La necessità del cessate il
fuoco immediato non nasce, per i Disarmisti esigenti, in via predominante da
considerazioni sulla impossibilità pratica si prevalere sul piano militare da
parte dei contendenti sul territorio ucraino. Il punto centrale che contraddistingue la nostra
posizione è che consideriamo la guerra già tabu (Papa Francesco: oggi non
esistono guerre giuste) e riteniamo che sia plausibile e percorribile, quasi
maturo, che l'ONU faccia propria questa interpretazione logica del suo Statuto.
Possiamo
affermare che le Nazioni Unite, analogamente all'Italia nel suo art. 11 Cost.,
"ripudiano la guerra". Questo principio è contenuto in nuce in molti
progressi in corso del diritto internazionale, a partire dal Trattato di
proibizione delle armi nucleari. L'escalation
del conflitto è sicuramente un pericolo concreto da considerare, ma ciò che ci
deve spingere ad agire è l'insopportabilità dei massacri e delle distruzioni in
atto sul territorio, e degli effetti collaterali addirittura già più gravi di
quelli riscontrabili a Kiev e dintorni: fame in Africa, ecosistema globale
inquinato, economia mondiale sconvolta, spinta generale al riarmo. L'invasione
russa del febbraio 2022 ha determinato un aggressore e un aggredito nell'episodio
specifico. Ma la vicenda va inquadrata nel contesto più generale, sia storico
(lo stesso Papa Francesco ha parlato di abbaiare della NATO ai confini della
Russia), sia soprattutto sistemico, in cui siamo
tutte e tutti aggrediti dalla guerra in sé. In senso letterale, non solo
figurato. Il mediatore istituzionale, per spegnere
l'incendio, non dobbiamo inventarcelo, c'è già, ed è l'ONU. La sua esplicita finalità
statutaria, ricordiamocelo, è "mantenere la pace", come recita l'art.
1 del suo Statuto: "e, a questo fine, conseguire con
mezzi pacifici e in conformità ai principi della giustizia e del diritto
internazionale, la composizione o la soluzione delle controversie
internazionali". La
responsabilità, per la quale la comunità internazionale, dopo il trauma della
Seconda Guerra Mondiale - Mai più Auschwitz! Mai più Hiroshima! - ha messo in
piedi questa istituzione, la si deve allora esercitare. Ecco perché facciamo
nostra la proposta di Luigi Ferrajoli e della Costituente
della Terra,
avanzata nel marzo del 2022, di una convocazione, da parte del segretario
generale Guterres, di una Assemblea permanente dell'ONU: a partire dalla
intimazione della cessazione immediata dei combattimenti sul campo, deve essere
sede di una mediazione da esercitare con una seduta pubblica che, dalla sua
apertura di sessione, vada avanti ad oltranza fino a risultato raggiunto. Seguiamo
il ragionamento di Ferrajoli: "Non si tratta certo di
mettere all'ordine del giorno la decisione di porre fine alla guerra, cui la
Russia opporrebbe il suo veto. Si tratta del dovere dell'Onu di fare tutto ciò
che è possibile al fine di ottenere la pace. (...) C'è insomma, il dovere della
comunità internazionale di fermare la guerra a qualunque, ragionevole costo:
dall'assicurazione che l'Ucraina non entrerà nella Nato all'autonomia, sulla
base di un voto popolare nell'esercizio del diritto dei popoli
all'autodeterminazione, delle piccole regioni dell'Ucraina russofone e
russofile".
Se
il governo italiano si facesse latore di questa richiesta sarebbe per esso (e
per noi tutti cittadini del Belpaese) un grande merito storico; ed anche
l'Unione Europea potrebbe fare la sua parte. Noi società civile, che abbiamo
avuto con ICAN il premio Nobel nel 2017 per il ruolo giocato nell'adozione del
Trattato di proibizione delle armi nucleari, potremmo e dovremmo premere in tal
senso. Qui possiamo mettere in campo legittimamente i ragionamenti sui pericoli
di escalation nucleare che questa guerra ci sta facendo correre. Quanto
al ruolo dell'Europa, segnaliamo
l'interessante intervista rilasciata al'Unità, tornata in edicola, del
presidente della Fondazione Italianieuropei Massimo
D'Alema,
che denuncia una abdicazione alla tutela di valori e interessi rilevata dal
presidente francese Macron. "L'Europa
deve essere sé stessa nel rapporto con gli Stati Uniti. Ha mancato di una sua
responsabilità nella ricerca di una soluzione politica del conflitto ucraino. (...)
