
Del resto l’ironia è già nel nome dello scrittore: Nicolino, mentre la
sua stazza imponente ce lo presenta come un Nicolone. Una contraddizione
ironica, un ossimoro che tradisce una lievità fuori luogo. Ma intanto lui batte
e ribatte su quel tasto, anzi sul quel chiodo, come il Chiodo accademico che
gli introduce, libro dopo libro, tutte le sue raccolte.