GIUSTIZIA E FASCISMO TRASVERSALE
di
Franco Astengo
Parlamentari al di sopra della legge
Nel momento in cui per la destra pareva esistere soltanto il potere
da esercitarsi per il potere, senza opposizione politica e confronto con corpi
intermedi (sia pure di ispirazione corporativa): per far questo, tra l’altro,
si escogitavano anche operazioni di puro svuotamento delle istituzioni, di
ricentralizzazione autoritaria dello Stato (del cui significato si è persa
conoscenza ed esistenza) nel contemporaneo dissolvimento della dialettica
centro/periferia.
Fuori da questo quadro di fascismo trasversale
sembrava muoversi poco o nulla. Invece
riemerge il ruolo sostitutivo della Magistratura rispetto alla “politica”: quel
ruolo sostitutivo che ha tenuto in piedi una forma spuria di dialettica da
almeno 30 anni. Una funzione sostitutiva della
magistratura agita all’interno del quadro complessivo di profonda sfiducia che
esiste nel rapporto complessivo tra i diversi settori della società italiana,
le possibilità di rappresentanza politica e le sempre più labili (dal punto di
vista della raccolta del consenso) rappresentanza istituzionali. Si è sottovalutato e si continua a sottovalutare il
“fascismo trasversale” che non nasce dal nulla come un fungo, bensì dallo
sfrangiamento sociale, dall’individualismo consumistico, dallo smarrimento
culturale, dalla perdita di memoria, dalla resa all’ineluttabile modernità che
brucia tutto sull’altare dell’ “adesso”, senza prima e senza dopo. Ed è dalla diffusione, prima di tutto culturale, di questo
“fascismo trasversale” che sorge direttamente il rilancio dell’assuefazione di
massa dei suoi concetti portanti primi fra tutti quelli della sopraffazione e
del razzismo. La constatazione più amara in
questo frangente, riguarda l’assenza di volontà politica verso la
costruzione di una possibilità di contrasto posto all’altezza delle
contraddizioni che questo “fascismo trasversale” pone. Un contrasto che deve principiare da una
diffusione di valori portanti contrari e opposti ai disvalori dominanti come
diffusi dal “circo Barnum” della comunicazione di massa.
Così si determina il corto circuito tra legge e giustizia, tra
disvalori e deficit culturale. Intanto: Dum ea Romani parant consultantque, iam Saguntum summa vi oppugnabatur
(cfr. Livio, XXI, 7, 1).
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