Il 30 giugno 1960 dopo un grande comizio tenuto da Sandro Pertini
in piazza della Vittoria (u brichettu, fu appellato in quell'occasione il
futuro Presidente della Repubblica) Genova scendeva nelle strade per respingere
il tentativo fascista di svolgere il proprio congresso nella città medaglia
d’oro della Resistenza.Seguirono giorni di grande tensione e mobilitazione
popolare in tutto il Paese, con una forte repressione poliziesca: vi furono 5
morti a Reggio Emilia, a Roma i carabinieri a cavallo caricarono i partecipanti
a una manifestazione antifascista a Porta San Paolo ferendo deputati comunisti
e socialisti, vi furono altri morti a Licata, Palermo e Catania. Alla
fine di quei giorni convulsi la democrazia vinse e il governo Tambroni fondato sull’alleanza
tra democristiani e fascisti fu costretto alle dimissioni e si aprì, per il
nostro Paese, una pagina nuova.Non dobbiamo
mai dimenticare quei fatti in particolare adesso, nella più stretta attualità:
in Italia è in atto, ormai da molto tempo ma ora in maniera molto più esplicita
e diretta una vera e propria svolta autoritaria attaccando i capisaldi della
Costituzione Repubblicana.Serve subito la
messa in campo di una forte opposizione sociale e politica.Sotto questo aspetto non si può perdere altro tempo: siamo
chiamati ritrovare subito una nostra identità e una nostra autonoma capacità
d’iniziativa.L’esempio del giugno ’60 non
dovrà rappresentare un semplice riferimento al passato ma un modello cui richiamarsi.Occorre creare le condizioni per una forte tensione
sociale sui grandi temi del lavoro, della sanità, del welfare, della qualità
della democrazia, della pace cui collegare una altrettanto decisa prospettiva
politica.Senza indulgere nella retorica serve
un’opposizione consapevole del fatto che prima di tutto è in gioco l'idea di
Repubblica nata dalla Resistenza ed espressa nella Costituzione.Mai come adesso il ricordo di quelle giornate dell'estate
1960 si deve collegare ad un'azione di indispensabile antifascismo militante.