I versi romeni di De Canio. Un piccolo elegante libretto dal
formato quadrato di quattordici centimetri o poco più, racchiude in 40 pagine
una manciata di versi, sedici per l’esattezza, con la traduzione in lingua
romena a fronte di Alexandru Macadan. Il titolo originale è În inima tăcerii
e lo ha pubblicato l’editore Cosmopoli di Bacău, la traduzione italiana del
titolo è Nel cuore del Silenzio. Sedici testi appena, ma quanto basta
per mostrarci tutta la sapienza poetica e la maturità della sua autrice, la
poetessa piacentina Sabrina De Canio, consolidate attraverso un itinerario
oramai lungo e sfaccettato. Sono di argomento diverso questi testi, alcuni
molto brevi, secchi e lirici insieme; altri più lunghi e distesi, più
ragionati. Con una forte e intensa impronta protestataria e civile, smentendo
ancora una volta la diceria di una poesia tutta avvitata su sé stessa, privata
e indifferente al dolore del mondo.
Per averne la prova basta leggere versi
come questi “Pesante il cesto / di foglie leggere / leggero il mio cesto /
per la scuola di un figlio. / Quante foglie / ancora / prima di sera / e il mio
sandalo vola / giustizia di suola / in faccia al potente / da chi non ha niente.
/ (Dalit Tea)”. Ma ci sono i bambini di Gaza, i forni crematori, la tragica
condizione dei migranti. Prestiamo attenzione a questi bellissimi ed essenziali
versi del componimento “Sul confine”: “Sul confine / che trattiene il
cammino / fitte nei piedi / trafitti dai passi / a comporre la fila / della
vergogna / come vagoni ordinati / in attesa di niente /. Ma ci sono
epifanie come queste fissate in appena quattro versi, in grado di restituirci
il sapore di una nostalgica, silente e malinconia: “Teneva i fiori / in un
cassetto / e non sapeva che l’inverno / era già passato”. L’immagine di
copertina è di Daniel Divrician, il progetto grafico di Mihăiţă Stroe.