A
sostegno de “il Fatto Quotidiano” Care
lettrici, cari lettori, il conflitto russo-ucraino vede impegnato il nostro giornalesin dall’inizio. Sulle pagine di “Odissea” non è passato giorno che non ci siano
state riflessioni critiche, articolate, ragionevoli, umane contro la mattanza,
lo sterminio, le rovine. Prima che la guerra avesse luogo abbiamo spinto per
una immediata trattativa, per verificare ragioni e torti ma facendo prevalere
l’unica ragione possibile: evitare morte, distruzioni, profughi. Consapevoli
che la guerra produce più danni di quanti crede di impedire; che un accordo,
per quanto ingiusto possa essere, è preferibile alla devastazione; che un anno
di negoziati è mille volte migliore di un solo giorno di guerra. Né l’Europa, e
tanto meno il nostro Paese, hanno voluto perseguire seriamente e ai massimi
livelli questa strada. Tutta la stampa quotidiana e l’informazione televisiva
si è accodata alla logica della guerra e della morte. La stampa ha fatto a gara
a dare fiato alla sciagurata politica guerrafondaia dei governi in carica, di
tutti i partiti (con rarissime e ambigue eccezioni) e a sottomettersi in
maniera acritica e indegna ai dettami del potere. Intanto i morti sul teatro di
guerra sono diventati centinaia di migliaia. Chi restituirà quei figli e quei
padri alle loro madri? Ne è valsa la pena? Chi ci ha guadagnato? Che cosa ne
abbiamo ottenuto noi italiani? Ora siamo arrivati quasi al punto di non ritorno
e può bastare davvero poco per precipitare tutti nell’abisso. C’è stato un solo
quotidiano che ha tenuto alto l’onore del giornalismo di casa nostra in questa
contingenza: “il Fatto Quotidiano” di Marco Travaglio. Questo giornale si è
continuamente interrogato, ha suscitato dubbi, ha invitato a riflettere, ha
dato voce alle istanze di pace, ha dato visibilità alle piazze e, soprattutto,
ha rifiutato di diventare il megafono del governo. Come noi di “Odissea” ha
stigmatizzato il comportamento del presidente della Repubblica e messo in luce
l’oltraggio alla nostra Costituzione e all’articolo 11 che si sta perpetrando.
Sotto la direzione dell’ex direttore Marco Tarquinio, anche il quotidiano cattolico
“Avvenire” ha fatto la sua parte e la sta facendo tuttora. Se abbiamo deciso di
scrivervi questa lettera pubblica è perché riteniamo che non sia giusto né
moralmente, né umanamente, e tanto meno politicamente, sostenere con i nostri
soldi i quotidiani guerrafondai. Vi invitiamo perciò a dare la vostra
preferenza al “Fatto Quotidiano” che sin dalla sua nascita ha rinunciato al finanziamento pubblico, acquistandolo in edicola o abbonandovi. La
pace ha bisogno di una voce non asservita.