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sabato 1 luglio 2023

GENERAZIONI PER UN NUOVO INIZIO

 

Un po’ fumoso lo scritto di questo nostro lettore e anche un po’ datato, ma va tutto bene se almeno alcuni spazi continuano a creare aggregazione umana e sociale e qualche barlume di consapevolezza. Purtroppo sono decenni che la stragrande maggioranza di questi luoghi sono divenuti moda, puro commercio, occasione per far soldi e indifferenza a tutto ciò che sta fuori: guerre, disuguaglianze, catastrofe ambientale, nuovo fascismo… Piccoli separati ghetti di indifferenza
 
Le ultime generazioni, talvolta etichettate come generazioni ultime (non ricordo da chi) sono davvero "disinteressate ai valori" (quali poi?), "interessate solo al sociale se social network da telefonino"? "sballati da rave"? "amichetti della Greta"?, "NEET"?, "fluidi?" Se si esce dalle etichette, se si smette di guardare le solite cose nel solito modo senza predisporsi allo sbilanciamento che si prova quando si fa un passo in una direzione diversa, si potrebbe scoprire qualcosa di spiazzante riguardo il modo di vivere e pensare, delle ultime generazioni, in particolare della Generazione Zeta, oggetto di osservazione di questo articolo. Al di là delle etichette, c'è la realtà di soggetti che ascoltano e che parlano lavorando a lungo su quanto hanno da dire. Mi sono disposto a fare il turista impegnandomi per un viaggio culturale di prossimità, nella città di Milano. Oltre il bosco verticale, oltre la città d'arte, oltre piazza affari. Ho scoperto luoghi con un valore antropologico davvero notevole. Luoghi nei quali si esercitano "prodezze culturali ed incontri del destino". Piccole volumetrie fisiche nelle quali i giovani della Generazione Z, sperimentano ascolto e pratica della musica, poesia, cucina, enologia e nel contempo vivono la magia degli incontri sorprendenti che il destino ci organizza. Luoghi creati per accogliere una selezione inclusiva (infatti c'ero anche io che sono un boomer) fra persone che cercano il simile nel diverso e viceversa, senza elitarismo, senza massificazione. Questi luoghi si chiamano Let's e Corte dei Miracoli. Mi ci sono imbattuto perché un boomer come me, non sapeva come trascorrere una serata. Cercavo qualcosa che accadesse vicino e che non fosse cinema, pub a guardare la partita mangiando una pizza, oppure serata danzante con karaoke. Qualcosa di diverso rispetto a quanto si propone su social come ComeHome. Ho trovato, su Facebook -un social da boomer- una serata dedicata a "Escher - Edgar Allan e i Pink Floyd" (tritico interessante che ricorda un po' il titolo del libro del famoso matematico Hoefstaeder, Escher Goedel Bach) ed una "Cena poetica"; la cui locandina diceva qualcosa come "porta qualcosa da mangiare da casa, il vino lo trovi in loco, ed ascoltiamo insieme, poesie lette dai poeti stessi". Sulle prime, pensavo che certe cose fossero solo storia dei Cafe’ d’Artistes di inizio novecento a Parigi. Mi sbagliavo forse, anche se non c'ero ad inizi novecento per visitare a Parigi quei Café e quindi non posso dire che queste "esperienze" milanesi siano in qualche modo assimilabili alle parigine. Fatto è che mi trovo a Milano, nel secondo ventennio del 21esimo secolo, dentro spazi non necessariamente politicamente schierati, o eversivi, o controrivoluzionari. Luoghi fortemente no-social (per il 99% del loro valore) e fuori dalle reti digitali e dall'AI, ma dentro ai social per quell'1% che serve a farsi pubblicità, a farsi conoscere, ad attirare occhi curiosi, ad essere meno carbonari (una sorta di de-carbonizzazione culturale).



Prima di dirvi cosa v'ho scorto, dirò di cosa m'ha subito colpito. La prima sorpresa è stata che si può superare i richiami delle etichette con le quali si definiscono i giovani ed i loro locali ed i reciproci scopi esistenziali. La seconda è stata che in questi luoghi ritrovati e diversi dalle memorie storiche, accadono profonde risonanze. Ho visto chiaramente e capito. Le generazioni diverse dalla tua non sono versioni insoddisfacenti della tua. Ho capito che fra quei giovani risuonano voci, condivisioni, che non sono i Feed di Instagram o le Stories. Si animano voci dis-ordinate, con regole di interazione che sono negoziate volta per volta, inter generazionali, senza protocolli rigidi ma comunque nel pieno rispetto della privacy. Fra uditori attenti e performance di forte energia ("attraenti" come bolle fosforescenti), si disegnano temporanei paesaggi umani (dia-logos), forse addirittura una sorta di Terzo paesaggio -umano- (vedi Gilles Clement che riferiva il terzo paesaggio, a luoghi abbandonati dall' homo economicus, nei quali un non economico "ordine altro" prende il sopravvento, creando nuovo senso, non-senso o forse dissenso). Oltre agli spazi umani del lavoro/studio (primo paesaggio) ed a quelli altrettanto antropici dei grandi eventi (secondo paesaggio) c'è questo terzo paesaggio (il Let's e la Corte dei Miracoli, ne sono due manifestazioni) di voci, abiti, sorrisi, musiche, poesie, sedie, tavolini, quadri, profumi/odori, strumenti musicali e aforismi alle pareti. Qui l'incontro (la risonanza) si fa cultura, pensiero, mondo umano. Brodi primordiali, accatastamenti e accostamenti di senso, dove ronzano idee e soffiano pollini. Bada bene che non sono luoghi definibili come Terzo stato (valenza politica), terzo mondo (valenza economica), terzo segreto di Fatima (valenza religiosa), sono proprio luoghi "terzi" assolutamente originali. Proprio qui, dentro queste bolle fosforescenti che si chiamano Corte dei Miracoli e Let's, ho scorto che qui nasce ogni discorso sul futuro di una generazione. Qui ha toccato terra il seme del destino cui l'umanità va incontro, senza elitarismi, senza suprematismi.
Matteo Ponti