SCRITTI
INCIVILI
di Angelo
Gaccione
Il dipinto di Camillo Procaccini
Papi e
prelati
Un amico mi ha girato il link di un
articolo pubblicato sul “Faro di Roma”, un quotidiano di informazione della
Capitale. Lo scritto è a firma di Andrea Puccio e parla della visita del
presidente ucraino Zelensky in Italia e dei suoi incontri con Giorgia Meloni e
il papa. Ci viene segnalato l’abbigliamento militare con l’ostentazione di
simboli nazisti sulla maglietta del duce (nel senso di condottiero, si badi) di
Kiev. Poco male, i guerrafondai, il militarismo e gli eserciti sono tutti
reazionari e di destra, dovremmo averlo imparato da almeno un paio di secoli.
Il giornale riporta poi due foto: una col papa, in cui oltre a Zelensky compare
una delegazione ucraina nella quale sono presenti militari in tuta mimetica; e
una con un alto prelato al cui fianco ci sono una guardia svizzera e un
militare ucraino. Mi è subito venuto in mente il dipinto di Camillo Procaccini
presente nella Basilica di Sant’Ambrogio a Milano in cui la scena mostra il risoluto
vescovo di Treviri che allunga la mano sul petto dell’imperatore Teodosio e gli
impedisce di varcare la soglia della Basilica. C’era stato il massacro di
Tessalonica e Ambrogio se l’era legata al dito.
Il dipinto di Camillo Procaccini |
Intendiamoci, non vogliamo
mettere sullo stesso piano papa Bergoglio e il vescovo milanese, ma poiché in
tutti questi mesi di massacro russo-ucraino la sua voce si era distinta per
ragionevolezza, realismo, senso di umanità e avversione ad armi e mercanti di
morte, ci saremmo aspettati quantomeno un atto di proibizione. “Non voglio né
militari né tute mimetiche né simboli di morte in Vaticano”, questo avrebbe
dovuto dire. Non lo ha fatto ed è stato un grave errore. Ha cannato,
come dicono i giovani nel loro gergo. E temo che anche il suo tentativo di mediazione
diplomatica, tanto faticosamente avviato, da questo momento diventa meno
credibile.
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