È sconfortante constatare che di fronte alla tragedia della guerra l'Europa sia
in grado solo di produrre munizioni lasciando ad altri il compito di produrre
idee e soluzioni possibili. (...) Che cosa significa vincere la guerra contro
una potenza nucleare? È chiaro che questo comporta il rischio di una guerra
nucleare. Questo è stato valutato politicamente? I militari lo stanno valutando
questo rischio e anche le possibili conseguenze. Ma l'opinione pubblica europea
è pronta alla guerra nucleare? (...) La politica (europea) è scomparsa. La
politica la fanno la Cina, il Brasile. L'Europa vuole vincere la guerra contro
la Russia. E questo lo trovo alquanto preoccupante". Riportiamo
anche una replica scontata con le risapute giaculatorie del solito giornalista
con l'elmetto, in questo caso Franco Locatelli, che glissa sulle responsabilità
di D'Alema presidente del consiglio quando, a proposito di aggressioni, la
NATO, nel 1999, bombardò "umanitariamente" la Serbia ufficialmente
per proteggere la popolazione civile del Kosovo. “Senza
gli aiuti militari il destino dell'Ucraina sarebbe segnato. L'invio delle
nostre armi a Kiev significa aiutare Zelensky a rafforzare il suo potere
negoziale per una pace giusta, cioè che non consideri russi per sempre i
territori ucraini invasi (...). Inoltre, l'accordo spetta alle parti in campo: tocca
all'Ucraina stabilire che cosa ritenga giusto o no. Non abbiamo bisogno di
mediatori ha detto Zelensky al Papa”.
Qui
è doveroso da parte nostra avanzare l'interpretazione del diritto
di autodifesa
(art. 51 della Carta delle Nazioni Unite) compatibile col ripudio ONU della
guerra. La legittima difesa, per essere tale, deve essere ragionevole e
proporzionata, quindi rifiutare la forma bellica, che oggi non può essere
esercitata in modo giusto. La quadratura del cerchio è a portata di mano se si
tiene presente che "un'altra difesa è
possibile".
Non solo è possibile, ma è già stata ampiamente praticata, se si tiene presente
che gli Stati che compongono attualmente l'ONU si sono liberati dalle
occupazioni militari coloniali (per lo più di Gran Bretagna e Francia) mediante
la guerriglia o addirittura, nel caso dell'India, mediante la resistenza
nonviolenta. È sempre opportuno, oltre che giusto, prosciugare la forma bellica
del conflitto sostenendo l'obiezione di coscienza per tutte le parti che si
sparano addosso. Ma ai dirigenti della Rete italiana pace e disarmo va
ricordato che la nonviolenza efficace accompagna l'etica alla strategia
politica. L'ONU riconosce il diritto alla pace delle persone e dei popoli, e
deve concretizzare il riconoscimento dell'obiezione di coscienza al servizio
militare come diritto umano universale. Oggi la guerra in Ucraina va
considerata come una specie di infarto per il potenziale che ha di
"unificare la guerra mondiale a pezzetti" e quindi contro di essa
bisogna convergere usando le varie campagne pacifiste, ed anche le resistenze
territoriali, come "defibrillatore politico". La
riuscita staffetta per l'Umanità del 7 maggio, promossa da Michele Santoro e da
Servizio Pubblico per il tramite di un appello di personalità intellettuali e
pacifiste, potrebbe aver colto il punto se, contrariamente ai timori del
coordinatore delle campagne della Rete italiana pace e disarmo, che non vi ha
aderito (era "impegnato in altro"), ci si batterà per una via
continuativa non semplicistica, ma includente anche il referendum nella convergenza.
Un pregio di questa manifestazione, che ha mobilitato decine di migliaia di
persone su un flash mob per 4.000 km di percorso, è di non avere ignorato,
diversamente dal corteo del 5 novembre 2022, il governo e le istituzioni
parlamentari italiane come controparte di una volontà maggioritaria dell'opinione
pubblica inascoltata. Come scrivevamo, noi Disarmisti esigenti, proprio nel
volantino distribuito al corteo del 5 novembre (e che ci ha determinato a
cinque mobilitazioni e digiuni di coerenza ecopacifista): "Le
armi tacciano, perciò non siano apparecchiate per chi dà loro la parola. (...)
All'unità nazionale dei partiti noi possiamo rispondere con l'unità popolare
che va a fare sentire la sua voce sotto Montecitorio e Palazzo Madama. (...)
Dare voce alla maggioranza inascoltata del popolo italiano significa: stop,
appunto, all'invio di armi, fine delle sanzioni autodistruttive contro la
Russia, no riarmo convenzionale e nucleare, apertura di spazi percorribili per
un cessate il fuoco immediato e per la soluzione politica della guerra in
Ucraina".