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giovedì 8 giugno 2023

ZUPPI A KIEV
di Luigi Mazzella
 


Opinioni a confronto.
  
Qualcosa si muove sul fronte Occidentale o è frutto di un puro miraggio? Sulla missione di padre Zuppi a Kiev occorre capire qualcosa di più rispetto a quanto il sistema mass mediatico occidentale (asservito, secondo il parere di molti osservatori politici, alle centrali finanziarie di Wall Street e della City) ha lasciato trapelare. Il messo del Papa è stato trattato, come suol dirsi, “a pesci in faccia”, da un protervo Zelensky, secondo un rituale che di certo era più che prevedibile. Le immagini del guitto diventato Presidente dell’Ucraina e capo dei battaglioni neo-nazisti Azov sono state molto eloquenti e di rara antipatia. D’altronde, dalle stesse fonti vaticane si era detto che il cardinale Zuppi era andato in Ucraina solo per ascoltare. Che cosa? Ciò che già tutti sapevano sulla posizione di Zelensky? C’è chi ritiene che, rebus sic stantibus, tentare di capire se la missione abbia potuto avere un significato ben diverso da quello apparente non è un fuor d’opera. Certamente, a livello dei rapporti internazionali esistenti al mondo, il viaggio non poteva avere alcun effetto. 
Joe Biden che risponde fedelmente ai diktat della lobby ebraica e massonica di Wall Street non ha neppure bisogno di chiedersi, come Stalin a Jalta, di quante divisioni corazzate disponga il Pontefice. Si può solo pensare che la commiserevole missione di Kiev con lo "schiaffo" a Zuppi sia stata immaginata solo per svegliare, grazie a quel gesto di verbale violenza, il torpore degli Europei e degli Italiani (in specie) di fronte alla pericolosità crescente di una guerra insensata. Naturalmente, è augurabile che se il Pontefice ha pensato che “offrendo l’altra guancia” riteneva possibile lo sfaldamento del fronte dei guerrafondai italici, abbia escluso dal novero dei possibili pentiti gli asserragliati nelle roccaforti comuniste e fasciste. Essi sono di troppo recente acquisizione all’area d’Oltreoceano e d’Oltremanica perché rinuncino, da neofiti, al forte potere politico acquisito con il sostegno del sistema mass mediatico governato dalla massoneria ebraico-anglosassone.



Papa Francesco avrebbe potuto pensare, però, che l’apparente totalità dei guerrafondai italiani possa cominciare, in men che non si dica, a “sgretolarsi” e inondare l’elettorato del Bel Paese di anti-bellicisti togliendoli dall’area crescente degli astensionisti. E ciò, in concomitanza con le prossime elezioni europee, non sarebbe una mossa politica di poco peso. Naturalmente, anche i cattolici usciti dalla vecchia DC (scherniti e ridotti al silenzio negli schieramenti di sinistra, di centro e di destra) sono in una bolla composta più di false notizie propagandistiche che di ragionamenti logici ispirati a raziocinio. E si trovano, per la prima volta, di fronte a un chiaro ed esplicito contrasto della Curia con le posizioni del Pontefice. In tali condizioni non sarà facile che, con l’astuta operazione del Papa, si possa trovare un leader politico capace di portare sul terreno della lotta il grido disperato ma certamente razionale di pace. Egli dovrebbe: essere indipendente dai finanziamenti e dall’appoggio mass-mediatico di Wall Street e della City; coraggioso abbastanza per dire basta a una guerra voluta per contrasti egemonici tra Stati Uniti e Russia e per denunciare anche apertamente la palese complicità della Nato e di una servile Unione Europea; e, last but not least, agire sapendo di avere contro la Curia Romana e lo IOR. Certo: forse Francesco confida che i cattolici, potrebbero togliersi qualche pietra dalle scarpe dopo essere stati estromessi dalla politica italiana da quegli stessi americani che essi avevano devotamente servito per lunghissimi decenni. Ma basterà per dare coraggio a un “popol morto”, come lo definiva Carducci?